wildcat80 ha scritto:
Non so se è peggio comprare un P5 per fare le chitarrine e le trombette, o comprare un P5 per farlo suonare da uno step sequencer.
Dipende dal punto di vista. Il sintetizzatore resta comunque uno strumento e, in quanto tale, rimane al servizio del suo utilizzatore. L'uso più o meno improprio, è anche ovvio affermarlo, dipende dai gusti indiscutibili del possessore. Per farti un esempio, molti studi importanti nei '70 si dotavano di sintetizzatori anche solo per la sonorizzazione, senza un vero e proprio scopo 'musicale'.
Dietro il concetto di sintetizzatore c'è sempre stato un significativo intento pionieristico.
Il sintetizzatore è uno strumento, ma è anche un mezzo allo stesso tempo, un vero e proprio mezzo di trasporto.
Non avete mai sentito dire a qualcuno che osservando un synth "sembra il pannello comandi di un'astronave"? Io stesso l'ho pensato qualche volta di fronte a strumenti come il mitologico CS80 o il waldorf wave in era più recente.
Solo il sintetizzatore è concepito, l'abbiamo detto e ridetto, in modo da spingersi in territori sonori inesplorati, dipende da chi lo guida. Poi, come tu dici, c'è chi lo guida saltellando su uno step-sequencer, chi blocca il tasto col nastro adesivo, chi suona con 1 dito e chi con 100... non importa, l'importante per me è andare sempre il più lontano possibile.
Premoli, Fariselli sono senza dubbio tra gli esploratori sonori italiani più famosi.
Ma ci sono tre italiani che hanno veramente scritto la storia. Tre italiani che hanno doppiato il Capo Horn della musica elettronica: Mario Maggi, Romano Musumarra e Claudio Gizzi. Lo spirito avventuriero pionieristico di Cristoforo Colombo e Amerigo Vespucci misto al multiforme ingegno di Leonardo Da Vinci.
Chi ama veramente i sintetizzatori questi nomi li deve aver tatuati sulla pelle, a maggior ragione se italiano.
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