noname ha scritto:
ma nessuno scrive chi sono, se sono vaccinati, malati, l'importante è creare caos
Ogni mese esce il report dell'Iss, di più non si può fare.
Sapete cosa si fa in occasione di un decesso ospedaliero?
Viene compilata tutta una modulistica che fondamentalmente consiste in una comunicazione all'anagrafe comunale, e di concerto la comunicazione ISTAT che raccoglie un minimo di dati anamnestici.
Sulla comunicazione di morte, che non è la constatazione di decesso, è riportato il dato relativo alle malattie infettive.
Questo si fa entro le 24 ore.
Dopodiché viene compilata la SDO, che è la scheda di dimissione in cui vengono indicate le patologie e i trattamenti eseguiti in maniera dettagliata.
La chiusura delle SDO non è una cosa che viene fatta in tempo reale, per dire da noi tutta questa burocrazia veniva e viene tutt'ora fatta da medici volontari provenienti da reparti soggetti a riduzione delle attività ordinarie per l'emergenza, perché il personale dei reparti COVID non ha il tempo materiale di dedicarsi a questa mole di burocrazia.
Di conseguenza il dato del giorno relativo alla mortalità non può essere così dettagliato: la stratificazione epidemiologica avviene in un secondo momento.
Peraltro stavo riflettendo su un aspetto statistico che in realtà è molto rilevante.
Più passa il tempo, più gente muore, e di conseguenza le popolazioni di partenza sono in riduzione.
Essendo che i decessi più o meno, numericamente, sono circa il 50% vaccinati e il 50% no, l'erosione delle popolazioni è nettamente più alta sulla popolazione non vaccinata, di conseguenza, più passa il tempo più la mortalità relativa sale nel gruppo dei non vaccinati, perché sono sempre meno e ne muoiono sempre di più.
Ora con tutta la pazienza del mondo, è così difficile ammettere che la mortalità nei due gruppi non è paragonabile?
Non voler prendere in considerazione il dato statistico ma solo quello numerico puro è follia: ogni terapia viene valutata su base statistica, perché è l'unico strumento che permette di descrivere in maniera oggettiva un evento, e l'efficacia di una terapia, come la sua inefficacia, sono eventi dimostrabili.
Quindi se si parla di morti la statistica non va bene perché non fa vedere che i numeri sono uguali, se si parla delle miracolose terapie domiciliari di cui non esiste uno straccio di raccolta di dati la statistica non serve perché le terapie domiciliari funzionano benissimo, se si parla invece di effetti collaterali dei vaccini invece la statistica è proprio quello che serve, così come per l'efficacia dei nuovi farmaci.
Ora occorre che un certo numero di persone là fuori facciano la pace col cervello, e accettino il fatto che l'unico strumento utile ad analizzare l'andamento della pandemia e i risultati delle varie terapie è la statistica, che se 50 muoiono e sono vaccinati e 50 muiono e non lo sono, questo ha un significato enorme, così come lo sono i dati relativi agli effetti collaterali dei vaccini, ai morti dopo vaccino, e che le terapie per le quali non si ha alcun dato statistico non possono essere minimamente prese in considerazione.
Io domani potrei iniziare a scrivere che i miei pazienti COVID guariscono con dei clisteri di aglio.
Ci credereste? Sì, un mucchio di gente probabilmente ci crederebbe, in barba a qualsiasi logica, perché la gente crede a Povia, dimenticandosi completamente che questa malattia nel 99% dei casi è veramente un'influenza che passa da sola.
E torniamo alla statistica: 99% influenza, 1% malattia severa. Statisticamente allora non c'è da preoccuparsi? No, perché è un'influenza che contagia 5 milioni di persone a botta, se non di più.
Però Povia è guarito con i FANS e la lattoferrina.
E i milioni di persone che hanno preso al massimo un paracetamolo o un'aspirina e sono guariti dove li mettiamo?