MicheleJD ha scritto:
Io trovavo la bitimbricita’ del Sv2 molto intrigante…
Mi ricordavo addirittura tri-timbrico, sempre da editor, ma potrei sbagliarmi. Purtroppo (e qui sono d’accordo con Enzo Messina) soffre dello stesso “difetto” di Sv1, è sempre e solo molto aggressivo e, aggiungo io, i Rhodes con meno campanello non sono riusciti.
Tornando al Seventeen, quello che sto per scrivere non conta nulla e forse dovrei farmi una sana dose di c@771 miei, però mi pare una mossa strana.
Di per sè non ha niente che non va lo strumento, però mi pare che alla fine, seguendo strade diverse, faccia quasi tutto quello che fa Seven.
Anzi ha più locazioni di memoria e pesa meno e onestamente, sebbene non così affascinante esteticamente, sembra a occhio anche meglio rifinito.
E ancora, quanto si risparmia nella produzione se non si offrono tutti quei modelli fisici, che sono sí tanti, ma che sono una tecnologia proprietaria già sviluppata? Forse basta un hardware molto meno performante e questo fa molta differenza? Non ho idea.
Lo scrivo perché, vista così, sembra più un tentativo di correggere il tiro del Seven, piuttosto che un’offerta alternativa (e sia chiaro non ci sarebbe nulla di male).
Per fare un esempio pratico, se uno ha una blues band, o una cover band di musica anni 70, cosa lo spingerebbe a orientarsi su Seven, se il prezzo del Seventeen è molto inferiore?
Se fosse possibile offrire qualcosa in più (tipo la possibilità di splittare con un suono di basso e/o synth bass) per il Seven già gli si aprirebbero prospettive di utilizzo diverse e più ampie, lasciando al Seventeen il ruolo di piano elettrico duro e puro, finora egregiamente già coperto dal fratellone.
Solo riflessioni mattutine di uno che non sa nulla di vendite, studio del mercato e tanto meno delle dinamiche di Crumar. Che ne pensate? 🙂