@ vin_roma
@paolob3 Arte astratta-musica contemporanea ci può stare... C' è musica e musica, meglio dire più in generale arte e arte... Quando questa deve essere spiegata per poter essere compresa siamo sul limite legale della esposizione sincera? Quanto deve essere avanti l' artista prima che rischi di essere incompreso e confuso con gli imbroglioni? Io sto suonando, provando impasti ma mi sembrano, seppur azzardati, sempre logici, rispettosi della forma che al cospetto delle avanguardie rischio la figura di Gigi D' Alessio... Anni fa scrissi per un mio amico concertista un brano per flauto e quartetto d' archi in linguaggio "...contemporaneo". Ci buttai dentro un po' delle mie esperienze armoniche, di quelle del teatro che mi hanno insegnato come gestire il "ritmo", l' alternarsi di tensione e calma in una esposizione compositiva ...feci una cosa molto ermetica e parossistica, e devo dire che l' effetto emotivo, a fronte di altre opere che venivano eseguite in quel contesto, c' era ...ma io ancora oggi dico: "ma ho fatto 'na stronzxxx!" ...ma le altre erano peggio, peggio! Alcune ineseguibili tipo due pagine di 32' senza un respiro! E per chi scrive per strumenti a fiato è la prima cosa a cui stare attenti! (il compositore era un figlio di un nostro amato compositore premio Oscar...!) ascoltate Joaquin Rodríguez, Arutunian... musica degli anni 40'/50... e viene giudicata musica facile, buona per le raccolte popolari insieme ad Albinoni e Vivaldi. Per dire, con un bel tema tipo "Letter from Home", con uno sviluppo orchestrale, imitazioni, divertimenti... Alla fine passerei per un "canzonettaro da film"? (magari a farlo un tema così!!!)
Allora proviamo a condensare il ragionamento su due pilastri fondamentali che secondo me non possono mancare in un'opera (più o meno nobile):
1) Che emozioni voglio trasmettere?
2) Le riesco a trasmettere?
Dando una risposta a queste due domande si potrebbe fare una prima scansione per separare i geni dai ciarlatani.
E comunque in assenza di queste due componenti, seppur con tutta la buona fede del compositore, l'opera è inutile.