dielle63 ha scritto:
E' bello vedere che molte cose sono comuni a tutti.
E' vero!
Ho avuto la fortuna di nascere in una casa munita di pianoforte verticale; papà strimpellava ad orecchio, nonostante sapesse leggere la musica (visto che la provvista di spartiti di canzonette d'epoca non mancava), grazie ad un prozio, di papà, che aveva una specie di negozio di strumenti musicali (questo mi hanno sempre raccontato).
Così a sei anni, tra un 45 giri di jazz ed un 33 di musica classica sempre di papà (ascoltati rigorosamente su giradischi di quei tempi là, che il coperchio era costituito dalle due casse), oltre al flauto dolce praticamente obbligato alle scuole elementari (ma ancora ho la passione e ne ho collezionati dal soprano al baritono oltre a qualche whistle irlandese, che ancora a volte provo a suonare), ho cominciato a prendere lezioni di pianoforte classico.
Ancora il caso volle che, nell'appartamento sopra il mio, abitasse un maestro di scuola elementare con la passione del violino, anche lui munito di pianoforte verticale e di figlio, mio coetaneo, completamente distaccato e disinteressato alla musica: quanti pomeriggi passati sforzandomi di accompagnare al pianoforte gli effluvi violinici del maestro Panico, con mio sommo orgoglio e suo sommo dispiacere per non essere in quello seguito dal figlio.
Poi si cresce e la prima chitarra in prestito per "La locomotiva" o "Dio è morto", un'armonica Hohner in regalo per qualche canto di montagna e l'ulteriore botta di ... fortuna: negli anni dell'adolescenza facevo parte della cantoria della chiesa principale del paese, guarda caso munita di un grande organo a canne, tre tastiere, pedaliera, un mucchio di interruttori della luce che inserivano suoni pazzeschi, molti altri cosi da tirare e grossi bottoni da schiacciare con i piedi. Manco a dirlo, ottenni il permesso di salire là sopra, accendere il motore e porre le mie avide mani (immaginandomi novello Bach) su quei tasti che erano davvero troppi; ovviamente in orari nei quali nemmeno la più pia ed anziana donna del paese potesse avere l'intuizione di fermarsi per una preghiera.
Finché è durato, che la mia tecnica organistica non portava nemmeno ad accompagnare il nulla della chiesa vuota (anche se tutto ciò avrebbe avuto le sue ripercussioni nel tempo).
Poi il primo Fender Rhodes, vendutomi praticamente per compassione da un cugino con velleità jazzistiche, più grande di me e con più possibilità economiche. La prima GEM con suoni di piano e, dopo aver visto la luce, un susseguirsi senza pace di cloni Hammond (con la speranza, un giorno, di trovare posto in casa per uno vero ...).