SimonKeyb ha scritto:
Cmq parli di P5 e ModelD come macchine travagliate però sono anche tra gli analogici storici più diffusi ancora in mano a molti appassionati
Che abbiano avuto una gestazione travagliata non significa che non siano comunque diventati strumenti di successo. E poi sono strumenti di assoluto valore storico, il Minimoog è stato il primo synth "per le masse", il Prophet 5 il primo polifonico a controllo digitale. Sfido che gli appassionati li hanno ancora in mano o se li comprano e rivendono per cifre molto alte.
SimonKeyb ha scritto:
qualcuno l'ho anche conosciuto negli anni e non me ne parlava in modo apprensivo da darmi l'idea che fossero oggetti rognosi (tipo il tuo JP8)
Come tutti gli analogici, richiedevano un certo impegno per poter essere usati correttamente, per esempio l'essere accesi parecchio prima di essere usati per stabilizzare l'intonazione. I problemi sorgevano quando le condizioni ambientali cambiavano, cosa tutt'altro che infrequente durante un concerto su un palco, questo faceva si che necessitassero di una riaccordata. La comparsa della funzione Auto-Tune, dal Prophet 5 in poi, ha semplificato parecchio la vita dei tastieristi in concerto.
Anche con gli sbalzi di tensione gli analogici non ci vanno mica tanto d'accordo, perché al loro interno ci sono parecchie tensioni di riferimento usate nella catena analogica ed un'alimentazione instabile le fa fluttuare. Gli alimentatori lineari che usavano all'epoca sono in grado di gestire gli sbalzi solo fino ad un certo punto, e quando questo punto viene oltrepassato lo strumento si comporta male. Sappiamo tutti come un palco possa essere la fiera degli sbalzi di alimentazione elettrica.
Nulla di ansiogeno, ma sono fattori di cui i musicisti dovevano tenere conto. E gli appassionati oggi questi strumenti li tengono al sicuro in studio, in condizioni ambientali ed elettriche controllate e questo fa si che siano molto meno rognosi di quando usati fuori sui palchi.
Il mio Jupiter 8 era rognoso per un semplice motivo: era un synth di 36 anni d'età al quale non è mai stata fatta manutenzione. E quando l'ho aperto la prima volta dentro ci ho trovato residui di foglie ed aghi di pino, quindi o è stato usato spesso all'aperto e reso soggetto a sbalzi di temperatura e umidità, o ha passato anni chiuso in un posto che probabilmente non era il massimo in quanto a pulizia e condizioni ambientali. Nulla di sorprendente quindi che abbia avuto qualche rogna, robe peraltro comunissime in tutti i synth analogici con quegli anni sulle spalle. Ma quando erano nuovi, i Jupiter 8 erano considerati tra i poly analogici più affidabili, le testimonianze e recensioni dell'epoca positive in questo senso ed il fatto che tra l'81 e l'85 lo si è visto veramente su un sacco di palchi ne sono la prova.
SimonKeyb ha scritto:
Ora tralasciando questo discorso, rimasi colpito dal pdv tattile, la sensazione di qualità che si ha toccando un Prophet e un Jupiter l'ho avuta a favore del primo sotto ogni aspetto nonostante fosse molto più vissuto (li andavo a trovare in un negozio di Vicenza a fine anni 2000, ti dico solo JP6
Tu hai provato il Jupiter 6, non l'8. Il Jupiter 6 effettivamente ha dei controlli che sanno un po' di economico, sebbene comunque siano affidabili. Dal punto di vista tattile anche a me non fanno impazzire e questo tra l'altro è un aspetto a cui spesso è stato dato risalto nelle recensioni dell'epoca, nonché spesso punto di discussione al giorno d'oggi.
Il Jupiter 8 da questo punto di vista è un'altra cosa. Slider e pomelli hanno un feeling molto più solido, al pari di un Prophet 5, ed i pulsanti restituiscono una sensazione tattile molto più gradevole di quelli del 6.
Il Prophet può risultare più gradevole in virtù del case di legno, mentre mettendo le mani su un Jupiter si ha l'impressione di toccare solo un pezzo di metallo. Però è metallo solido, compatto e ben costruito.