Il Trail della paura.
Paura di non arrivare pronto, paura di non riuscire a partecipare, paura di fare quella salita col bagnato, paura di fare quell'altra discesa sul bagnato...
Piogge intense tutta la settimana, un paio di giorni di tregua, con vento, sono felicissimo: ho un personale di 1 h 34' da battere. 10 km 400D+ con una cronoscalata intermedia che a tratti sarebbe da ferrare, il dislivello è tutto lì. Tempo di percorrenza CAI 45 minuti. Personale 26, ok sono due passi diversi, io conto sempre di andare a circa il doppio della velocità escursionistica.
Invece piove tutta la notte, le previsioni staccano di brutto, le precipitazioni dovevano essere modeste (0.7 mm nelle ore di gara), invece piove per davvero.
Ieri sera ero un po' preoccupato, tanto che avevo installato la faretra porta bastoncini sullo zaino.
Colazione alle 7. La solita, aggiungo una wasa extra. Un bicchierone d'acqua alle 7.30, uno dopo un'ora, ed esco. Arrivo e decido di non portare i bastoni. Mai provati in allenamento su questo tracciato, non si improvvisa. Da lì, parte la mia gara perfetta. Gara con me stesso, non ho velleità, per me correre è salute e psicoterapia assieme. Gara perfetta. Parto nel gruppo al mio passo, vorrei regolarmi solo con la frequenza cardiaca ma il bagnato manda in pappa lo smartwatch, che segna da subito frequenze cardiache incompatibili con la vita: 190 BPM in partenza
così decido di utilizzare il metodo antico per essere sicuro di fare i primi 4.7 km in zona 2: quando sorpasso o vengo sorpassato scambio due parole. Arrivo al ristoro in temperatura perfetta, succhio un paio di fette di arancia e bevi un bicchiere e varco il cancello della crono.
Un fiume di fango. Salgo di buon passo ma dopo poco la traccia diventa impraticabile, per cui mi muovo ai lati della traccia sull'erba. Sorpasso un po' di gente, aiuto un paio di persone a rialzarsi, arrivo ad un punto in cui fra fango e vento l'unico modo per superare il passaggio è strisciare per qualche metro. Sul crinale, in fortissima pendenza, col fango e il vento forte non c'è altra soluzione.
Arrivo in cima al colle del Diamante e subito giù per la pietraia dei 14 tornanti, una discesa che non amo neanche sull'asciutto. Uno mi sorpassa, ma mi sembra di andare forte.
Altra salita, meno impegnativa ma più fangosa, si sale comunque meglio rispetto al Diamante, arrivo in vetta al Fratello Maggiore sorseggiando un gel come pianificato, scendo al Fratello Minore con calma e poi mi lancio come un assassino sulla Nuova Strada dei Forti, circa un 3 km tirati a cannone, ho staccato il gruppo, posso fare un breve tratto di recupero di passo per scendere sulla madre di tutte le discese, la Diretta dello Sperone, dove lo scorso anno, con l'asciutto, mi hanno passato una decina di concorrenti. Scendo al massimo delle possibilità, arrivo attorno al km 9.5 trovando la forza di accelerare in salita e di sorpassare a pochi metri dal traguardo 3 concorrenti. Arrivo incredulo tagliando a 1 h 32' 33": due minuti in meno del test, fatto con l'asciutto e condizioni ideali!
Sono felicissimo, corro al ristoro dove ci aspettano birra e focaccia... Dopo essermi rinfocillato, guardo uno a caso e gli dico "sai che ripartirei?".