Qual รจ

anonimo 03-07-17 07.08
@ vin_roma
Nel normale fluire delle parole noi non diciamo "qual-è la tua preferenza?" separando con un rinforzo di gola la vocale "e" ma creiamo un suono lungo e legato che all' orecchio suona così: "qualè" tutto attaccato, senza separazione, come se stessimo dicendo "quale_è non rimarcando la seconda "e" approfittando dell' attacco palatale della sillaba finale di "quale" che incorpora la vocale "e" della parola ma, con l' elisione naturale, al posto della 'e" finale di quale senza attivare una nuova vocale, la sostituiamo con la "è" verbo, quindi è certamente apostrofo! Devo scrivere all' Accademia della Crusca... emo
Questo particolare mi ricorda il mio errore di grammatica, che era dato nel cercare, nell'approccio delle parole, di prestare attenzione al suono prodotto nella loro unione. La frase era, "il sottoscritto chiede che "le" venga ecc. . Anziché mettere "gli", presentivo un "adattamento" migliore "le" . "Gli" , lo avvertivo come un suono crudo. Con la frequenza nell'uso corretto subentra l'assuefazione e ciò non lo avverto più. Direi che le regole della grammatica si azzuffano con la dolcezza dell'audio. Tutto questo, naturalmente è un caso mio personale, direi, senz'altro unico al mondo.
Il rilievo esposto di Vin_Roma, è diverso, però si basa su un fatto concreto, cioè come avviene svolto nel normale parlare: "normale fluire delle parole".
maxpiano69 03-07-17 07.21
@ anonimo
Questo particolare mi ricorda il mio errore di grammatica, che era dato nel cercare, nell'approccio delle parole, di prestare attenzione al suono prodotto nella loro unione. La frase era, "il sottoscritto chiede che "le" venga ecc. . Anziché mettere "gli", presentivo un "adattamento" migliore "le" . "Gli" , lo avvertivo come un suono crudo. Con la frequenza nell'uso corretto subentra l'assuefazione e ciò non lo avverto più. Direi che le regole della grammatica si azzuffano con la dolcezza dell'audio. Tutto questo, naturalmente è un caso mio personale, direi, senz'altro unico al mondo.
Il rilievo esposto di Vin_Roma, è diverso, però si basa su un fatto concreto, cioè come avviene svolto nel normale parlare: "normale fluire delle parole".
La penso anche io come Vin ovvero, a mio parere, nel caso del "qual'é" si tratta alla fine di un errore meramente ortografico e generato dal fatto che chi scrive sta effettivamente pensando di scrivere "quale é" e non "qual é" ( diversamente da quando scrive "qual buon vento" dove l'uso della forma tronca é voluto); tutt'altro caso é ad esempio l'uso del "piuttosto che" in sostituzione del "oppure", dove invece l'errore é lessicale (formale ed anche sostanziale).
anonimo 03-07-17 07.24
@ anonimo
Eh, che dire se non che "il linguaggio é la casa dell'essere e nella sua dimora abita l'uomo"....

M Heidegger
Risposta saggia nonché telegrafica e nel mentre apprendere che sei vivo, notando l'assenza dei tuoi interventi. A proposito, ogni tanto, raccontaci ancora qualche episodio della tua vissuta vita. Tempo addietro, sfornavi in continuazione... Poiché non c'è ancora "Polis", prosegui pure in questo "thread".
paolo_b3 03-07-17 07.25
@ vin_roma
Nel normale fluire delle parole noi non diciamo "qual-è la tua preferenza?" separando con un rinforzo di gola la vocale "e" ma creiamo un suono lungo e legato che all' orecchio suona così: "qualè" tutto attaccato, senza separazione, come se stessimo dicendo "quale_è non rimarcando la seconda "e" approfittando dell' attacco palatale della sillaba finale di "quale" che incorpora la vocale "e" della parola ma, con l' elisione naturale, al posto della 'e" finale di quale senza attivare una nuova vocale, la sostituiamo con la "è" verbo, quindi è certamente apostrofo! Devo scrivere all' Accademia della Crusca... emo
Separando con rinforzo la vocale,
creiamo un suono lungo e legato
che all'orecchio suona "quale".
Approfittando dell'attacco palatale
della sillaba finale
di "quale"
che incorpora la vocale
della parola ma, con l'elisione naturale
al posto della "e" finale
senza attivare una nuova vocale.

Non ci ho capito granchè, ma come poesia mi sembra perfetta. emoemoemo
vin_roma 03-07-17 08.34
Ahah! Paolo_b3, in pratica sto dicendo che la grammatica italiana ha una piccola falla teorica. È meglio considerare qual'è con l' apostrofo che senza per almeno due motivi: "qual è" ha bisogno di due emissioni vocaliche che in pratica non facciamo mai e poi "qual'è soddisfa il criterio dell' elisione in quanto, come per "nell' arena" l'apostrofo sostituisce la vocale finale con quella successiva creando una parola fluida. Quindi per me la radice è "quale è" che con l' elisione diventa appunto il "qual' è" dell' uso corrente, senza separazione vocalica.
paolo_b3 03-07-17 09.51
@ vin_roma
Ahah! Paolo_b3, in pratica sto dicendo che la grammatica italiana ha una piccola falla teorica. È meglio considerare qual'è con l' apostrofo che senza per almeno due motivi: "qual è" ha bisogno di due emissioni vocaliche che in pratica non facciamo mai e poi "qual'è soddisfa il criterio dell' elisione in quanto, come per "nell' arena" l'apostrofo sostituisce la vocale finale con quella successiva creando una parola fluida. Quindi per me la radice è "quale è" che con l' elisione diventa appunto il "qual' è" dell' uso corrente, senza separazione vocalica.
No avevo capito, ma come didascalia alla mia burla ho pensato ad un atto di umiltà.

emo
ziberto 03-07-17 10.46
@ vin_roma
Ahah! Paolo_b3, in pratica sto dicendo che la grammatica italiana ha una piccola falla teorica. È meglio considerare qual'è con l' apostrofo che senza per almeno due motivi: "qual è" ha bisogno di due emissioni vocaliche che in pratica non facciamo mai e poi "qual'è soddisfa il criterio dell' elisione in quanto, come per "nell' arena" l'apostrofo sostituisce la vocale finale con quella successiva creando una parola fluida. Quindi per me la radice è "quale è" che con l' elisione diventa appunto il "qual' è" dell' uso corrente, senza separazione vocalica.
Non sono d'accordo: con il tuo ragionamento allora dovremmo scrivere un'uomo perchè intendiamo "uno" ed elidiamo la "o" nel pronunciarla, alla stregua di un'anima con "una".
Invece il termine "un" (al singolare maschile) esiste e per un uomo l'apostrofo non va messo.

La grammatica italiana è molto articolata... per questo va ben studiata (e poi applicata): io, in un certo senso, la trovo anche divertente!emo
N.B.: Preciso che non sono un professore di italiano, nè un laureato in lettere: sono un semplice appassionato... ma mi pare di capire che non sono l'unico, visto l'interesse (positivo) che ha suscitato la discussione.
vin_roma 03-07-17 12.16
ziberto ha scritto:
Non sono d'accordo: con il tuo ragionamento allora dovremmo scrivere un'uomo perchè intendiamo "uno" ed elidiamo la "o" nel pronunciarla, alla stregua di un'anima con "una".

Infatti il tuo esempio non è coerente con la mia teoria. Nel fluire del discorso le parole che unendosi creano una nuova sillaba vanno messe con l' apostrofo. Un uomo nel discorso corrente può all' orecchio diventare una parola unica ma, nella divisione sillabica, avremo sempre un-uo-mo, quindi l' articolo iniziale fa sillaba a se e la seconda sillaba "uo" resta un'unità vocalica indipendente. Se invece dividiamo in sillabe l' effetto udibile di "un' anima' avremo u-na-ni-ma e vedi bene che la seconda sillaba è un' unità vocalica composta dall' articolo e dalla prima unità vocalica di a-ni-ma quindi è motivato l' apostrofo perché nell' unione delle due parole si è creata una nuova sillaba e non c' è divisione vocalica come tra un-uo-mo.
vin_roma 03-07-17 12.25
Penso seriamente di scrivere all'Accademia della Crusca! Più ci ragiono sopra e più credo di aver ragione! emo
ziberto 03-07-17 12.47
@ vin_roma
ziberto ha scritto:
Non sono d'accordo: con il tuo ragionamento allora dovremmo scrivere un'uomo perchè intendiamo "uno" ed elidiamo la "o" nel pronunciarla, alla stregua di un'anima con "una".

Infatti il tuo esempio non è coerente con la mia teoria. Nel fluire del discorso le parole che unendosi creano una nuova sillaba vanno messe con l' apostrofo. Un uomo nel discorso corrente può all' orecchio diventare una parola unica ma, nella divisione sillabica, avremo sempre un-uo-mo, quindi l' articolo iniziale fa sillaba a se e la seconda sillaba "uo" resta un'unità vocalica indipendente. Se invece dividiamo in sillabe l' effetto udibile di "un' anima' avremo u-na-ni-ma e vedi bene che la seconda sillaba è un' unità vocalica composta dall' articolo e dalla prima unità vocalica di a-ni-ma quindi è motivato l' apostrofo perché nell' unione delle due parole si è creata una nuova sillaba e non c' è divisione vocalica come tra un-uo-mo.
Questa cosa del parlato e della divisione sillabica continua a non convincermi... riprovo con altro esempio, più simile al tuo: "un amore".
Nel fluire del discorso noi "sillabiamo": u / na / mo / re (non sto dividendo in sillabe, secondo le regole grammaticali!)
Allora, secondo la tua teoria, dovremmo scrivere "un'amore"... e molti lo scrivono.. puLtroppo! emo
Invece, a parte le battute, è universalmente condiviso che si scriva senza apostrofo (regola del maschile, ecc...).

PS: non mi venire a dire che nel parlato si sillaba "un / a / mo / re", perchè così non ne usciamo...emo
markelly2 03-07-17 12.51
Vin, capisco che fa caldo e hai la zumba nelle orecchie! emo
Lascia venire l'inverno e penserai a questo delirio e ci farai su una risata!! emoemoemo

(Scherzo eh)
vin_roma 03-07-17 13.14
@ markelly2
Vin, capisco che fa caldo e hai la zumba nelle orecchie! emo
Lascia venire l'inverno e penserai a questo delirio e ci farai su una risata!! emoemoemo

(Scherzo eh)
No, penso che la grammatica italiana ha molte discrepanze tra lo scrivibile e il fonetico. Pesiamo all' evoluzione ed agli equivoci generati nei lettori automatici di testo.
vin_roma 03-07-17 13.29
ziberto ha scritto:
Allora, secondo la tua teoria, dovremmo scrivere "un'amore"... e molti lo scrivono.. puLtroppo!
Invece, a parte le battute, è universalmente condiviso che si scriva senza apostrofo (regola del maschile, ecc...).

PS: non mi venire a dire che nel parlato si sillaba "un / a / mo / re", perchè così non ne usciamo...

Infatti una grammatica moderna, che rispetta l' attinenza alla forma discorsiva e soprattutto che guarda ai lettori automatici dovrebbe riscrive l'ormai approssimativa regola dell' apostrofo aggiungendo, come accade nella pratica, che, se nell' incontro di due termini si crea per fusione una nuova sillaba, si deve usare l'apostrofo ...altrimenti un riconoscitore vocale lo si dovrebbe riempire di eccezioni.
ziberto 03-07-17 14.19
@ vin_roma
ziberto ha scritto:
Allora, secondo la tua teoria, dovremmo scrivere "un'amore"... e molti lo scrivono.. puLtroppo!
Invece, a parte le battute, è universalmente condiviso che si scriva senza apostrofo (regola del maschile, ecc...).

PS: non mi venire a dire che nel parlato si sillaba "un / a / mo / re", perchè così non ne usciamo...

Infatti una grammatica moderna, che rispetta l' attinenza alla forma discorsiva e soprattutto che guarda ai lettori automatici dovrebbe riscrive l'ormai approssimativa regola dell' apostrofo aggiungendo, come accade nella pratica, che, se nell' incontro di due termini si crea per fusione una nuova sillaba, si deve usare l'apostrofo ...altrimenti un riconoscitore vocale lo si dovrebbe riempire di eccezioni.
Perdonami, ma modificare la grammatica con lo scopo di facilitare il riconoscimento vocale mi pare davvero eccessivo!
Senza contare che i software di riconoscimento sono già in grado di contemplare regole ed eccezioni: prova a pronunciare un amore e un'anima al microfono di Google e sarai sorpreso dal risultato... grammaticalmente corretto.

Per dirla alla paolob3: "Non ti incapponire, Vin!" emo
vin_roma 03-07-17 16.01
@ ziberto
Perdonami, ma modificare la grammatica con lo scopo di facilitare il riconoscimento vocale mi pare davvero eccessivo!
Senza contare che i software di riconoscimento sono già in grado di contemplare regole ed eccezioni: prova a pronunciare un amore e un'anima al microfono di Google e sarai sorpreso dal risultato... grammaticalmente corretto.

Per dirla alla paolob3: "Non ti incapponire, Vin!" emo
No, la grammatica non deve asservirsi ai lettori automatici, o non dovrebbe, ma è evidente a tutti che la grafia corrente non è immune da incongruenze col parlato sciolto e questo viene evidenziato dai relativamente intelligenti lettori automatici.
paolo_b3 03-07-17 17.24
ziberto ha scritto:
Per dirla alla paolob3: "Non ti incapponire, Vin!"


Lascia stare il can che dorme emo

Lo sai che poi divento pedante emo

emo
Dallaluna69 03-07-17 19.03
@ mima85
Altra cosa che mi sta altamente sulle balle: la parola "implementare" usata ad minchiam e fuori dal contesto informatico (dove dovrebbe restare confinata), parola che tra l'altro è l'italianizzazione del verbo inglese "to implement".

Implementare significa realizzare, concretizzare qualcosa a partire da un progetto. In informatica "implementare un algoritmo" significa tradurre in codice la teoria che sta dietro un algoritmo, "l'implementazione" indica il modo in cui qualcosa è realizzato (un algoritmo può avere diverse "implementazioni" a codice, un'infrastruttura di rete può avere "implementazioni" differenti a parità di servizi da erogare, e via dicendo).

Frasi tipo "implementare una lista", che ho sentito non so quante volte, non hanno senso. Una lista si compila, si realizza, non la si implementa, non è che c'è un progetto da concretizzare dietro una lista.
Ah! Stamani è venuta da me una collega furibonda: "Possibile che la mattina noi si debba anche rimplementare le stanze?"
In questo caso, nella sua testa, rimplementare (o forse ri-implementare?) significherebbe "verificare che nelle stanze ci sia tutto l'occorrente e al bisogno, integrare".

Per quanto riguarda "le migliori del capo" segnalo soltanto che il mio è riuscito, in una riunione organizzativa di un congresso internazionale, a dire ai partner che ci sarebbe stato anche un "cock show" invece che "show cooking"
maxpiano69 03-07-17 19.08
Dallaluna69 ha scritto:
Per quanto riguarda "le migliori del capo" segnalo soltanto che il mio è riuscito, in una riunione organizzativa di un congresso internazionale, a dire ai partner che ci sarebbe stato anche un "cock show" invece che "show cooking

emo emo emo emo emo
paolo_b3 03-07-17 19.15
@ Dallaluna69
Ah! Stamani è venuta da me una collega furibonda: "Possibile che la mattina noi si debba anche rimplementare le stanze?"
In questo caso, nella sua testa, rimplementare (o forse ri-implementare?) significherebbe "verificare che nelle stanze ci sia tutto l'occorrente e al bisogno, integrare".

Per quanto riguarda "le migliori del capo" segnalo soltanto che il mio è riuscito, in una riunione organizzativa di un congresso internazionale, a dire ai partner che ci sarebbe stato anche un "cock show" invece che "show cooking"
Poi si è abbassato i pantaloni? emoemoemo
ziberto 03-07-17 21.10
@ paolo_b3
ziberto ha scritto:
Per dirla alla paolob3: "Non ti incapponire, Vin!"


Lascia stare il can che dorme emo

Lo sai che poi divento pedante emo

emo
Io sarei fiero della citazione... alla fine a me è davvero piaciuta l'espressione!
emo