wildcat80 ha scritto:
Possiamo dire quindi che la PWM è un hard sync a banda limitata?
No, sebbene con alcuni settaggi possano produrre risultati sonori simili, il meccanismo che sta dietro PWM, hard sync e crossmod è profondamente diverso. Elettronicamente la PWM la si ottiene con un comparatore, che è un tipo particolare di amplificatore operazionale che accetta in input due segnali, cioè il segnale su cui lavorare (
Vin) ed una tensione di riferimento (
Vref). Sono presenti altri due ingressi, di solito denominati
V+ e
V-, sui quali tipicamente si trova la tensione di alimentazione del circuito sul primo, e la massa (0 volt) o una tensione negativa sul secondo.
Sostanzialmente il lavoro che fa il comparatore è di sputare sull'uscita la tensione
V+ qualora quella del segnale in ingresso superi la tensione di riferimento, e
V- quando è inferiore. Ragionando in termini binari, sull'uscita si avrà 1 quando
Vin >
Vref e 0 quando
Vin <
Vref. Per questo si chiama "comparatore", perché confronta due segnali e ci dice se il primo ha una tensione maggiore del secondo oppure no.
Quindi, ponendo il nostro componente in un circuito alimentato a 10V (quindi
V+ = 10V), con il pin
V- collegato a massa (0V) e con la tensione di riferimento (
Vref) impostata a 5V, se su
Vin si mette una tensione di 7V si avranno 10V sull'uscita, perché
Vin >
Vref. Se su
Vin si mettono 3V in uscita si avranno 0V, perché
Vin <
Vref.
Le cose cominciano a farsi interessanti se in
Vin si mette un segnale alternato, quale la dente di sega in arrivo dal nucleo dell'oscillatore di un synth. Ponendo che la dente di sega oscilli nell'intervallo tra 0V e 10V, mettendo
Vref a 5V si otterrà in uscita dal comparatore una quadra della stessa frequenza della dente di sega in entrata. Se si mette
Vref a 7.5V, in uscita si otterrà la rettangolare al 75%. Se si fa oscillare
Vref, si avrà la PWM in movimento. E questo è quello che succede nel synth analogico, dove
Vref viene ricavato dalla posizione del parametro Pulse Width sul pannello, ed eventualmente modulato da inviluppi e/o LFO.
L'hard sync invece lavora in modo completamente diverso. Qui, l'oscillatore
slave viene continuamente resettato seguendo i cicli periodici del
master. Il reset viene fatto scaricando il condensatore di temporizzazione dell'oscillatore
slave alla stessa frequenza di quella dell'oscillatore
master, oltre che a quella dello
slave in se. Quindi, ponendo che le frequenze dei due oscillatori siano in rapporto di 3:4 (diciamo 300 Hz sul
master e 400 Hz sullo
slave), per ogni ciclo completo di dente di sega che riuscirà a completare l'oscillatore
master, lo
slave ne farà uno completo più 1/4 del secondo. Ma a quel punto lo
slave verrà resettato perché il
master ha compiuto il suo periodo di dente di sega, e sarà costretto a ricominciare.
Qui è rappresentato graficamente quel che voglio dire.
La cross mod è a sua volta un'altra cosa, qui la frequenza del segnale dell'oscillatore
slave è modulata dal segnale in uscita dal
master. Questa modulazione si ottiene applicando il segnale di uscita dall'oscillatore
master all'entrata
Pitch CV dello
slave. Per intenderci, quella è l'entrata che determina la frequenza (la nota) che dev'essere emessa dall'oscillatore, che è pilotata dalla tastiera del synth e da LFO/inviluppi. Di fatto la cross mod è una modulazione di frequenza.
Sui Roland JX, la PWM viene ottenuta giocando entro un determinato intervallo molto stretto con la seconda o la terza variazione della cross mod (non ricordo di preciso se la seconda o la terza), la quale è una combinazione di cross mod ed hard sync.