@ Dallaluna69
Sì, certo.
Ma perché dici che non viene applicata?
Applicano parecchio di peggio.
Chi é interessato alla cronaca giudiziaria sa perfettamente che quando in un processo si cerca di far valere le attenuanti generiche in un processo che veda come parte lesa una donna, immediatamente cominciano gli stracciamenti di vesti e la santimonia femminista.
Un caso é veramente emblematico.
Sappiamo tutti che, dopo la convenzione di Istanbul, le dichiarazioni della parte lesa sono asseverate da presunzione di veridicità, e quindi fanno prova sino a che la controparte non ne dimostri la infondatezza o la scarsa credibilità.
Ovvero, per i meno addentro, se la parte lesa dichiara che tizio la ha aggredita, le sue sole parole
debbono essere considerate dal giudice come prova. Non occorre altro, non servono certificati, testimonianze, prove materiali: la parte lesa afferma che Tizio la ha aggredita, e ciò é sufficiente.
L'unica strategia difensiva che resta all'imputato, se non é in possesso di solide prove che dimostrino che non avrebbe potuto compiere il fatto perché, mettiamo, nel momento specifico si trovava altrove, é cercare di dimostrare l'inattendibilità della parte lesa.
In un famoso processo per violenza sessuale, ove l'unica prova in possesso del pubblico ministero erano le dichiarazioni della parte lesa, questa fu la strategia difensiva dell'imputato: dimostrare che la parte lesa aveva più di una volta tenuto atteggiamenti e rilasciato dichiarazioni che ne mettevano in forte dubbio l'attendibilità.
L'imputato fu assolto.
Immediatamente si scatenò un linciaggio mediatico contro gli avvocati dell'imputato e contro i giudici, accusati di aver "passato al setaccio" la vita della sedicente parte lesa e di aver "fatto passare la vittima per colpevole".
Mentre invece si trattava del fatto che la difesa avesse esercitato l'unico diritto possibile di fronte ad una norma giuridica, quella della probatorietà presuntiva delle dichiarazioni della parte lesa, che é quanto di più antigiuridico esista.
Oggigiorno esistono senz'altro uomini violenti che picchiano ed uccidono senza porsi problema, e lo fanno sia con donne che con uomini: questi debbono essere puniti col massimo della severità.
Esistono uomini che, dopo pesanti e continue provocazioni, cedono all'ira e picchiano o addirittura uccidono: costoro dovrebbero essere puniti in maniera più lieve dei precedenti, ma spesso invece vengono a loro accomunati e puniti come se avessero agito per motivi futili ed abietti.
Poi vi sono donne che non esitano a denunciare i loro uomini per supposte violenze e maltrattamenti, forti solo della loro parola (che come abbiamo visto fa prova); quasi sempre vincono, e mandano un innocente in galera.
Ma quelle rare volte in cui perdono, nessuno chiede loro di pagare il conto e nessun pubblico ministero le incrimina per falsa testimonianza o calunnia.