Trovo come sempre le annotazioni di Vin estremamente precise, puntuali e utili.
Nel mio piccolo, avendo suonato per tanti anni musica con radici afroamericane (soul, r'n'b, soul jazz, blues) uno dei primi rudimenti che mi è stato dato da chi mi ha iniziato al genere, è stato quello di giocare con la terza.
Io lì per lì non capivo: ero molto giovane, provenivo da anni di studio formale in parte in un istituto di stampo religioso (lo stesso di Cyrano peraltro) ed in parte in conservatorio, per me esisteva solo il mondo tonale.
Il concetto, grezzo, di giocare con la terza in realtà poi era molto semplice: uno strumento ad accordatura fissa non può intonare la blue note (terza maggiore calante) propria di quell'ambito musicale (genere è riduttivo, c'è la storia millenaria di un continente e dei travagli della sua gente), per cui servono dei trucchi per evocare la Blue note, che sono fondamentalmente due.
L'acciaccatura scivolando dal tasto nero al bianco (chissà come mai il grosso del repertorio pianistico/organistico prevede "tonalità" in cui la terza minore cade sul tasto nero) e la peculiarità di utilizzare contemporaneamente terza maggiore e minore, distanziate (generalmente comping alla mano sinistra con terza maggiore e linea melodica o estensione del comping alla destra con terza minore).
Però qui si esce da un ambito strettamente tonale, si esce (in parte) da ciò che viene insegnato come formale, anzi, forse la difficoltà è fare coesistere aspetti presi da ciò che è formale (es i rivolti) con ciò che non è formale... Cioè, se accompagno un blues in C, potrebbe capitare di avere a sinistra una triade Mi/Sib/Re e sulla destra una linea melodica con il Mib: in questo caso non c'è neppure da pensare a quale accordo scrivere (e suonare), c'è da conoscere un certo linguaggio e applicarlo, mettendo insieme aspetti formali (siamo con un piede in due scarpe, in senso di ambito tonale e modale, se mi consente la licenza) e aspetti non formali (Blue notes, scala blues, comping peculiare).
Mi rendo conto che stiamo forse andando
però il capitolo del blues (e generi correlati) pianistico è molto importante, ci sono principi validi in eterno, tanto per la cover pianistica di un pezzo di John Lee Hooker quanto per la cover di brani attuali di artisti come Alicia Keys piuttosto che Sam Smith.