@ giosanta
MicheleJD ha scritto:
io ho trovato particolarmente saggio il commento di filigrove (thanks)
Col massimo rispetto mi permetto di dissentire (ovviamente rispetto ai contenuti, non alla saggezza).
Avrò capito male, ma se si sottende una visione che relega strumenti come un Moog (prescindiamo un momento da Behringer) all'ambito dello "obbista evoluto" perchè il "professionista" tanto fa tutto col tastierone digitale multifunzione, allora stiamo messi male, assai. E spiega anche la "tristezza" di molto palchi e la povertà timbrica che ne deriva.
Personalmente ritengo anche io l'affidabilità di Moog un aspetto più appetibile per un professionista. Ovviamente da questo ragionamento esulano i collezionisti.
Però un aspetto che non viene messo in conto sono i cosiddetti "costi indiretti". Il costo della progettazione elettronica (ed un po' anche di quella meccanica
) la prototipazione, la sperimentazione, le azioni correttive sui problemi riscontrati sul mercato.
E' ovvio che se prendo il prodotto già lanciato sul mercato e lo copio (approccio industriale del Giappone negli anni 60) mi risparmio un sacco di costi che non andranno ad impattare sul prezzo di vendita del prodotto.
Poi non lamentiamoci se le grandi marche ripropongono la stessa minestra riscaldata.