@ novalism
In realtà, pur partendo da presupposti diversi, avete tutti e 3 detto cose giuste ma mi preme sottolineare che la musica composta sul nostro sistema temperato e ancor più quella tonale che è un sotto insieme delle possibilità del sistema, TENDE ad avere delle soluzioni armoniche che sono state teorizzate con il nome di "cadenze". Subito dopo la nascita del sistema temperato, la "forza" risolutiva o meno di ciascun accordo era senza dubbio più forte e le note di tensione ( 2,4, 6 oppure 9, 11, 13) erano maggiormente avvertite, tant'è che in origine le dissonanze (comprese le settime ad esclusione della dominante) erano preparate, cioè sentite nell'armonia precedente e poi risolte nell'accordo successivo. Con il passare del tempo il senso dissonante di queste note si è molto attenuato ma non annullato. Tornando al nostro discorso, volevo dire che ogni SINGOLO accordo ha in sè una sua specifica TENSIONE TONALE, legata sempre ai tre contenitori funzionali di sottodominante (media tensione tonale), dominante (massima tensione tonale) e tonica (risoluzione o stasi). Quindi... QUALSIASI accordo suoniamo, in riferimento ad una specifica tonalità, esso possiederà una sua particolare tensione tonale che oggi, grazie alle moderne teorie musicali è possibile conoscere, riconoscere e tirar fuori quando se ne sente bisogno (sia per la composizione che per l'improvvisazione). Alla tensione tonale che ogni accordo possiede in riferimento appunto alla tonalità, ne esiste un'altra non meno importante detta TENSIONE MODALE. La tensione modale ci fa capire quel particolare accordo di sottodominante, quanta tensione modale abbia al suo interno (tensioni modali date dagli intervalli (9,11,13 e 7). Ad esempio posso avere un grado di massima tensione modale (V dominante), espresso però con la sua sola "radice" cordale con intervalli di 1,3,5 e quindi privo di tensione modale... oppure posso esprimerlo con gli intervalli 1,3,5,b7,9 (con la tensione modale in 9) oppure 1,3,5,b7,b9 (con la tensione modale out b9) ancora più tensiva rispetto alla precedente. Insomma "lavorare" con le armonie significa di volta in volta andare a creare o meno delle tensioni per poi risolverle... la capacità di assimilarle e metterle in pratica anche in tempo reale è possibile solo tramite la conoscenza. L'istinto o l'errore ti porta a nuove soluzioni, ma poi hai bisogno di avere mezzi naturali (orecchio, sensibilità armonica ecc.) e di conoscenza teorica e di esperienza, per avere la capacità di ripercorrere "istintivamente" il percorso di sviluppo melodico/armonico che ti eri prefissato. L'istinto non è un involucro vuoto, bensì è un insieme di possibilità o anche solo un percorso costruttivo creati in un precedente momento che si sceglie di tirar fuori quando si vuole... se no si avrebbe il cosiddetto caos.
Jarrett ad esempio quando suona nei suoi celebri piano solo, non è che "inventa" sul momento... si, magari inventa pure, ma nella maniera che VUOLE lui... cioè pilota il suo istinto, se no si schianterebbe come un qualsiasi dilettante. Ed è proprio la "scelta" che caratterizza il vero artista e lo rende riconoscibile.
Nel caso specifico del quartetto di Debussy l'accordo di Sibb maggiore è semplicemente il VI grado della tonalità di Reb minore naturale. Il VI rientra nelle medie tensioni del contenitore di Sottodominante ma è maggiormente tensivo poichè proviene dalla tonalità parallela di Reb minore anzichè maggiore (nterscambio modale). Inoltre poichè l'accordo è in primo rivolto, risulta meno stabile. Il fatto che questo accordo rientri nel gruppo delle sottodominanti, non significa che sia un IV grado... assimiliamolo piuttosto così com'è, cioè un VI che ha una sua particolare tensione, simile, ma diversa rispetto a quella del IV.
Nel caso della Ballata di Chopin invece, l'accordo di Do minore in primo rivolto sarebbe IV (media tensione tonale), con instabilità data dal primo rivolto (3,6); seguito dal VI della scala minore naturale, in posizione di terzo rivolto (2,4, 6), seguito dalla dominante V con la tensione modale b6 che nel suo caso è anche preparata ed ecco l'istinto ma con il rispetto delle "regole" del passato che esprimono appunto la sua vicinanza e sensibilità al passato. Non sono elucubrazioni mentali, ma "conoscenza" profonda del proprio materiale istintivo. Ecco che l'istinto non è CAOS, butto le mani e viene qualcosa... ma è "padroneggiato" e va nella direzione di quello che vuole il grande "pilota" Chopin. Anche nel jazz, nessun jazzista è nato dal "nulla"... illusi o forse disillusi quelli che lo credono. E anche se "butti le mani", per riavere quel processo gestuale, melodico, armonico o intervallare, hai bisogno di PERCEPIRLO per poi avere la capacità di replicarlo.
Nella Ballata di Chopin è lampante la successione armonica IV (in 3,6), VI (in 2,4,6), V (in 7,b13 che risolve sulla 5) e risoluzione sul I (Sol minore). Nel passaggio tra IV e VI in particolare si nota il "meccanismo" di tensione modale di sesta che scende, tra le voci più esterne.
In questo periodo ho ripreso a scrivere il mio libro di armonia e improvvisazione che verte anche su questi argomenti più tante altre cose spiegate con altre mie teorie, che chiaramente sono la sintesi del materiale teorico conoscitivo giunto sino ai giorni nostri. Un caro saluto a tutti voi ;-)