@ vin_roma
Nella mia piccola esperienza in live l'AWM2 "spinge" un casino, nel senso che il suono si comprende sempre in tutti i dettagli. È rozzo, antico, ma potente, ricco e controllabile.
guarda: giusto poco tempo fa mi è capitata in mano la registrazione di un live che feci 18 anni fa con un quartetto funky-blues; una registrazione ben fatta, non multitraccia ma si sente molto bene. Allora avevo il P-200 Yamaha, con suoni AWM bi-layer, che oggi sarebbero imbarazzanti, in particolare i Rhodes... ebbene, dalla registrazione dici: "mica male!" Sono rimasto basito.
Questo per dire: la suonabilità è tutto,
per l'esecutore. Ma per l'ascoltatore è importante l'intelligibilità, che non va di pari passo con l'espressività di uno strumento. Noi, con un buono strumento ci esprimiamo meglio, e questo meglio esce, sotto forma di ispirazione, bei colori, belle note. Ma l'altro capo, chi ascolta, nel marasma di un mix le nuances non le sente nemmeno. Si perdono proprio.
Con questo non voglio dire che va bene tutto, perchè altrimenti mi sarei tenuto il P200, mentre nel frattempo sono arrivati Nord Stage, Kronos e ultimo il CP1. Nel frattempo sono cresciuto anch'io e le ingenuità espressive del P200 non mi andrebbero assolutamente più bene. Ma in certi contesti (non il mio, che suono sempre in trii- quartetti) un suono meno dettagliato può avere la stessa dignità di uno maggiormente dettagliato. Il discorso di "bucare il mix" è questo, ritengo: esemplificando sui miei P200 e CP1, il P200 vale il 20% del CP1 come suoni. Ma se suonassi in band rumorose, di quel 20% del P200 "passerebbe" tutto, del CP1 passerebbe un... 30%, 40% ? Sono ipotesi, stime fatte quasi a caso. Ma spiegano perchè suoni non attualissimi hanno forse ancora una ragion d'essere, pur se contestualizzata.