@ Bob_Braces
WTF_Bach ha scritto:
No, hai ragione tu: Pelù è la stessa cosa di Corelli, e Mozart non è, forse, al livello dei Beatles.
Che Pelù e Corelli giochino nello stesso campionato mi pare però che sia tu l'unico a sostenerlo, da qui gli equivoci.
Come in fondo sai benissimo, praticano proprio due sport diversi e non ha senso confrontarli.
Tu giudicheresti il pianismo di Red Garland con gli stessi parametri che useresti per quello di Martha Argerich?
Invece, il fatto che tante o poche persone preferiscano dedicare il loro tempo ai Litfiba invece che a Corelli (Arcangelo) può magari infastidirti/mi, ma visto che non abbiamo 12 anni ci si gira dall'altra parte e pazienza.
WTF_Bach ha scritto:
E sopratutto, esistono una serie di armonici antica ed una moderna…come ho fatto a non accorgermene fino ad oggi?
Mi piace immaginarti nell'anno 1000, priore in qualche oscura abbazia della Bassa Sassonia a tuonare contro questi nuovi barbari costumi musicali di cui sente già da un po' mormorare: sta arrivando... la polifonia!
1) il problema non è che Pelù e Corelli giocano in campionato diversi, è che mentre uno concorre ad elevare la cognizione del bene e del bello, l’altro concorre ad affossarla.
Il meccanismo è complesso, e riguarda il fatto che l’essere umano riconosce il bello in maniera spontanea, e se lasciato a se stesso e non conculcato culturalmente non avrebbe problemi a provare disgusto davanti ai latrati di Pelù.
Invece viene educato a non credere più che sia bello ciò che il suo senso estetico naturale riconosce come bello, ma tutto ciò che gli viene proposto come bello dalla cultura dominante.
Da quel momento, egli perde la capacità, che naturalmente aveva, di decidere cosa è bello e cosa non lo è, e invece viene educato a chiamar bello ciò che è brutto.
Distrutto il senso estetico, poco serve per distruggere anche la capacità autonoma di distinguere ciò che è bene da ciò che é male, è bene e male divengono questione di “gusto personale”.
La frittata è fatta.
2) su Red Garland c’è un problemino: lui viene da un mondo africano in cui l’anatomia dell’apparato fonatorio è radicalmente diversa da quella europea, e basta sentir parlare un africano per capirlo.
È ovvio che la percezione ancestrale di una serie di armonici diversa darà origine ad un’estetica musicale diversa, basta vedere per esempio la mancanza di sensibile e gli accordi fondamentali con la settima bemolle.
Per il jazz sì che il bello si presenta in maniera diversa, perché diversa sono le basi fisiche.
3) per quel poco che conosco della musica sacra, non mi risulta che la pratica del gregoriano abbia mai prodotto anatemi verso la polifonia, tant’è che nessun monastero ha mai praticato la monodia pura: i novizi (all’epoca prepuberi o quasi) cantavano un’ottava e più tardi una quinta sopra.
E la polifonia assunse subito i tropi gregoriani come “canti firmi” dei suoi contrappunti.
4) e comunque basta non essere completamente e perdutamente rovinati dalla pressione culturale di questa società ormai marcia per sentire immediatamente, senza bisogno di tante dimostrazioni, che Corelli, Ray Charles, Gigli, Armstrong, Caterina Valente e simili emettono suoni gradevoli mentre Pelù, Renga, la Ferreri e la Consoli emettono latrati da far impallidire Vlad Tepes in arte Dracula.
Se uno non lo percepisce, non posso che provare compassione per lui.