Ma.....a che servono i sacramenti?

anonimo 15-05-15 20.53
Beh...sono passati tanti anni da quando ho lasciato il convento...ma già ai tempi di Martin Lutero si sapeva che la chiesa cattolica faceva uso dei sacramenti in funzione "politica"

Però ponendosi dal punto di vista del credente (anche se io non lo sono più) i sacramenti non sono una cosa inutile ed illogica, ma rispondono appunto a tre esigenze che il credente ha:

-far memoria del progetto di redenzione che dio ha per l'uomo
-"spezzare" la barriera tra il "tempo dell'uomo", fatto di finitezza e morte, e l'eternità divina
-rafforzarsi nella fede e trarre consolazione tramite atti simbolici

Che poi tutto ciò sia "vero" o "falso" non ha senso chiederselo, perché il credente non é interessato a "sapere" (e nel sapere sì che valgono le categorie di vero e falso), ma é interessato, appunto, a "credere"


PS abbiamo forse bisogno del football? Del tifo calcistico? Delle cartomanti? Purtroppo l'essere umano é ancora schiavo della visione tribale e del pensiero magico
Edited 15 Mag. 2015 18:57
Markelly 15-05-15 21.22
La cosa che mi lascia sempre un po' stranito, è la pretesa del cattolico di decidere cosa è giusto e cosa è sbagliato nella propria religione, come ad esempio questo fatto dei sacramenti, o dell'andare in chiesa oppure no, ma credere comunque in dio, essere credente ma non praticante ecc...
Insomma, da un punto di vista politico-sociale, il credente vuole tenere il crocifisso appeso nelle scuole e nelle aule di tribunale, lasciare che la religione venga insegnata nelle scuole, accettare che un politico brandisca la fede come baluardo del suo operato, ma se deve seguire i più semplici principi che lo identificano come cristiano, eccolo recalcitrare.
Va bene avere dei dubbi, va bene stare al passo coi tempi, ma allora occorre portare rispetto per chi non crede e per chi crede in altre fedi. Che ognuno creda in ciò che gli pare senza portare in piazza niente di tutto ciò. Si faccia il suo proprio altarino in casa e non pretenda che tutto il tessuto sociale sia impostato in termini religiosi.
igiardinidimarzo 15-05-15 22.30
Cyrano ha scritto:
Che poi tutto ciò sia "vero" o "falso" non ha senso chiederselo, perché il credente non é interessato a "sapere"


ancora qualunquismo gratuito?

Proprio perché mi sono chiesto mille volte mille il senso della fede, posso affermare che credere è l'atto più razionale che l'uomo possa compiere...
anonimo 15-05-15 22.45
@ igiardinidimarzo
Cyrano ha scritto:
Che poi tutto ciò sia "vero" o "falso" non ha senso chiederselo, perché il credente non é interessato a "sapere"


ancora qualunquismo gratuito?

Proprio perché mi sono chiesto mille volte mille il senso della fede, posso affermare che credere è l'atto più razionale che l'uomo possa compiere...
Rispetto la tua opinione, anche se la mia é differente

L'epiteto di "qualunquismo gratuito" non mi offende, sono solo un misero baccelliere e per giunta apostata emo, però lo trovo inappropriato quando applicato a tesi che furono di Pascal, Schillebeeckx, Kung, Martini ed altri eminenti teologi

"Credere" significa sposare una tesi di cui non si abbia né evidenza logica inoppugnabile né prove empiriche di una certa solidità ...se no, l'atto si chiama "sapere"...per dirla alla Agostino d'Ippona, credere é desiderare che ciò che crediamo sia vero (animo concupiscibile) mentre sapere é avere l'evidenza logica e fattuale che ciò su cui si discute é vero o falso (animo intellettivo)

Nota bene: ciò non vuol dife che le cose che si "credono" debbano essere per forza fanfaluche, cose assolutamente irrazionali, campate in aria...significa solo che non c'é prova dirimente ed evidente né a favore né contro

Io so che davanti a me c'é una birra, so che 2+2 fa 4, so che secondo le conoscenze scientifiche attuali la materia é formata da atomi e particelle subatomiche

Io credo (o non credo) che esista una vita dopo la morte, credo (o non credo) nella reincarnazione, credo (o non credo) che esista un dio...lo "credo" appunto perché non lo "so", se lo sapessi non avrei bisogno di crederlo

In quanto alle "categorie" del credere, esse saranno piuttosto "verosimile" ed "inverosimile" piuttosto che "vero" o "falso", categorie che appartengono (e non senza grossi dubbi epistemologici) al mondo del "sapere"

E dire che credere é diverso da sapere non dovrebbe essere percepita come una frase offensiva emo

emo
Edited 15 Mag. 2015 21:36
Markelly 15-05-15 23.30
Secondo me il credente è uno che vive perennemente in una "terra di mezzo", le domande che crede di porsi sono quelle sbagliate. Tende a giustificare tutto ciò che è palesemente insostenibile, si appella a concetti che hanno fondamento nella frase più anti-umana che esista: "fai quello che dice il tuo cuore". In barba all'unico pilastro che invece dovrebbe reggere ogni scelta e ogni movimento dell'uomo illuminato: la ragione.
Anche discutere di teologia è tedioso e controproducente: tra persone intelligenti, s'intende. Perché il credente, per convincersi di sbagliare, deve aprire gli occhi da solo. Puoi metterlo davanti all'evidenza mille volte, ma la religione ha dato una spiegazione a tutto, anche a ciò che la nega.
E in nome della religione, si commettono atroci crimini, si calpestano diritti, si impedisce la serenità, si impongono condotte, in visione di una vita dopo la morte, e per adempiere a tutte queste assurdità, non si vive l'unica vita che ci è concessa: questa, qui ed ora.
anonimo 15-05-15 23.45
@ Markelly
Secondo me il credente è uno che vive perennemente in una "terra di mezzo", le domande che crede di porsi sono quelle sbagliate. Tende a giustificare tutto ciò che è palesemente insostenibile, si appella a concetti che hanno fondamento nella frase più anti-umana che esista: "fai quello che dice il tuo cuore". In barba all'unico pilastro che invece dovrebbe reggere ogni scelta e ogni movimento dell'uomo illuminato: la ragione.
Anche discutere di teologia è tedioso e controproducente: tra persone intelligenti, s'intende. Perché il credente, per convincersi di sbagliare, deve aprire gli occhi da solo. Puoi metterlo davanti all'evidenza mille volte, ma la religione ha dato una spiegazione a tutto, anche a ciò che la nega.
E in nome della religione, si commettono atroci crimini, si calpestano diritti, si impedisce la serenità, si impongono condotte, in visione di una vita dopo la morte, e per adempiere a tutte queste assurdità, non si vive l'unica vita che ci è concessa: questa, qui ed ora.
C'é una "via brevis" che talvolta scuote anche il più incallito dei veri credenti

A(gnosticus): credi tu al pianeta baranao?
F(idelis): non so neanche cosa sia, non l'ho mai visto, come potrei dire se ci credo o non ci credo?
A: ora sta a te porre la domanda
F: bene, amico! Credi tu in dio?
A: non so neanche cosa sia, non l'ho mai visto, come potrei dire se ci credo o non ci credo?
Edited 15 Mag. 2015 21:48
igiardinidimarzo 16-05-15 02.02
Cyrano ha scritto:
dire che credere é diverso da sapere non dovrebbe essere percepita come una frase offensiva emo


infatti non mi sono offeso:
ho ritenuto quella affermazione troppo superficiale, poco importa se illustri personaggi pensano diversamente.
So solo che, da qualunque parte si cominci e si finisca col ragionare sulla vita e sul suo significato, l'unico modo per dare senso alla vita è la fede:
solo con la fede si può dare una ragione ad ogni avvenimento, fatto, disperazione, incongruenza (apparente), insensatezza, stanchezza, orrore, bestialità...

e ad ogni meraviglia...
anonimo 16-05-15 03.17
beh, la fede in un dio creatore e buono puo' dare consolazione, devo ammetterlo...cosi come il percorso buddista, cosi come una fede politica, cosi come una "fede musicale" (pensiamo a wagner)

detto cio', la fede resta fede, ovvero atto volitivo (e al limite concupiscibile) e non intellettivo (nel senso delle categorie agostiniane), basato sulla volontà e il desiderio di trovare una ragione alla grande domanda "perché c'é tutto questo e piuttosto non il nulla"

Ma la fede, l'atto del credere, non ha nulla a che vedere con le categorie di "vero" e "falso", proprio perché la fede é un atto di volontà...ripeto, se l'esistenza di dio fosse provata, non ci sarebbe bisogno di credere, ma si saprebbe

Aggiungo un ultimo commento, detto assolutamente senza intento polemico né volto a sminuire chicchessia: quando parliamo di dio, non stiamo parlando in realtà di dio (che non abbiamo mai visto, toccato, sperimentato in maniera oggettiva) ma stiamo parlando della nostra idea di dio, del nostro sentimento di dio, cose che hanno realtà solo dentro la nostra testa

Ma l'incrollabile fede nell'esistenza di un isolotto su cui un naufrago possa trovar salvezza non ne implica per forza l'esistenza concreta...hai voglia a pensare, credere, aver fede, ma se l'isolotto non c'è, alla fine affoghi...

Comprendessimo questo, ci sarebbe chi manterrebbe la sua fede e chi la perderebbe, ma verrebbe meno la conflittualità che oppone chi crede e chi non crede, in quanto, forse, chiunque si renderebbe conto che a sua idea di dio non é dio e non ne garantisce affatto l'esistenza

Per onestà intellettuale, lo stesso discorso vale per chi professa un ateismo incrollabile

Come diceva Wittgenstein, di cio' di cui non si puo' parlare é meglio tacere

emo
Edited 16 Mag. 2015 1:53
jacus78 16-05-15 03.22
cyrano...... sei un grande.
davvero.
anonimo 16-05-15 03.24
@ jacus78
cyrano...... sei un grande.
davvero.
Mi ci tirate per i capelli nelle discussioni teologiche...emo

Chiudo con una riflessione: cio' che é veramente importante non é cio' che si crede o cio' che si dice, ma la compassione vera del cuore e l'amore verso il prossimo

Edited 16 Mag. 2015 1:51
efis007 16-05-15 04.05
emoemo
vin_roma 16-05-15 05.14
Mi piacerebbe intervenire ma sto mixando...
Markelly 16-05-15 10.56
@ anonimo
C'é una "via brevis" che talvolta scuote anche il più incallito dei veri credenti

A(gnosticus): credi tu al pianeta baranao?
F(idelis): non so neanche cosa sia, non l'ho mai visto, come potrei dire se ci credo o non ci credo?
A: ora sta a te porre la domanda
F: bene, amico! Credi tu in dio?
A: non so neanche cosa sia, non l'ho mai visto, come potrei dire se ci credo o non ci credo?
Edited 15 Mag. 2015 21:48
Chiaramente il discorso non si riduce al semplice S.Tommaso, almeno per me.
Markelly 16-05-15 11.00
Cyrano ha scritto:
Comprendessimo questo, ci sarebbe chi manterrebbe la sua fede e chi la perderebbe, ma verrebbe meno la conflittualità che oppone chi crede e chi non crede, in quanto, forse, chiunque si renderebbe conto che a sua idea di dio non é dio e non ne garantisce affatto l'esistenza

Purtroppo a questa utopia non ci si può sperare troppo, per cui intanto che facciamo? emo
anonimo 16-05-15 13.28
@ Markelly
Cyrano ha scritto:
Comprendessimo questo, ci sarebbe chi manterrebbe la sua fede e chi la perderebbe, ma verrebbe meno la conflittualità che oppone chi crede e chi non crede, in quanto, forse, chiunque si renderebbe conto che a sua idea di dio non é dio e non ne garantisce affatto l'esistenza

Purtroppo a questa utopia non ci si può sperare troppo, per cui intanto che facciamo? emo
Posso dire solo cosa cerco di fare (nella mia debolezza ed imperfezione) io: praticare la compassione e conoscere col cuore e la ragione l'impermanenza di tutte le cose
Edited 16 Mag. 2015 11:33
nicolo 18-05-15 02.11
vorrei ripartire dall'inizio della discussione, anzi dal titolo.
A cosa servono.
Quanto di più soggettivo.
A me, nulla.
Mi rendo conto di vivere una condizione quantomeno poco condivisa.
Non ho bisogno di religione, non mi interessa.
Sono vivo, sono qui, e mi basta.
Ho degli obiettivi, e mi rendono sereno.
Ho la mia battaglia da combattere, che è quella di far diventare adulte due bambine.
Vivo quotidianamente la guerra di una bambina che potrebbe non camminare, potrebbe avere altri problemi serissimi e ha bisogno di me.
Ho vissuto innumerevoli volte la scena in cui mi dicevano che mia figlia piccola sarebbe quasi certamente morta.
Una notte col cellulare acceso sul comodino, sperando che non suonasse.
Non ho mai pregato, mai.
Non mi serviva.
Io ero lì.
Non serviva nemmeno sperare, non potevo nulla.
Ho passato un capodanno, il più bello della mia vita, accanto ad una incubatrice con una bimba che lottava, e che potevo toccare,
ma non accarezzare, perchè la sua pelle era troppo poco spessa, un chilo di peso, il doppio del peso alla nascita.

Ce la sta facendo, e ogni piccolo progresso è una emozione pazzesca.
Ma anche nei momenti difficili, non facevo altro che dirle, anche solo con lo sguardo:
io sono qui, qualsiasi cosa succeda, se te ne andrai, ti vorrò tutto il bene possibile finchè posso stare con te.

Se resterai, affronteremo tutto insieme.
Per me la vita è esserci, adesso, domani.

Niente altro.




Edited 18 Mag. 2015 0:17
textars 18-05-15 02.40
@ nicolo
vorrei ripartire dall'inizio della discussione, anzi dal titolo.
A cosa servono.
Quanto di più soggettivo.
A me, nulla.
Mi rendo conto di vivere una condizione quantomeno poco condivisa.
Non ho bisogno di religione, non mi interessa.
Sono vivo, sono qui, e mi basta.
Ho degli obiettivi, e mi rendono sereno.
Ho la mia battaglia da combattere, che è quella di far diventare adulte due bambine.
Vivo quotidianamente la guerra di una bambina che potrebbe non camminare, potrebbe avere altri problemi serissimi e ha bisogno di me.
Ho vissuto innumerevoli volte la scena in cui mi dicevano che mia figlia piccola sarebbe quasi certamente morta.
Una notte col cellulare acceso sul comodino, sperando che non suonasse.
Non ho mai pregato, mai.
Non mi serviva.
Io ero lì.
Non serviva nemmeno sperare, non potevo nulla.
Ho passato un capodanno, il più bello della mia vita, accanto ad una incubatrice con una bimba che lottava, e che potevo toccare,
ma non accarezzare, perchè la sua pelle era troppo poco spessa, un chilo di peso, il doppio del peso alla nascita.

Ce la sta facendo, e ogni piccolo progresso è una emozione pazzesca.
Ma anche nei momenti difficili, non facevo altro che dirle, anche solo con lo sguardo:
io sono qui, qualsiasi cosa succeda, se te ne andrai, ti vorrò tutto il bene possibile finchè posso stare con te.

Se resterai, affronteremo tutto insieme.
Per me la vita è esserci, adesso, domani.

Niente altro.




Edited 18 Mag. 2015 0:17
La normalità di essere un eroe... Con un cuore nobile anche.
emo
emo
nicolo 18-05-15 03.03
L'eroe é la mia piccola, sicuro.

emo
igiardinidimarzo 18-05-15 23.27
nicolo ha scritto:
vorrei ripartire dall'inizio della discussione, anzi dal titolo.
A cosa servono.
Quanto di più soggettivo.
A me, nulla.
Mi rendo conto di vivere una condizione quantomeno poco condivisa.
Non ho bisogno di religione, non mi interessa.
Sono vivo, sono qui, e mi basta.
Ho degli obiettivi, e mi rendono sereno.
Ho la mia battaglia da combattere, che è quella di far diventare adulte due bambine.
Vivo quotidianamente la guerra di una bambina che potrebbe non camminare, potrebbe avere altri problemi serissimi e ha bisogno di me.
Ho vissuto innumerevoli volte la scena in cui mi dicevano che mia figlia piccola sarebbe quasi certamente morta.
Una notte col cellulare acceso sul comodino, sperando che non suonasse.
Non ho mai pregato, mai.
Non mi serviva.
Io ero lì.
Non serviva nemmeno sperare, non potevo nulla.
Ho passato un capodanno, il più bello della mia vita, accanto ad una incubatrice con una bimba che lottava, e che potevo toccare,
ma non accarezzare, perchè la sua pelle era troppo poco spessa, un chilo di peso, il doppio del peso alla nascita.

Ce la sta facendo, e ogni piccolo progresso è una emozione pazzesca.
Ma anche nei momenti difficili, non facevo altro che dirle, anche solo con lo sguardo:
io sono qui, qualsiasi cosa succeda, se te ne andrai, ti vorrò tutto il bene possibile finchè posso stare con te.

Se resterai, affronteremo tutto insieme.
Per me la vita è esserci, adesso, domani.

Niente altro.




Edited 18 Mag. 2015 0:17


nient'altro?

La fede ( e perciò i sacramenti) ti avrebbero fatto vivere le stesse sensazioni, gli stessi sentimenti e, in più, una pace interiore che li avrebbe resi ancora più sensibili e fecondi...

e Dio avrebbe accolto con più emozione il tuo anelito per la guarigione della tua (e sua) piccola...
anonimo 19-05-15 00.24
@ igiardinidimarzo
nicolo ha scritto:
vorrei ripartire dall'inizio della discussione, anzi dal titolo.
A cosa servono.
Quanto di più soggettivo.
A me, nulla.
Mi rendo conto di vivere una condizione quantomeno poco condivisa.
Non ho bisogno di religione, non mi interessa.
Sono vivo, sono qui, e mi basta.
Ho degli obiettivi, e mi rendono sereno.
Ho la mia battaglia da combattere, che è quella di far diventare adulte due bambine.
Vivo quotidianamente la guerra di una bambina che potrebbe non camminare, potrebbe avere altri problemi serissimi e ha bisogno di me.
Ho vissuto innumerevoli volte la scena in cui mi dicevano che mia figlia piccola sarebbe quasi certamente morta.
Una notte col cellulare acceso sul comodino, sperando che non suonasse.
Non ho mai pregato, mai.
Non mi serviva.
Io ero lì.
Non serviva nemmeno sperare, non potevo nulla.
Ho passato un capodanno, il più bello della mia vita, accanto ad una incubatrice con una bimba che lottava, e che potevo toccare,
ma non accarezzare, perchè la sua pelle era troppo poco spessa, un chilo di peso, il doppio del peso alla nascita.

Ce la sta facendo, e ogni piccolo progresso è una emozione pazzesca.
Ma anche nei momenti difficili, non facevo altro che dirle, anche solo con lo sguardo:
io sono qui, qualsiasi cosa succeda, se te ne andrai, ti vorrò tutto il bene possibile finchè posso stare con te.

Se resterai, affronteremo tutto insieme.
Per me la vita è esserci, adesso, domani.

Niente altro.




Edited 18 Mag. 2015 0:17


nient'altro?

La fede ( e perciò i sacramenti) ti avrebbero fatto vivere le stesse sensazioni, gli stessi sentimenti e, in più, una pace interiore che li avrebbe resi ancora più sensibili e fecondi...

e Dio avrebbe accolto con più emozione il tuo anelito per la guarigione della tua (e sua) piccola...
L'unica cosa che invidio a chi ha ancora la fede sono le loro incredibili doti telepatiche: sanno sempre cosa penserebbe e come si sentirebbe chiunque altro emo