@ bertoro
Figurati: non sono il Vangelo, anzi. Si tratta solo di un punto di vista discutibilissimo. Personalmente, ritengo che la composizione sia una materia molto soggettiva. Ho avuto maestri che mi hanno rimbrottato perché hanno avuto una visione troppo rigida sulle regole del contrappunto, mentre altri che mi hanno concesso una maggior flessibilità (esempio false relazioni di tritono). Sempre dal mio punto di vista, scrivere un contrappunto applicando le rigide regole comporta ad ascoltare sonorità alle quali non siamo abituati. Ormai, la musica viene analizzata più dal punto di vista dell'armonia (visione verticale e quindi sequenza di accordi) anziché delle melodia (visione orizzontale, ossia contrappuntistica, vale a dire l'arte di condurre più melodie contemporaneamente) abbiamo perduto molto del sapere dei grandi contrappuntisti del passato. Aggiungo inoltre che, ormai, la nostra cultura musicale si fonda sostanzialmente sul sistema tonale: io stesso da studente faticai non poco a dover educare l'orecchio alla musica fondata sul sistema modale (proprio perché vivevo una percezione errata che suonasse male). Bach, è andato oltre a questo: sicuramente i suoi contrappunti sono pieni di errori (errori che secondo gli antichi contrappuntisti sono assolutamente da evitare), ma come spesso detto dai miei maestri (cosa che condivido), sono errori che si permettono perché si ricerca anche che il brano suoni bene. Secondo altri studiosi invece, è bene l'approccio ad un contrappunto più flessibile, ma solo dopo aver digerito bene le regole classiche rigide. Questo perché si ritiene che, chi sia in grado di scrivere una bella cosa adottando regole rigide, è sicuramente in grado di scrivere un capolavoro in un ambito più flessibile. Ciò detto, ho apprezzato molto lo sforzo di rimaneggiare il Contrappunto I dell'Arte della Fuga, opera nata proprio a scopo didattico, come se Bach avesse voluto lasciare un proprio testamento su come un soggetto possa essere elaborato in N. combinazioni. Tornando al tema del TOPIC, personalmente, verso la fine del brano, avrei cercato di riportare ( magari al basso che è più semplice) il tema "aggravato" in modo tale da poter contrappuntare sopra le altre voci fino ad arrivare al c.d. "stretto" che chiude la fuga. Alla fine, anche scrivere musica è questione di esercizio: con il tempo si perfezionano alcuni passaggi e si raggiunge una padronanza determinata anche dall'esperienza fondata sui propri errori. Non demordere e come già detto, quando avrai raggiunto una certa padronanza, cimentati sul contrappunto incompleto dell'Arte della Fuga: trovo che sia un capolavoro. Mi piace credere che Bach abbia di proposito lasciato incompiuto questo esercizio, come a voler stimolare chiunque a terminarlo. Non è un caso che sia rimasto incompiuto dopo che ha esposto il terzo soggetto della fuga con le note Si bemolle; la; do; si bequadro (che nella notazione tedesca si legge B-A-C-H) che contrappunta sul tema principale e sul secondo soggetto (roba da pelle d'oca)! Ciao e buon lavoro.
Commenti assai centrati. Mentre i polifonisti rinascimentali avevano a mente esclusivamente la condotta delle parti - e le armonie che ne risultavano erano in un certo senso “casuali”, fatta salva la forza irresistibile della sensibile che trascinava tutto verso il movimento cadenzante - noi abbiamo una sensibilità ineluttabilmente condizionata dal senso tonale.
Bach, per così dire, si pone in mezzo a queste due sensibilità.