@ MiLord
Tutto chiaro, ma noto che a volte, almeno ad orecchio, in un blues/jazz in FA alcuni musicisti utilizzano scale (lo so che non ti piace il termine ma credo ci si capisca ormai
) basate ovviamente sul FA. Spesso pentatoniche di FA ma con un gusto molto diverso da quelle usate nel classico blues. Maggiori e minori insieme. E fin qui ok.
Poi improvvisamente puff pentatonica o fraseggio in SIm! Almeno a memoria. Immagino sia per la questione del tritono.
Ma come esiste la relazione fra la tonalità fondamentale e il suo tritono, immagino ci siano altre relazioni, no? Fermiamoci alle pentatoniche che forse sono più alla base e le comprendiamo meglio.
Vedo che nel blues/jazz, per me è più facile parlarne, si usano pentatoniche sulla fondamentale. E altre pentatoniche o fraseggi derivati dalla tonalità fondamentale, da altre pentatoniche o comunque altre tonalità o modi. Tecniche di improvvisazione che spesso si ripetono nei vari artisti.
Su un blues/jazz in FA, (quindi non in FA SIb DO e basta) fermandoci soltanto alle pentatoniche, quali useresti o almeno su quali modi o tonalità resteresti?
Io FA minore alternata a FA maggiore, cromatismi sulle frasi che le rendono meno banali. A volte steps di accordi a intervallo di quarta. Suonate proprio come accordo oppure in arpeggio ascendente o discendente: DO FA SIb oppure FA SIb MIb e così via.
Sempre se hai voglia e tempo
Le pentatoniche sono una grande risorsa perché sono cantabili e si adattano a molte situazioni, inoltre essendo scale nate per sottrazione sono già un fraseggio (ecco perché molti se ne approfittano e si lanciano su e giù senza pietà).
Vedo che scrivi "maggiori e minori insieme", ma spero tu abbia presente che non sono intercambiabili sempre e comunque anche in un blues. Se siamo in un classico Blues in F, non credo che il tuo orecchio accetti di buon grado la pentatonica Maggiore di F quando sei sul IV (Bb7). O almeno devi fare attenzione a sostituire la nota LA con la nota LAb. Giusto? Diamolo per scontato.
Detto questo mi sembra di capire che il tuo problema sia quello di superare le pentatoniche in qualche modo.
Non ho ricette ma vorrei trasmetterti pochi concetti che mi hanno aperto un mondo (se per te sono scontati meglio per te).
FUNZIONI. Gli accordi non cascano da un pero, hanno una funzione e quella va capita e studiata, altrimenti quello che scriverò poi non ha alcun senso.
ACCORDI E SCALE SONO LA STESSA COSA: nel senso che un accordo è la presentazione per terze di una scala. È bene sempre pensare gli accordi che ti si presentano sviluppandoli fino alla tredicesima (che poi tu scelga o meno presentarli con voicing complessi è una scelta). La scala (e l'accordo) sono un insieme di note tra cui scegliere per costruire la tua idea.
ACCORDI DI DOMINANTE! Stando anche esclusivamente "dentro" l'armonia è lì che avviene il miracolo del jazz, il superamento delle scale maggiori, o minori, o "banali" pentatoniche. La facoltà di scegliere le proprie alterazioni per rendere il fraseggio più o meno di tensione rende la cosa molto interessante. Quindi studiare i vari accordi di dominante è importantissimo. In un blues I e IV ovviamente non sono veri accordi di dominante perché non cercano la soluzione, cioè spero sia chiaro che F7 in un blues in F è proprio il nostro I, non è V di niente. Però in un jazz/blues ci sono (o ce le puoi mettere tu!) un bel po' di dominanti secondarie.
PIÙ LA STRUTTURA ARMONICA È SEMPLICE, PIÙ SONO CHIAMATO A INVENTARE STRADE. Le strade per me sono le sostituzioni o comunque percorsi armonici che mi fanno creare tensione per poi andare a risolvere e a rassicurare l'ascoltatore. Per esempio, restando al blues in F, è vero che il nostro F7 non è dominante, ma siccome dopo c'è un Bb7, se io lo pensassi e lo rendessi dominante per un attimo, proprio prima di risolvere verso il Bb? Questo si fa spessissimo in tutti i pezzi tonali e nel jazz/blues, cioè si mette la dominante dell'accordo che seguirà. Detta così sembra una cosa stupida, ma non c'è modo di approfondire in questa sede. Però è un po', se vogliamo, la banalizzazione di quanto detto in precedenza da gente più preparata di me, solo che io la vedo in senso verticale (armonico) piuttosto che orizzontale (melodico). In ogni modo quando senti il musicista che da F mi passa "puff" al fraseggio in Bm c'è un motivo che lo ha probabilmente spinto a quella sostituzione e tutta la chiave sta nel QUANDO.
NON PENSARE AI MODI SE IL PEZZO NON È MODALE. Ok come frase è un po' estrema perché a volte conviene pensare a scale modali anche in ambito tonale, ma il più delle volte no. Mi spiego: se vedo Dm7 G7|Cmaj7 penso II V | I e non dorico, misolidio e ionico. Cioè, per dirla chiaramente, penso "sono in C!" e generalmente so che dove mi divertirò sarà su quel G7.
PENTATONICHE. Gira e gira si torna qui, perché sono una grandissima risorsa. Non solo in ambito tonale si possono far suonare in mille contesti, ma ti possono far svoltare l'approccio a un brano. Prendi un pezzo come All Blues che di fatto è un blues e saresti tentato di affrontarlo così, ok però prova a mettere qualche fraseggio basato sulla pentatonica maggiore di C e/o F sul primo accordo (G7), sei sul misolidio ma è molto meglio che suonare un misolidio a diritto e il suono diventa molto più "modale".
IL TIMING È PIÙ IMPORTANTE DELLE NOTE. C'è poco da aggiungere su questo.