La doppia rotazione nel metodo Taubman

artemiasalina 28-10-21 13.28
Quando ho iniziato io, l'insegnate dell'epoca faceva mettere la monetica sulla mano ed io non dovevo farla cadere...altro che rotazione del polso!
Poi, dopo anni e con altro insegnante, frequentai un corso di perfezionamento pianistico, del grande e purtroppo defunto Maestro Mario Feninger, che invece portava in giro questa tecnica avveniristica dove i polsi, ed anche il corpo, seguivano quello che si stava suonando. Ad esempio, suono con le mani vicine? Il corpo va leggermente indietro. Viceversa, se sto suonando con le mani molto distanziate, il corpo leggermente in avanti. Rotazione dei polsi e tutto il resto.
Tutto questo era racchiuso sotto il nome della tecnica di Busoni.
Grande pianista e uomo il Maestro Feninger, con il quale mi son scritto varie lettere (quelle cartacee) fino a perdere poi i rapporti con gli anni.
Purtroppo venni a sapere che si era spento non molto tempo fa.

Tecnica di Busoni
Mario Feninger
benjomy 28-10-21 13.50
@ WTF_Bach
Il metodo Taubman prevede che, anche nelle sequenze lineari (do-re-mi-fa-sol) invece di “spalmare” l’intero segmento su un unico movimento rotazionale (dal pollice al mignolo) ogni nota venga preparata da una controrotazione (nel senso opposto al moto generale).

Perché?

Alcuni sostengono - ed io non sono completamente d’accordo - che ciò sia inutile, in quanto a velocità sostenute non ci sarebbe tempo per fare questi movimenti così sofisticati.

La ragione non è, a mio avviso, quella di creare - come sostiene la Golandsky - una sorta di “memoria inconscia” di carattere non meglio precisato, ma piuttosto quella di evitare che le dita si abituino ad essere “trascinate” dal movimento della mano, agendo come una sorta di “corpo morto”, un mero elemento passivo di trasmissione dell’intenzione.

La doppia rotazione addestra le dita a saper essere parte attiva e cosciente - senza, ben s’intende, l’obbrobrio dell’articolazione “a martelletto” - del gesto generale che tramuta l’intenzione in suono.

Anche se nell esecuzione “reale” non verrà eseguita alcuna doppia rotazione, ogni dito, pazientemente addestrato a produrre il suono attraverso movimenti rotazionali del polso, conserverà la capacità di percezione propriocettiva dello schema motorio, rimanendo “vivo” e attivo nella produzione del suono: non un “pezzo di legno” che trasmette la rotazione del polso, ma un’antenna flessibile e duttile che “sente” il tasto e ritrasmette all’esecutore il feedback necessario ad un’esecuzione veramente consapevole.
molto interessante.. non consocevo la golandsy ma ascolterò...
poi esiste il genio e la follia ... la postura di glenn gould per esempio...
d_phatt 28-10-21 14.17
@ artemiasalina
Quando ho iniziato io, l'insegnate dell'epoca faceva mettere la monetica sulla mano ed io non dovevo farla cadere...altro che rotazione del polso!
Poi, dopo anni e con altro insegnante, frequentai un corso di perfezionamento pianistico, del grande e purtroppo defunto Maestro Mario Feninger, che invece portava in giro questa tecnica avveniristica dove i polsi, ed anche il corpo, seguivano quello che si stava suonando. Ad esempio, suono con le mani vicine? Il corpo va leggermente indietro. Viceversa, se sto suonando con le mani molto distanziate, il corpo leggermente in avanti. Rotazione dei polsi e tutto il resto.
Tutto questo era racchiuso sotto il nome della tecnica di Busoni.
Grande pianista e uomo il Maestro Feninger, con il quale mi son scritto varie lettere (quelle cartacee) fino a perdere poi i rapporti con gli anni.
Purtroppo venni a sapere che si era spento non molto tempo fa.

Tecnica di Busoni
Mario Feninger
Bellissimo documento quello che hai linkato.
d_phatt 28-10-21 14.41
@ Asterix
Ci sono alcuni principi generali nella tecnica pianistica, ma poi ogni mano è diversa, quindi è importante che l'allievo segua con fiducia il maestro e il maestro abbia le idee chiare su cosa vuole ottenere e come ottenerlo.
I principi generali sono: usare il giusto peso, non irrigidire, spostare il peso, non suonare solo con le dita, ma accompagnarle con i movimenti del polso, del braccio, del tronco, respirare liberamente.
Poi succede che magari uno studente suona troppo "molle" allora gli fai fare degli esercizi per la forza delle dita, ma non vuol dire che stai seguendo la scuola di Mozzati.
Per me il cuore della tecnica pianistica è la naturalezza dei movimenti e il il fatto che le dita debbano SEMPRE essere attive, il che non vuol dire che debbano faticare o articolare tanto, ma sono il punto di contatto col tasto, il fulcro su cui ruota tutto il movimento.
Spesso ci si concentra molto sulla forza delle dita quando bisognerebbe ricordare che un tasto del piano si abbassa con un peso di 70 grammi.
Serve piuttosto la prontezza nel premere il tasto, ma anche nel rialzarlo, gli esercizi di "forza" per le dita non servono se non c'è indipendenza o interdipendenza.
Ciao Asterix,
Tra l'altro devo ancora reperire un libro di Sandor di cui una volta parlasti. Non me lo farò sfuggire...
zaphod 28-10-21 16.14
Asterix ha scritto:
Spesso ci si concentra molto sulla forza delle dita quando bisognerebbe ricordare che un tasto del piano si abbassa con un peso di 70 grammi.

Sono d'accordo che la forza non è tutto. Però quello dei 70 grammi è un discorso fuorviante, perchè vero è che il tasto si abbassa, ma noi vogliamo anche che il pianoforte emetta un suono! Quindi la pressione esercitata deve essere mediamente maggiore. Secondo me (mai verificato, vado a spanne) si possono superare tranquillamente i 500g per dito, durante un'esecuzione.
d_phatt 28-10-21 16.41
Aggiungo al discorso una considerazione generale sul discorso del rilassamento che può sembrare banale, e in effetti lo è, ma non lo era per me all'inizio e ho visto che non lo era per varie persone (anche non musicisti) con cui ho parlato.

Per saper rilassare una cosa...per sapere cosa c'è fisicamente da rilassare...quella cosa bisogna saperla contrarre. Soprattutto per "individuarla".

Per esempio il discorso spalle. Mi succede a volte, quando sono particolarmente teso per qualche motivo, o a volte quando torno a toccare il pianoforte dopo un periodo di assenza, di faticare un po' a scioglierle. In quei casi non sempre ci riesco subito, o sono molto bloccate o una mezza cosa...
Allora ho trovato (ma sarà un trucco vecchissimo sicuro, però l'ho scoperto da solo su di me) che mi aiuta molto tirarle su al massimo, verso l'alto, per poi rilassarle di colpo e lasciarle cadere giù. Già dopo una sola ripetizione va molto meglio, anche se a volte lo ripeto. Tutto questo ovviamente senza suonare, con le mani lontane dalla tastiera.
Mi aiuta, tanto che ho preso l'abitudine di farlo anche quando non c'è ne bisogno, anche se se sono già sciolto o se sono lontano dal pianoforte e dal suonare in generale.

Magari può aiutare qualche allievo che non capisce cosa vuol dire "lasciar andare le spalle".
Asterix 28-10-21 16.55
@ zaphod
Asterix ha scritto:
Spesso ci si concentra molto sulla forza delle dita quando bisognerebbe ricordare che un tasto del piano si abbassa con un peso di 70 grammi.

Sono d'accordo che la forza non è tutto. Però quello dei 70 grammi è un discorso fuorviante, perchè vero è che il tasto si abbassa, ma noi vogliamo anche che il pianoforte emetta un suono! Quindi la pressione esercitata deve essere mediamente maggiore. Secondo me (mai verificato, vado a spanne) si possono superare tranquillamente i 500g per dito, durante un'esecuzione.
Giustissimo! Solo che non direi "500g per dito" ma "500g SULLA punta del dito", il dito si muove veloce, con anche poca forza, e trasferisce il peso di mano, braccio, spalla, etc...
WTF_Bach 28-10-21 16.55
@ zaphod
Asterix ha scritto:
Spesso ci si concentra molto sulla forza delle dita quando bisognerebbe ricordare che un tasto del piano si abbassa con un peso di 70 grammi.

Sono d'accordo che la forza non è tutto. Però quello dei 70 grammi è un discorso fuorviante, perchè vero è che il tasto si abbassa, ma noi vogliamo anche che il pianoforte emetta un suono! Quindi la pressione esercitata deve essere mediamente maggiore. Secondo me (mai verificato, vado a spanne) si possono superare tranquillamente i 500g per dito, durante un'esecuzione.
Credo che la velocità a cui il tasto si abbassa (e quindi la velocità con cui il martelletto colpisce la corda) sia più importante del peso che ci si mette sopra.
maxpiano69 28-10-21 17.36
d_phatt ha scritto:
Allora ho trovato (ma sarà un trucco vecchissimo sicuro, però l'ho scoperto da solo su di me) che mi aiuta molto tirarle su al massimo, verso l'alto, per poi rilassarle di colpo e lasciarle cadere giù. Già dopo una sola ripetizione va molto meglio, anche se a volte lo ripeto. Tutto questo ovviamente senza suonare, con le mani lontane dalla tastiera.
Mi aiuta, tanto che ho preso l'abitudine di farlo anche quando non c'è ne bisogno, anche se se sono già sciolto o se sono lontano dal pianoforte e dal suonare in generale.

Magari può aiutare qualche allievo che non capisce cosa vuol dire "lasciar andare le spalle".


Stesso "trucco" che mi è stato insegnato da un pianista da cui ho preso lezioni di piano jazz qualche anno fa, funziona emo
maxpiano69 28-10-21 17.37
@ WTF_Bach
Credo che la velocità a cui il tasto si abbassa (e quindi la velocità con cui il martelletto colpisce la corda) sia più importante del peso che ci si mette sopra.
Giusto, non a caso in inglese e nel MIDI si parla di "velocity", ma la velocità è anche funzione della forza che si applica e per quanto tempo.
zaphod 28-10-21 18.02
Asterix ha scritto:
Solo che non direi "500g per dito" ma "500g SULLA punta del dito", il dito si muove veloce, con anche poca forza, e trasferisce il peso di mano, braccio, spalla, etc...

hai ragione emo

WTF_Bach ha scritto:
Credo che la velocità a cui il tasto si abbassa (e quindi la velocità con cui il martelletto colpisce la corda) sia più importante del peso che ci si mette sopra.

il mio era effettivamente un discorso molto semplicistico, che teneva solamente conto del peso che grava sul tasto nella frazione di secondo in cui si trova fondo corsa, ma hai ragione: se il peso (fosse anche 1kg) lo applico lentamente, il tasto non suona comunque. Dipende dalla velocità di affondo del dito, unitamente al peso di cui parla Asterix.
E' una combinazione dei due fattori. Giusta puntualizzazione emo