Quando sei....inadeguato

vin_roma 19-07-17 13.09
Io penso che il jazz puoi studiarlo, eseguirlo, ma farlo no, come la canzone napoletana.
anonimo 19-07-17 13.41
@ benjomy
intanto sono passati 7/8 anni.....
emo
E il nasone guadagna emo
anonimo 19-07-17 13.58
@ zaphod
se ci fossero i thanks ne metterei uno a Luca per lo spunto che ci ha dato.
Discorso interessante, che si sta sviluppando bene.

Ora non sto a quotare questo o quell'altro, ma volevo fare un paio di considerazioni sulla didattica:
1) il jazz è difficile da insegnare, perché rispetto ad altri stili, ha numerose risposte ad una singola domanda; e le risposte, quando valide, hanno uguale dignità. Molto viene lasciato al gusto degli esecutori.
2) come tutte le cose, quando vengono insegnate da un graduato, sono più comprensibili. E' stato fatto l'esempio americano: beh, una scuola con musicisti diplomati, preparati, e soprattutto selezionati, sicuramente prepara meglio di una scuola con insegnanti bravi ma "fai da te". I musicisti bravi ci sono anche in Italia, alcuni insegnano, altri no, e quelli che insegnano si trovano a volte a dover formulare in parole concetti che nemmeno loro stessi hanno chiari: quando suonano, gli stessi concetti li applicano benissimo e in automatico: ma quando devono spiegarli, la situazione si complica...
3) L'America è la patria del jazz, ci sono tanti musicisti (30 milioni, detto da qualcuno... così tanti???) ma c'è spazio per tutti e soprattutto c'è un'altra mentalità. Qui in Italia i musicisti paiono farsi le scarpe a vicenda; una cosa che ho notato, in particolare con le cantanti: delle vocalist bravissime hanno schiere di allieve, e quando queste si diplomano non sanno cantare jazz. Certe sono proprio galline starnazzanti. Colpa dell'insegnante? Si, ma non perché non sia brava. Intanto, la selezione degli studenti porterebbe ad una drammatica riduzione delle allieve e quindi al rischio di chiusura del corso. Poi, far uscire dalla scuola una brava cantante, significherebbe avere una rivale sulla piazza. Magari sono io prevenuto. Ma ho collaborato con allieve di conservatori jazz che a volte cantavano meglio prima di entrare in conservatorio. A volte a pensar male...
Idee abbastanza condivisibili tranne una (dal mio punto di vista)

Il jazz non è particolarmente difficile da insegnare

Chi ha fatto la prova di andare a lezione da un insegnante che sa quello che fa può testimoniarlo

Quello che manca in Italia sono dei docenti con la preparazione specifica...ovvero mancano i "docenti dei docenti"
CoccigeSupremo 19-07-17 15.46
SimonKeyb ha scritto:
tanti bravi musicisti, pochissimi bravi insegnanti. solo cazzoni arroganti e saccenti

Avrei usato un'espressione diversa, ma chapeau emo emo
zaphod 19-07-17 15.53
Cyrano ha scritto:
Il jazz non è particolarmente difficile da insegnare

sono stato un po' sbrigativo, nella mia analisi, e questo può portare a fraintendersi.
Hai ragione, non è difficile insegnare il jazz, non più di quanto sia difficile, forse, portare un allievo al compimento degli studi conservatoriali. Il difficile (che poi è quello che intendevo io) non è preparare un allievo a non farlo sfigurare al cospetto di altri valenti musicisti, ma portarlo a dire qualcosa di proprio e di nuovo. La didattica (non solo quella musicale) porta a professionisti un po' uniformati, poi sta al singolo specializzarsi in ciò che più gli riesce meglio (non si può essere onniscenti), maturare, e inventare il nuovo. Quello che intendevo io, per difficile, è proprio questo: trovare un insegnante che prenda il meglio dello studente e lo aiuti a plasmarlo, a farlo crescere e a proporlo. Poco male se il percorso di studi non è ortodosso, magari un pianista negato nello stride può avere molto più beneficio a studiare direttamente un pianismo più moderno.
michelet 19-07-17 17.06
Sono talmente inadeguato che, da ormai un anno a questa parte, ho perfino rinunciato a suonare da solo, nel chiuso della mia stanzetta.
Facendo due veloci conti, la "crisi" è iniziata nell'ottobre del 2013, momento in cui volevo risistemare lo studio domestico (a quella data infatti risale un elaborato grafico eseguito con il CAD, dove avevo tracciato gli schemi dei collegamenti). Poi sono seguiti alcuni acquisti (compulsivi) di strumenti usati che mi hanno costretto a rivedere i suddetti schemi. Per vari motivi, non da ultimi gli impegni di lavoro che mi hanno tenuto lontano degli strumenti, tutto si è arenato. Nel frattempo suono solo uno strumento alla volta, visto che tutti gli altri sono sconnessi dalla rete elettrica e dal mixer o scheda audio, Nel 2016, raggiunta la consapevolezza che la console Proel PJWORK che avevo in uso non era adeguata, la regalo ad un amico ed incarico un falgename di realizzarne una su misura. Il mobile mi viene consegnato i primi di agosto dello stesso anno, ma da allora il mio entusiasmo di rimettere in piedi tutto è andato a farsi benedire.
anonimo 19-07-17 18.16
@ zaphod
Cyrano ha scritto:
Il jazz non è particolarmente difficile da insegnare

sono stato un po' sbrigativo, nella mia analisi, e questo può portare a fraintendersi.
Hai ragione, non è difficile insegnare il jazz, non più di quanto sia difficile, forse, portare un allievo al compimento degli studi conservatoriali. Il difficile (che poi è quello che intendevo io) non è preparare un allievo a non farlo sfigurare al cospetto di altri valenti musicisti, ma portarlo a dire qualcosa di proprio e di nuovo. La didattica (non solo quella musicale) porta a professionisti un po' uniformati, poi sta al singolo specializzarsi in ciò che più gli riesce meglio (non si può essere onniscenti), maturare, e inventare il nuovo. Quello che intendevo io, per difficile, è proprio questo: trovare un insegnante che prenda il meglio dello studente e lo aiuti a plasmarlo, a farlo crescere e a proporlo. Poco male se il percorso di studi non è ortodosso, magari un pianista negato nello stride può avere molto più beneficio a studiare direttamente un pianismo più moderno.
Questa è una gran bella osservazione...del resto, posso insegnare a chiunque a scrivere una fuga a quattro voci corretta, ma insegnargli a scrivere una bella fuga a quattro voci è un'altra cosa...

La capacità di far bella musica è un mix di talento innato, profondità emotiva, esperienze personali, cultura musicale (e generale)...
maxpiano69 19-07-17 19.06
Che bella questa discussione... mi viene voglia di salvare o stampare alcuni degli ultimi interventi sulla didattica e sul jazz in generale, parlo seriamente. emo
Arci66 19-07-17 20.48
@ anonimo
E il nasone guadagna emo
A tempo pieno c'è la fai....ho visto nascere un bassista con i controxxx in 3-4 anni dopo un'altro paio suonava con Nini Rosso, Carosone, etc etc.
Il Nasone però da come parla mi sembra uno che proprio se li guadagna...la competenza va pagata e con soddisfazione.
anonimo 19-07-17 21.14
@ Arci66
A tempo pieno c'è la fai....ho visto nascere un bassista con i controxxx in 3-4 anni dopo un'altro paio suonava con Nini Rosso, Carosone, etc etc.
Il Nasone però da come parla mi sembra uno che proprio se li guadagna...la competenza va pagata e con soddisfazione.
Si il nasone è bravo e soprattutto è un amante della musica.

Per quanto riguarda i tuoi esempi ci sono talenti che emergono in pochi anni tacci loro emo
vin_roma 19-07-17 21.25
@ anonimo
Si il nasone è bravo e soprattutto è un amante della musica.

Per quanto riguarda i tuoi esempi ci sono talenti che emergono in pochi anni tacci loro emo
Chi ha talento sviluppa in 3/4 anni, senza dubbio.
anonimo 19-07-17 22.01
Bisogna mettere in conto diciamo tre cicli di apprendimento (che si sovrappongono parzialmente)

1) tecnica pianistica e cultura musicale di base (dai 3 ai 5 anni)

2) basi di pianismo jazz (voicings, armonia avanzata, tecnica dell'improvvisazione, formazione del repertorio, esposizione, comping etc)...altri 2 annetti minimo

3) studi avanzati (trascrizione e analisi, arrangiamento, composizione, raffinamento della propria poetica etc)...tutta la vita
Arci66 19-07-17 22.34
@ anonimo
Bisogna mettere in conto diciamo tre cicli di apprendimento (che si sovrappongono parzialmente)

1) tecnica pianistica e cultura musicale di base (dai 3 ai 5 anni)

2) basi di pianismo jazz (voicings, armonia avanzata, tecnica dell'improvvisazione, formazione del repertorio, esposizione, comping etc)...altri 2 annetti minimo

3) studi avanzati (trascrizione e analisi, arrangiamento, composizione, raffinamento della propria poetica etc)...tutta la vita
Al punto 2) quel minimo è proprio minimo...minimo, va bene per i talenti che dicevamo.
Io mi sono fermato al 2.1, avevo deciso di cercare di campare con altro, non ero un talento ma un pianista amatoriale. E di paragrafi al punto 2) c'è ne sono molti da spazzareemo
Poi dopo dieci anni di letargo sono passato direttamente al mio punto 3) studio a uccello da autodidatta per tutta la vita emo...ma mi diverto sempreemo
Arci66 19-07-17 22.44
@ vin_roma
Chi ha talento sviluppa in 3/4 anni, senza dubbio.
Li c'era sicuramente del DNA del padre che suonava il contrabbasso nelle mitiche orchestre della RAI dei tempi..tu maestro sai di che parloemo
Poi ci sono anche i prodigi che nascono già ...sviluppatiemo
Dallaluna69 20-07-17 00.13
@ michelet
Sono talmente inadeguato che, da ormai un anno a questa parte, ho perfino rinunciato a suonare da solo, nel chiuso della mia stanzetta.
Facendo due veloci conti, la "crisi" è iniziata nell'ottobre del 2013, momento in cui volevo risistemare lo studio domestico (a quella data infatti risale un elaborato grafico eseguito con il CAD, dove avevo tracciato gli schemi dei collegamenti). Poi sono seguiti alcuni acquisti (compulsivi) di strumenti usati che mi hanno costretto a rivedere i suddetti schemi. Per vari motivi, non da ultimi gli impegni di lavoro che mi hanno tenuto lontano degli strumenti, tutto si è arenato. Nel frattempo suono solo uno strumento alla volta, visto che tutti gli altri sono sconnessi dalla rete elettrica e dal mixer o scheda audio, Nel 2016, raggiunta la consapevolezza che la console Proel PJWORK che avevo in uso non era adeguata, la regalo ad un amico ed incarico un falgename di realizzarne una su misura. Il mobile mi viene consegnato i primi di agosto dello stesso anno, ma da allora il mio entusiasmo di rimettere in piedi tutto è andato a farsi benedire.
'Azzo! E infatti è un anno che aspetto di vedere quel lavoro finito! E dai Michele, fai questo sforzo! Vedrai che dopo ti tornerà la voglia. A volte restiamo fermi anni per strani equilibri perversi dati dal lavoro, i partner, gli amici, i figli... Insomma, ci vuole qualcosa che risquilibri gli equilibri. E nel tuo caso si tratta di finire sto benedetto assemblaggio!! emo
vin_roma 20-07-17 00.30
@ Arci66
Li c'era sicuramente del DNA del padre che suonava il contrabbasso nelle mitiche orchestre della RAI dei tempi..tu maestro sai di che parloemo
Poi ci sono anche i prodigi che nascono già ...sviluppatiemo
Rosciglione...? emo

Ricordo Massimo Baxxxxxxx, mio compagno in conservatorio, cominciammo insieme e tutt'e due ci prendevamo libertà extra programmi, suonavamo spesso a due pianoforti, improvvisavamo, inventavamo ma già alla fine del primo anno mi stupiva per la fantasia e le costruzioni armoniche ...due, tre anni e cominciò a dire la sua, poco più che adolescente entrò nel giro brasiliano che Arbore aveva portato a Roma con Mandrake, Irio De Paula, Afonso Vieira... poteva diventare un dominatore della scena italiana ed europea, teneva testa a D' Andrea e Pieranunzi, era un portento ...si fermò a poco più di vent' anni perché oltre la musica "macinava" altre sostanze. Peccato, per lui e per noi, ma ho visto cosa vuol dire "essere portati" e quando lo si è non ce n' è per nessuno.
anonimo 20-07-17 08.46
Non ultima la questione dell' "immersione nel milieu culturale"

Ci sono tre elementi nel "fare musica":

1) competenza tecnico-teorica (ne abbiamo già parlato)

2) esigenze artistiche (ovvero "avere qualcosa da dire")

3) competenza culturale, ovvero vivere immersi nel "mondo della musica" e, nello specifico, nel mondo del jazz

Purtroppo se non sei professionista passi la tua giornata con la mente piena di altri pensieri, altre riflessioni, altre sfide, altre esperienze

Invece la completezza artistica si ottiene quando le nostre giornate sono piene di ascolto, riflessione, studio, vita comune con altri musicisti...
maxpiano69 20-07-17 09.03
@ anonimo
Non ultima la questione dell' "immersione nel milieu culturale"

Ci sono tre elementi nel "fare musica":

1) competenza tecnico-teorica (ne abbiamo già parlato)

2) esigenze artistiche (ovvero "avere qualcosa da dire")

3) competenza culturale, ovvero vivere immersi nel "mondo della musica" e, nello specifico, nel mondo del jazz

Purtroppo se non sei professionista passi la tua giornata con la mente piena di altri pensieri, altre riflessioni, altre sfide, altre esperienze

Invece la completezza artistica si ottiene quando le nostre giornate sono piene di ascolto, riflessione, studio, vita comune con altri musicisti...
Verissimo, la (1) da sola é assolutamente sterile senza le altre due che peró purtroppo sono appannaggio completo solo di chi fa il musicista a tempo pieno, gli altri (come il sottoscritto e credo molti altri musicisti per diletto o seconda attivitá) devono fare di necessitá virtú ed accettare che la differenza poi si veda anzi si senta...
anonimo 20-07-17 09.32
@ maxpiano69
Verissimo, la (1) da sola é assolutamente sterile senza le altre due che peró purtroppo sono appannaggio completo solo di chi fa il musicista a tempo pieno, gli altri (come il sottoscritto e credo molti altri musicisti per diletto o seconda attivitá) devono fare di necessitá virtú ed accettare che la differenza poi si veda anzi si senta...
Purtroppo il gap che divide l'amatore, anche se ottimo, dal "professionista" è proprio l'aspetto "culturale"
maxpiano69 20-07-17 09.37
@ anonimo
Purtroppo il gap che divide l'amatore, anche se ottimo, dal "professionista" è proprio l'aspetto "culturale"
Hai ragione, ma come dici tu quando hai un lavoro competamente diverso che ti assorbe gran parte del tempo ma soprattutto della mente, devi fare buon viso a cattivo gioco e della cultura musicale raccogliere le briciole che puoi quando puoi... (o...cambiare lavoro...)