Imparare a suonare piano covers

berlex65 25-02-24 22.30
@ wildcat80
Trovo come sempre le annotazioni di Vin estremamente precise, puntuali e utili.
Nel mio piccolo, avendo suonato per tanti anni musica con radici afroamericane (soul, r'n'b, soul jazz, blues) uno dei primi rudimenti che mi è stato dato da chi mi ha iniziato al genere, è stato quello di giocare con la terza.
Io lì per lì non capivo: ero molto giovane, provenivo da anni di studio formale in parte in un istituto di stampo religioso (lo stesso di Cyrano peraltro) ed in parte in conservatorio, per me esisteva solo il mondo tonale.
Il concetto, grezzo, di giocare con la terza in realtà poi era molto semplice: uno strumento ad accordatura fissa non può intonare la blue note (terza maggiore calante) propria di quell'ambito musicale (genere è riduttivo, c'è la storia millenaria di un continente e dei travagli della sua gente), per cui servono dei trucchi per evocare la Blue note, che sono fondamentalmente due.
L'acciaccatura scivolando dal tasto nero al bianco (chissà come mai il grosso del repertorio pianistico/organistico prevede "tonalità" in cui la terza minore cade sul tasto nero) e la peculiarità di utilizzare contemporaneamente terza maggiore e minore, distanziate (generalmente comping alla mano sinistra con terza maggiore e linea melodica o estensione del comping alla destra con terza minore).
Però qui si esce da un ambito strettamente tonale, si esce (in parte) da ciò che viene insegnato come formale, anzi, forse la difficoltà è fare coesistere aspetti presi da ciò che è formale (es i rivolti) con ciò che non è formale... Cioè, se accompagno un blues in C, potrebbe capitare di avere a sinistra una triade Mi/Sib/Re e sulla destra una linea melodica con il Mib: in questo caso non c'è neppure da pensare a quale accordo scrivere (e suonare), c'è da conoscere un certo linguaggio e applicarlo, mettendo insieme aspetti formali (siamo con un piede in due scarpe, in senso di ambito tonale e modale, se mi consente la licenza) e aspetti non formali (Blue notes, scala blues, comping peculiare).
Mi rendo conto che stiamo forse andando emo però il capitolo del blues (e generi correlati) pianistico è molto importante, ci sono principi validi in eterno, tanto per la cover pianistica di un pezzo di John Lee Hooker quanto per la cover di brani attuali di artisti come Alicia Keys piuttosto che Sam Smith.
Poveretto l'autore del post che voleva solo "imparare a suonare piano cover" emoemo
Sarà c..over fuso emoemoemo!!
Ciao
filigroove 07-03-24 22.19
@ adr3nokrome
Ciao a tutti
vedo spesso su YouTube cover di famosi brani pop e rock suonate e riarrangiate al pianoforte (dato che ovviamente il brano originale è stato scritto per tutt'altri strumenti).
Normalmente non esistono spartiti (salvo casi particolari) per pianoforte di brani pop completi di arrangiamento. La base da cui partire sono sempre gli accordi e le melodie (cantate o strumentali), che si trovano invece con facilità.
Mi domando se partendo appunto da accordi e melodia esista un metodo, un sistema o qualche consiglio pratico per imparare ad arrangiare brani pop al pianoforte, che sia un gradino sopra al metodo "Bontempi" dove la sinistra suona gli accordi e la destra la melodia "mono-dito".
I più bravi sanno improvvisare o hanno uno spiccato istinto (che deriva dallo studio e dall'esperienza, raramente da grazia divina) che li porta a suonare qualsiasi cover in modo convincente e con arrangiamenti estremamente musicali, sembra incredibile che con due sole mani riescano a fare basso, armonia, melodia e abbellimenti come un'intera orchestra. Ma quelli sono un mondo a parte almeno per me.
Quelli scarsi che fanno parte della massa di suonatori autodidatti, come me, da dove possono imparare?
Faccio qualche esempio, i primi che mi vengono in mente:
- come scegliere se eseguire un accordo o un arpeggio con la sinistra? o ancora quando e come privilegiare la linea di basso?
- gli arpeggi devono sempre essere suonati con le note della triade oppure (e con che criterio e frequenza?) sono ammesse anche altre note?
- come scegliere se eseguire accordi completi o magari solo con le quinte o le terze?
- c'è una logica nel preferire gli accordi base o i rivolti?
- come scegliere e suonare le note di passaggio tra un accordo e l'altro nei passaggi lenti?
- come affidare alla mano destra una seconda linea di accompagnamento se la melodia suona troppo ripetitiva?
ecc...
E' chiaro (ovvio) che non mi aspetto la soluzione pronta o il trick che risolve tutto in pochi minuti, mi riferisco a un approccio serio (sempre in ambito amatoriale...).
Ho trovato molte cose in rete ma quasi tutte sull'armonia e sulla composizione, sull'arrangiamento specifico al pianoforte partendo da una traccia (accordi e melodie, appunto) un po' meno.
Qualsiasi risorsa o suggerimento che vi vengono in mente sono graditi: libri, metodi, video, corsi online, articoli, blog ecc........
Grazie!
Edit. Avevo postato una risposta, ma non avevo visto quanti consigli son già arrivati.
Evito la ridondanza e rimuovo