@ lucabbrasi
ciao, ieri sono andato in sala prove per un refresh con gli altri. E appena entro...tac!, te vedo un Rhodes Mark 1. Ho incominciato a fare versi scomposti, manco avessi visto la Canalis nel calendario (più precisamente quando s'aggiusta il reggicalze...). Sbavavo a più non posso...è da sempre da me considerato LO strumento, ed erano decenni che non ci mettevo mani sopra. Per la verità manco mi ricordavo come fosse. Vabbè, finita l'eiaculatio, faccio le prove e non gli dò più occhiata. Poi non so, alla fine rimetto a posto le mie cose, e...forse perchè ho tirato su un fader sul mixer ma scopro che è acceso.
La cosa che mi ha sorpreso e forse deluso è la tastiera: veramente particolare, un misto tra semipesata e gomma, un ritorno stranissimo. E il suono...boh, forse mancava il suo preampli, il suo phaser, una corretta amplificazione...ahò fatto sta che non ho sentito alcuna differenza tra l'emulazione della mia WS e l'originale. Sono andato via abbacchiato. O sto diventando sordo, o mi ero fatto troppe pippe oniriche...
Non esiste. Quello che tu hai suonato è uno strumento dal nobile lignaggio ma probabilmente fuori specifiche. Su 20, uno buono, nato bene, mantenuto bene, settato bene forse (ma forse) lo trovi, altrimenti la sensazione che hai avuto tu è quella che chiunque avrebbe avuto. Scommetto che era scuro, senza dinamica, lento e disomogeneo, un classico.
Guarda, qualche settimana fa sono andato in studio a registrare e oltre a un bello Steinway, ho usato un MkI del ‘75, stesso anno del mio. Ma ti assicuro che tra quello lí e il mio c’è come tra tromb… ehm fare l’amore e stare a guardare.
E non è vero che serve chissà che per farlo suonare, se é messo bene e settato bene va alla grande anche con una DI. Viceversa, se esce male puoi metterci i migliori pre, o gli ampli esoterici che ti pare, ma non esce, punto.
Dovete capire che questi strumenti a un certo punto della storia si facevano in serie, rapidamente e a mano! Non c’era né la cura costruttiva che si ha per un piano acustico, né la precisione della macchina. Quindi quasi tutti i Rhodes che trovate in giro, oltre a essere vecchi, usurati e non curati da persone preparate non hanno mai raggiunto il loro potenziale già in partenza (in pratica quelli veramente belli gli venivano per culo, oppure grazie alla meticolosità di qualche tecnico assemblatore come il mitico Buzz Whatson, poi prontamente licenziato).
Quelli che si ascoltano nei dischi invece sono strumenti frutto di selezione, sono quelli personali degli artisti importanti, oppure i due o tre più belli che si affittavano alle case discografiche (tipo il mitico “e”). Curati e mantenuti da tecnici cazzutissimi, alcuni dei quali impegnati nella stessa progettazione dello strumento. Questi Rhodes qui erano quasi sempre registrati il diretta sul banco, gran bei mixer per carità, ma nessuna catena audio segreta.
La morale è: si fa presto a dire Rhodes…