@ vin_roma
Boh... 'sto fatto che le scale siano il nodo cruciale di un' improvvisazione da usare come in un collage preordinato non la capisco, lo trovo fuorviante. L' improvvisazione deve essere una sorta di "cantabile" istantaneo che ovviamente deve essere consono allo stile del pezzo che si sta eseguendo. La teorizzazione del bebop o del free è la conseguenza di un processo stilistico che comunque era nato.
Credere che l' applicazione della teoria delle scale risolva le proprie capacità è lontano dalla natura intima della libertà jazzistica. Si, puoi applicarle, ma non ci si aspetti più di un robottino automatico. Serve sempre quell' ingrediente raro... che neanche io ho, sia inteso! Non parlo con superbia!
Vin, secondo me esiste un approccio razionale all'improvvisazione, sia tonale che modale, ovvero si possono dedurre degli insiemi di regole che ci aiutino a "penetrare" nell'universo musicale della composizione musicale istantanea
1) un primo set di regole concerne i rapporti tra le note della melodia e l'armonia sottostante, sia in senso armonico che ritmico (collocazione sui tempi forti e deboli), in buona sostanza l'uso appropriato di tensioni e risoluzioni
2) un altro set di regole concerne l'architettura della frase/periodo musicale, ovvero approcci all'inizio della frase, al suo sviluppo ed alla sua fine
3) un terzo set di regole concerne gli aspetti "seriali" della composizione melodica: ripetizione e variazione (con tutti gli espedienti possibili ed immaginabili: trasposizione, specularità, moto retrogrado, aumento e diminuzione etc)
4) un ulteriore set di regole concerne l'approccio ritmico all'improvvisazione
5) e per finire un set di regole che descriva l'architettura globale di un assolo preso come composizione finita: inizio, costruzione, climax, decrescendo, finale
Sono sicuro che se potessimo sederci un pomeriggio insieme alla tastiera ne usciresti capace di improvvisare in perfetto stile bebop
Edited 4 Gen. 2016 18:36