Bob_Braces ha scritto:
Certo, mi riferivo anche agli strumenti storici, e mi chiedevo appunto per quale motivo uno ai giorni nostri dovrebbe accontentarsi di un'architettura così semplice con tutte le possibilità che offre il mercato, a maggior ragione trattandosi di cloni e non essendoci nemmeno la "scusa" feticistico / collezionistica di possedere il blasone degli originali.
Perché magari uno è un tastierista nel senso più classico del termine, gli serve che faccia bene "quei" suoni la senza andare troppo oltre, ed è interessato più a suonare che a sperimentare.
Ne abbiamo l'esempio guardando cosa fanno i tastieristi delle grandi band milionarie (ma anche di quelle meno grandi). Prendiamo un Matt Johnson dei Jamiroquai: difficilmente lo sentirai usare suoni arzigogolati e psichedelici. Lui una volta che ha suoi lead (alcuni un po' particolari ma mai senza sconfinare troppo nello sperimentale), i suoi brass, i suoi pad, qualche basso e via dicendo, è a posto per fare dischi e concerti. Difficilmente in un grande concerto o in un album di musica pop/rock/jazz/funk/blues/eccetera sentirai suoni che sembrano provenire dall'oltremondo, evolventi e con continue modulazioni di questo-e-quello, anche perché sarebbero difficilissimi da inserire in un arrangiamento tipico di quei generi. E la maggior parte dei tastieristi suona in questi generi.
Altro esempio, di recente vicino a casa mia si è esibito Cory Henry con la sua band. Tra l'armamentario a tasti che c'era sul palco, oltre all'ovvio Hammond che troneggiava in mezzo alla scena, ad un Roland VP-770 per il vocoder e ad un pianoforte digitale (credo fosse un Roland RD-qualcosa), c'erano anche un Moog che credo fosse stato un Little Phatty, e l'altro tastierista aveva un Prophet 6. Da quei due analogici ho sentito solo lead, brass e pad, niente di più. Però quei suoni, pur nella loro semplicità, sputati fuori da quei due strumenti suonavano di brutto.
I suoni psichedelici e fantascientifici, quelli per cui serve un synth con molta flessibilità a livello di archiettura, li puoi sentire da chi fa elettronica sperimentale, oltrettutto spesso questi musicisti non sono nemmeno tastieristi classici (e, senza togliere niente a costoro, non saprebbero nemmeno suonare come un tastierista perché gli manca la tecnica). E chi vuole sperimentare non si prende l'UB-Xa. Ma nemmeno l'OB-X8, nemmeno gli originali degli anni '80. Si prende un Arturia Matrixbrute, un Novation Summit (OK è ibrido, ma sempre di quella famiglia di strumenti stiamo parlando), magari un Moog Muse o, se ha i soldi un Moog One. E questo restando nell'ambito degli analogici o quasi-tali, se andiamo nel digitale poi non c'è storia, il ventaglio di scelta si allarga talmente tanto da risultare perfino difficile orientarsi.