markelly2 ha scritto:
È il tuo parere, io non la penso così.
E questo si è capito, ma ci si confronta
markelly2 ha scritto:
Sappiamo che durante un'intervista i toni possono facilmente farsi colloquiali, e per questione di sintesi, si tende a usare termini anche un po' "fuori riga"
Non giudico la "cronaca" di un concerto, fosse anche vostro nonno a farla, ma reputo piuttosto assurdo andare "oltre", ed è una cosa che Fayenz fa spesso, con un'aria di saccenza fuori luogo.
Un conto è dire
"Ho percepito troppe note e poca emozione".
Un altro conto è scrivere "Non ci siamo/La perdono".
C'è un abisso tra le 2 frasi: Una lascia spazio ad una presa di coscienza di chi legge. C'è chi dirà "io ci sento emozione anche in mille note, come in Art Tatum" come chi "Si, concordo, anch'io non ci sento anima".
Un'altra è leggere "
Non ci siamo".
Ma "non ci siamo" cosa? "
Perdoni" cosa?
Chi o cosa ti da il "potere" di poter "perdonare o meno" una pianista come Hiromi?
è totalmente assurdo, fuori luogo, e a mio avviso totalmente ridicolo esprimersi in certi termini, andare l'oltre la cronaca di un concerto, ponendosi inoltre in una condizione di superiorità dicendo semplicemente "la perdono". Assolutamente ridicolo
markelly2 ha scritto:
Fayenz invece scrive egli stesso di Hiromi qui, in cui sostanzialmente dice le stesse cose, ma con ben altra impostazione.
le dichiarazioni a giornalisti musicali più o meno improvvisati. Sentite questa: «Io amo Bach, Oscar Peterson, Liszt, Ahmad Jamal, Sly & Family Stone, Dream Theater e King Crimson. In termini di energia traggo ispirazione anche da grandi uomini sportivi quali Carl Lewis e Michael Jordan». Ora, le citazioni musicali "globali" vanno benissimo. Ma fanno impressione Lewis e Jordan, perché proprio con loro si entra nel cuore del problema Hiromi.
Si entra nel cuore del "problema" Hiromi.
Quale problema? Quello che ha scritto poco prima è "Suona con Chick Corea" (E aggiungo, ci ha fatto un disco insieme, Duet) e Ahmad Jamal ne tesse le lodi".
Di che problema parla Fayenz?
parla di un parere, ma non lo tratta mai come tale, ma come di una verità, ed è li l'errore a mio avviso
E ancora:
Ma, per parafrasare Manzoni, se uno il sentimento non ce l'ha (o non lo vuole avere, ndr), non se lo può dare. Però Hiromi lasci perdere, almeno, l'Adagio della Piano Sonata n.23 "Appassionata" di Beethoven e le variazioni di cui le farcisce. Queste cose, è vero, le faceva anche il sommo Friedrich Gulda, ma ogni paragone è assurdo. Gulda non rischiava che "il caro Ludwig van", gli scagliasse un fulmine dalla nuvoletta in cui adesso si trova. Ma Hiromi sì, eccome.
Sottolineo quel "
Però Hiromi lasci perdere almeno l'adagio della piano sonata" e "
Gulda non rischiava il fulmine di Beethoven, ma Hiromi si, eccome."
Cioè in 3 righe suggerisce ad Hiromi di lasciar perdere qualcosa, sostenendo che Beethoven, avesse potuto, l'avrebbe fulminata
Ma cosa cazzo ne sa Fayenz?
Ripeto, io non sono contro il "racconto del jazz" in ambito storico, ne contro la recensione di un concerto tipo "Qui non ho percepito emozione, qui secondo me ci sono state troppe note, ho sentito Hiromi un po scarica, mi ricorda Peterson ma preferisco di molto il primo". Di base un blogger appassionato, come ce ne sono tanti.
Ma lui va oltre, si pone su un piedistallo da cui giudica aspetti musicali non potendoselo assolutamente permettere, con termini fuori luogo o davvero ridicoli, considerato che non ha mai calcato un palco con uno strumento tra le mani
Resto dell'idea comunque che i critici, se di questo tipo, non servono assolutamente ad una minchia e non sanno assolutamente di cosa parlano, dato che nella musica e nei processi creativi mai ci sono stati.