@ MadDog
Lorenzo_83 ha scritto:
Si infatti per quanto riguarda gli strumenti prima citati, all'epoca (prima della venuta del pianoforte), non si teneva conto di questo, nel senso che la musica era molto libera, e non si teneva conto della differenza tra staccato, legato, piano, forte ecc.
Ne fanno fede i vecchi manoscritti dei compositori più celebri, quali Bach, Mozart e via discorrendo(già ai tempi di Beethoven le cose cambiavano) nei quali non c'è divisione ritmica (battuta o misura).
Non è assolutamente vero, guarda gli autografi di Bach e Mozart e ne riparliamo!
Piuttosto non v'erano segni dinamici.
Tuttora nelle edizioni recenti di musiche per clavicembalo, spesso non vi sono alcuni segni di accenti, dinamiche, legature (non di valore) o altro, proprio perché non era cultura!
Nel senso: non ce n'era bisogno della dinamica di volume.
I pochi accenti che rimanevano (staccato e tenuto), non era necessario scriverli: l'esecutore sa(peva) dove inserirli, generalmente a nota intera o portata era per quella in battere, staccati per quelli in levare.
Minchia.....
Meno male che ci sei tu ad essere più informato...anch'io ho detto un'eresia, è che ho studiato ste cose un po di tempo fa e in questo periodo ho la testa tra le nuvole (per via del troppo lavoro)ed ho detto una c....a.
Infatti la battuta al tempo di bach era scritta eccome, con tanto di unità di tempo. Basta prendere le versioni della Urtext per avere gli spartiti bacchiani e mozartiani senza dinamiche e segni di abbellimenti.
No la questione dell'unità di tempo si deve ricondurre ancora prima negli anni, ai tempi del canto gregoriano dove il tempo non veniva chiamato o considerato come tale, ma esistevano i "pedali", i quali davano un'unità di tempo approssimativa, ma la musica era molto libera (pensare al
chirieleison)