@ wildcat80
Noi, per tradizione il 2 novembre, mangiamo la zuppa di ceci, o ceci in zimino.
La ricetta è molto semplice.
Si può partire dai ceci da ammollare o dai ceci in barattolo: quest'ultima evenienza comunque non è da scartare.
La base è una variante del soffritto tradizionale genovese: cipolla, prezzemolo e qualche fungo secco (ammollato) tritati finemente. La versione completa non è propriamente vegetariana e prevede un mix di burro e midollo d'osso o schienali come grasso di cottura, e l'aggiunta di qualche acciuga dissalata.
Ma vogliamo essere vegetariani quindi solo prezzemolo bionda, prezzemolo e funghi secchi.
Si fa colorire e si aggiungono i ceci a insaporire.
A questo punto si aggiunge un mestolo di brodo vegetale e un mazzetto di bietole tagliate non troppo finemente.
Si aggiungono un paio di mestoli di salsa di pomodoro e si porta a volume con brodo vegetale.
Un quarto d'ora ed è pronta, deve restare piuttosto liquida e slegata, ovviamente aggiustata di sale e pepe a proprio gusto.
Ma, attenzione, lo zimino di ceci in realtà è una potente base per altre ricette: si può fare una minestra più ristretta e aggiungere del riso, oppure si può andare verso un abbinamento apparentemente meno usuale.
Nella nostra tradizione, questa base ceci/bietole/pomodori viene usata anche per piatti di mare: totani, calamari o seppie in zimino.
Nella preparazione, il primo passo (dopo il soffritto) è aggiungere i calamari (o totani o seppie) puliti e tagliati a pezzi non troppo fini, aggiungendo gli altri ingredienti appena si arricciano.
Da provare, top con quelli che chiamiamo totani gentili (calamaretti di stagione, pescati a inizio novembre).
Questa cosa del midollo osseo / schienali in una preparazione che può far da base ad un risotto, mi fa venire in mente il risotto col brodo delle ossa di maiale.
Sostanzialmente è la variante della nostra tradizione al Risotto alla Milanese (se Balla smettesse di parlare di Hammond e ci dedicasse qualche minuto
), e che in ogni caso ha in comune col blasonato risotto meneghino il fatto di essere un piatto della tradizione agricola della storia Italiana.
Quando si "faceva il porco", o si "scarnava il porco" o si faceva il "baccanale", ossia il giorno in cui si uccideva il maiale e si producevano alimenti per i mesi a venire, ed io da bambino ho avuto la fortuna di partecipare qualche volta come "spettatore mangiante", era tradizione per mezzogiorno (quindi circa a metà delle lavorazioni) fare un brodo con le ossa della schiena del maiale, brodo che naturalmente partiva non appena la colonna vertebrale del suino era stata scarnificata. Poi nel brodo si faceva bollire il riso e al termine, prima di servirlo, si incorporavano delle uova frullate. Le uova erano lo zafferano di noi agricoli romagnoli.
Ho anche provato la versione "moderna" con base cipolla bionda soffritta, portandolo a cottura con aggiunta di brodo di schiena di maiale, ma mantenendolo asciutto, e mantecandolo con uova, parmigiano e prezzemolo ed è decisamente un piatto gradevole. Quindi Wild non siamo tanto lontani in linea di principio...