@ vin_roma
ziberto ha scritto:
Non sono d'accordo: con il tuo ragionamento allora dovremmo scrivere un'uomo perchè intendiamo "uno" ed elidiamo la "o" nel pronunciarla, alla stregua di un'anima con "una".
Infatti il tuo esempio non è coerente con la mia teoria. Nel fluire del discorso le parole che unendosi creano una nuova sillaba vanno messe con l' apostrofo. Un uomo nel discorso corrente può all' orecchio diventare una parola unica ma, nella divisione sillabica, avremo sempre un-uo-mo, quindi l' articolo iniziale fa sillaba a se e la seconda sillaba "uo" resta un'unità vocalica indipendente. Se invece dividiamo in sillabe l' effetto udibile di "un' anima' avremo u-na-ni-ma e vedi bene che la seconda sillaba è un' unità vocalica composta dall' articolo e dalla prima unità vocalica di a-ni-ma quindi è motivato l' apostrofo perché nell' unione delle due parole si è creata una nuova sillaba e non c' è divisione vocalica come tra un-uo-mo.
Questa cosa del parlato e della divisione sillabica continua a non convincermi... riprovo con altro esempio, più simile al tuo: "un amore".
Nel fluire del discorso noi "sillabiamo": u / na / mo / re (non sto dividendo in sillabe, secondo le regole grammaticali!)
Allora, secondo la tua teoria, dovremmo scrivere "un'amore"... e molti lo scrivono..
puLtroppo!
Invece, a parte le battute, è universalmente condiviso che si scriva senza apostrofo (regola del maschile, ecc...).
PS: non mi venire a dire che
nel parlato si sillaba "un / a / mo / re", perchè così non ne usciamo...