@ Amministratore
Però se suoni un accordo di Settima maggiore sai che stai suonando in I° o un IV grado, questo ti da un'idea della tonalità di base. Idem per un accordo di 6/9 che è quasi sempre un sostituto di maj7. Tutto il ragionamento armonico e quello improvvisativo prende una logica funzionale. Tra l'altro Mib 6/9 è Mib + sol do fa (sib opzionale) non mib + fa sib do (manca la terza che è da il "modo" all'accordo). Ci si trova ad usare questi trucchetti al volo ma penalizzano la trasposizione e funzionalità degli accordi. Meglio, a mio avviso, perdere un po' di tempo all'inizio coi "voicing" corretti e memorizzare la geometria degli spostamenti delle voci e di conseguenza delle dita.
Poi dipende dal tipo di sonorità che vuoi ottenere, se cerchi una sonorità jazz ci sono delle basi piuttosto chiare e ben divulgate al quale, soprattutto all'inizio conviene attenersi per poterci costruire sopra.
Sì, sono d'accordo. Sono solo un modo, secondo me, di "vedere" meglio un accordo, senza stare ad impazzire con sigle e numeri. Poi è chiaro che bisogna avere l'orecchio per trovare la posizione, il rivolto che si adatta meglio all'armonia o alla melodia (perché, come cantava Jannacci: "Ci vuole orecchio, bisogna averlo tutto, anzi, parecchio..."). È anche vero che così facendo si rischia di omettere gradi importanti come la terza, la quinta o la settima, ma, per quanto mi riguarda, non suonando da solo , ma, in un gruppo con due chitarristi e un bassista, nell'altro gruppo con un secondo tastierista, un chitarrista e un bassista, qualcuno che, negli accordi, suoni la terza, la quinta o la settima, lo trovi sempre (o il bassista che fa passaggi fondamentale-quinta), anzi, ê meglio non suonare tutti insieme le stesse note e non raddoppiare o triplicare inutilmente terze, quinte e settime...