paolo_b3 ha scritto:
Alla fine dei conti un analogico è una macchina che possiede una dignità di "strumento originale"
Esattamente.
paolo_b3 ha scritto:
Sampler e rompler sono palliativi che sfruttano le enormi potenzialità dell'attuale tecnologia informatica. Tuttavia sono decisamente efficaci, diciamo una "scorciatoia"
Certo, d'altronde se oggi un tastierista può permettersi di portarsi un set completo di suoni più disparati, senza dover assumere degli sherpa per portare pianoforti, synth, organi e quant'altro su un palco (e senza dover accendere un mutuo per la propria strumentazione), è grazie a queste "scorciatoie". Ben venga che esistono quindi. Ma soprattutto ben venga che è finita l'epoca in cui queste scorciatoie hanno fatto passare in secondo piano gli strumenti originali, com'è successo negli anni '90 quando i synth tuttofare basati su campioni hanno soppiantato le altre categorie di tastiere. Quello che stiamo vivendo per i synth è un periodo estremamente prolifico, anzi forse il più prolifico di tutti, c'è una gran scelta tra tastiere generaliste e strumenti molto specifici. Per non parlare poi di moduli e modulini vari.
Peccato che non lo sia altrettanto per la musica, vista la quantità di spazzatura musicale che ci circonda, ma questo è un altro discorso.
giosanta ha scritto:
Ma le mei considerazioni sono interne a questo discorso. Ovvero relative alla specificità del Prophet.
Come tutti gli strumenti di quel tipo, ha la sua personalità. Il fatto di non essere il più flessibile degli analogici è dovuto anche al suo essere stato il primo polifonico programmabile, quindi il buon Dave Smith ha dovuto fare dei compromessi tra flessibilità della catena di sintesi e costo/complessità elettronica dello strumento (parlo dell'originale del 1978 ovviamente). Lo stesso si applica ad un altro grande pioniere della categoria, l'Oberheim OB-X. In quanto a modulazioni è perfino meno flessibile del Prophet 5, è veramente basilare come architettura di sintesi, quindi la variabilità di quel che ci puoi tirare fuori è sempre all'interno di confini piuttosto definiti. Non parliamo poi del terzo concorrente della categoria all'epoca, il Jupiter 4. Quello addirittura di oscillatori ne ha solo uno (+ suboscillatore) e 4 voci di polifonia, quindi è ancora più limitato.
Quello che avevano questi synth in quanto a limitazioni tecniche lo compensavano con un suono grosso e presente, che li rendeva efficaci e soprattutto molto musicali anche con le patch più semplici.
Ecco diciamo che però ora, come ho detto in un altro post, secondo me sarebbe stato opportuno apportare qualche aggiunta alla catena di sintesi del nuovo Prophet. In primis nel modello a 10 voci consentire la bitimbricità, poi aggiungere un arpeggiatore che non fa mai male, e dare lo stesso set di forme d'onda ad entrambi gli oscillatori (la triangolare c'è solo sul secondo oscillatore). Sarebbero state aggiunte tecnicamente perfettamente fattibili, che non avrebbero intaccato la fedeltà verso lo strumento originale, ma nel contempo ne avrebbero espanso un po' le capacità.