In parte sì, in parte no.
E' vero che lo scenario che hai descritto è "romantico" o emozionante che dir si voglia (e in effetti non sarebbe male provarlo).
Dall'altro è che l'esplorazione spaziale non ha praticamente nulla di romantico: è tutta tecnologia, calcoli, ingegneria, incognita, rischio.
Ma mi piace pensare che quei 12 uomini spaziali che hanno calcato il suolo lunare (18 considerati gli uomini che restavano a bordo dell'orbiter) abbiano saputo ritagliarsi anche dei momenti di poesia in quello che stavano facendo.
Che non è una missione.
E' qualcosa di più di una missione.
Rischiosa, certo.
Ma anche unica, inconcepibile, inimmaginabile.
Quando vedo foto come
QUESTA mi faccio sempre l'ennesima domanda:
[c]"Cosa stavano provando quegli uomini dinnanzi a tutto questo?"
"Ammirazione, poesia, bellezza... oppure angoscia, ansia, timore, nel sapersi così lontano da casa?"[/c]
Non deve essere facile conservare la poesia quando sei chiuso dentro un bidone di latta di 3 metri x 3, e questo bidone è l'unica cosa che separa la tua vita dall'infinito.
Perchè questa è una missione spaziale.
E' il portarsi un micropezzetto di Terra (acqua, cibo, aria) dentro un bidone a zonzo nello spazio, e in quel momento la tua Terra è rappresentata solo da quel bidone di latta.
Intorno a te il nulla assoluto, solo buio, freddo, silenzio, radiazioni, assenza di vita.
Ci vogliono grandi uomini e grandi menti per affrontare una cosa del genere.
E' per questo che porto un grande rispetto per tutti costoro che hanno osato fare una cosa del genere.
E al tempo stesso un'invidia.
L'invidia di aver visto e provato cose che a parole è impossibile descrivere.