Blackmoonlight ha scritto:
Il tentare di spiegare malattie e sofferenze tirando in mezzo Dio è per me sbagliatissimo, oltre che controproducente: con che coraggio si può dire a un malato che prova un dolore fisico e psicologico "Anche il figlio di Dio ha sofferto, soffri anche tu ". Se mi scaraventa in faccia la prima cosa che trova fa solo che bene...
Sono pienamente d'accordo.
Dal mio punto di vista, le sofferenze non sono una "pena intrinseca" per colpe ataviche (che si chiami "peccato originale" o quant'altro non importa).
Le difficoltà della vita non sono "espiazioni" . . . sono semplicemente cose spiacevoli, spesso vere e proprie disgrazie, cui si può reagire considerandole, tutt'al più, occasioni per crescere ed imparare ad essere più forti e consapevoli nel nostro essere persone senzienti e libere.
Non esiste, poi, una "scala" del valore delle sofferenze . . . dato che, certamente, queste non possono essere misurate alla stregua dell'intensità di un terremoto.
Le sofferenze (e la loro intensità) sono questioni soggettive: non dovrebbe dire ad uno che soffre
"guarda che non ti devi lamentare, perchè c'è chi soffre più di te" . . . così come, in querra, nessuno si zittiva il ferito ad un braccio, portandogli l'esempio dei compagni caduti o mutilati.
Ci sarà sempre che soffre di più , ma come si fa "misurare" e "comparare" le sofferenze?
Io credo, e lo credo fortemente, che al mondo ci sia gente che ha sofferto molto di più dello stesso Gesù Cristo, il quale, pur avendo patito umiliazione, tradimento, prigione, flagellazione ed infine la tortura della croce, si è egli stesso fatto pari a noi, su questa terra, senza alcuna pretesa di "primeggiare", neppure nella propria sofferenza.
Del resto Dio (per chi ci crede, ovviamente) considera ed ama noi esseri umani come una collettività . . . ma anche come singoli, amando ciascuno di noi nella sua singolarità "come se fosse unico al mondo".
Dio non fa paragoni e comparazioni nelle sofferenze.
Pensare alle pene altrui è senz'altro un fatto di solidarietà umana, ma non certo di negazione delle nostre personali sofferenze, quali esse siano.
Stefano