@ giosanta
stesgarbi ha scritto:
E poi, mi domando, quale sarebbe la "scorrettezza"? Visto che siamo in un paese libero, lo strumento che uno mette sul mercatino è suo e se lo vende come gli pare e piace.
E così faccio io: lo strumento è mio e me lo vendo come mi pare.
"Scorretto" perché una postilla del genere mi pare poco rispettosa di un musicista/appassionato/collega che sia interessato ad un certo strumento ma si trovi ad una distanza tale da non poter considerare il ritiro a mano.
"Stupido" perché in questo modo si riduce il bacino d'utenza interessato quindi la possibilità di vendita.
Naturalmente parlo della decisione in generale, non mi riferisco al singolo caso.
Ovvio che poi ciascuno si regola come più gli aggrada, come giustamente sottolinei e ci mancherebbe altro.
Tutto qui.
Però bisogna tenere in considerazione i rischi connessi con la vendita a distanza. Ne abbiamo lette di tutti i colori, di gente che in perfetta buona fede, invia a proprie spese strumenti di un certo valore e poi, a causa di corrieri maldestri, l'acquirente si trova in mano lo strumento fracassato. L'anno scorso un mio amico ha venduto il suo Motif XS7 ad un tizio che, la cosa non è del tutto chiara, ha addossato la responsabilità al corriere di averlo danneggiato. (la nostra ipotesi, invece, è che avendo voluto andare a ritirarlo di persona, l'abbia fatto cadere - ma non abbiamo prove). Il danno era piuttosto grave, perché essendo caduto, pur imballato, l'impatto aveva danneggiato uno dei fianchetti e sul display era comparso un alone piuttosto vistoso. Per fortuna sulla spedizione era stata fatta un'assicurazione che, dopo un nutrito scambio di mail con il corriere, l'anticipo delle spese di riparazione da parte del venditore, la minaccia di adire a vie legali, si è risolta positivamente.
Ecco, posso dire che dopo aver vissuto indirettamente un'esperienza simile, non spedirò mai uno dei miei strumenti né in Italia, tantomeno all'estero.