il contrario di ignoranza è curiosità

WTF_Bach 07-09-21 12.54
@ emidio
Come un sasso lanciato in uno stagno, un argomento come questo propaga onde più grandi e sempre più lontane dal centro… e di questo sono felicissimo: è un piacere leggervi e imparare da ognuno di voi.
Ma credo che il senso del mio intervento non sia stato del tutto colto… È lapalissiano che nella lingua italiana il contrario di “ignoranza” NON sia “curiosità”: la mia voleva essere -ovviamente - una provocazione letteraria, per arrivare al vero senso del discorso, che sta tutto nel fatto che il vero ignorante, ancora più di colui che non sa, è soprattutto colui che non vuole sapere. Colui che di fronte alla novità, o ciò che trascende le proprie conoscenze acquisite, vede l’errore.
Eh colui che non si rende conto che, per quanto ne sappia, c’è sempre da imparare, si auto-preclude il miglioramento.

Ma questo non significa che chi sa contare fino a quattro, e si sta impegnando a contare fino a cinque, sia meno ignorante di chi sa risolvere le equazioni di terzo grado, almeno in campo matematico.

E questa riflessione ha un corollario importante, anzi due: il diffondersi del relativismo più soggettivo e della mancanza di rispetto verso chi le cose le sa.
emidio 07-09-21 13.47
WTF_Bach ha scritto:
Eh colui che non si rende conto che, per quanto ne sappia, c’è sempre da imparare, si auto-preclude il miglioramento.

assolutamente d'accordo.
WTF_Bach ha scritto:
Ma questo non significa che chi sa contare fino a quattro, e si sta impegnando a contare fino a cinque, sia meno ignorante di chi sa risolvere le equazioni di terzo grado, almeno in campo matematico.

certo che no, ci mancherebbe. E' una questione di forma mentis, o - meglio ancora - di atteggiamento verso ciò che non si conosce; il saper contare sino a quattro e mettersi a imparare il cinque è solo una "parabola", il cui senso è che potrebbe essere ignorante (verso ULTERIORE conoscenza) anche chi sa risolvere le equazioni di terzo grado e per questo crede di sapere tutto. Anche la stessa matematica non è "finita", così come è accaduto per la fisica quantistica che - di fatto - ha stravolto le regole conosciute della fisica "classica". Probabilmente, almeno agli inizi della scoperta, ci sarà stato qualche illustre accademico che avrà detto che la fisica era quella classica, e che non sarebbe potuta esistere alcuna regola al di fuori di questa. Così come capita in tutti i campi del sapere umano: "digerire" una nuova scoperta non è cosa da tutti. E' l'atteggiamento che ho definito "curiosità" che - a mio parere - fa davvero la differenza.
WTF_Bach ha scritto:
E questa riflessione ha un corollario importante, anzi due: il diffondersi del relativismo più soggettivo e della mancanza di rispetto verso chi le cose le sa.

E siamo ancora d'accordo, però occhio che la mancanza di rispetto può essere un problema reciproco: dell'ignorante (in senso letterale) verso chi le cose le sa; oppure della persona colta, ma non così colta da essere onnisciente, verso chi è andato oltre le sue (pur copiose) conoscenze.
Ed è proprio qui il senso del mio post.
Sappiamo ciò che sappiamo.
Non sappiamo ciò che ancora non sappiamo (che quindi potremo sapere).
Non sappiamo ciò che non sappiamo e non vogliamo sapere (che quindi non sapremo mai).
WTF_Bach 07-09-21 14.52
@ emidio
WTF_Bach ha scritto:
Eh colui che non si rende conto che, per quanto ne sappia, c’è sempre da imparare, si auto-preclude il miglioramento.

assolutamente d'accordo.
WTF_Bach ha scritto:
Ma questo non significa che chi sa contare fino a quattro, e si sta impegnando a contare fino a cinque, sia meno ignorante di chi sa risolvere le equazioni di terzo grado, almeno in campo matematico.

certo che no, ci mancherebbe. E' una questione di forma mentis, o - meglio ancora - di atteggiamento verso ciò che non si conosce; il saper contare sino a quattro e mettersi a imparare il cinque è solo una "parabola", il cui senso è che potrebbe essere ignorante (verso ULTERIORE conoscenza) anche chi sa risolvere le equazioni di terzo grado e per questo crede di sapere tutto. Anche la stessa matematica non è "finita", così come è accaduto per la fisica quantistica che - di fatto - ha stravolto le regole conosciute della fisica "classica". Probabilmente, almeno agli inizi della scoperta, ci sarà stato qualche illustre accademico che avrà detto che la fisica era quella classica, e che non sarebbe potuta esistere alcuna regola al di fuori di questa. Così come capita in tutti i campi del sapere umano: "digerire" una nuova scoperta non è cosa da tutti. E' l'atteggiamento che ho definito "curiosità" che - a mio parere - fa davvero la differenza.
WTF_Bach ha scritto:
E questa riflessione ha un corollario importante, anzi due: il diffondersi del relativismo più soggettivo e della mancanza di rispetto verso chi le cose le sa.

E siamo ancora d'accordo, però occhio che la mancanza di rispetto può essere un problema reciproco: dell'ignorante (in senso letterale) verso chi le cose le sa; oppure della persona colta, ma non così colta da essere onnisciente, verso chi è andato oltre le sue (pur copiose) conoscenze.
Ed è proprio qui il senso del mio post.
Sappiamo ciò che sappiamo.
Non sappiamo ciò che ancora non sappiamo (che quindi potremo sapere).
Non sappiamo ciò che non sappiamo e non vogliamo sapere (che quindi non sapremo mai).
E sopratutto sappiamo che, per quanto uno ne sappia a pacchi, quello che sa è pur sempre una fazione di ciò che si può sapere.
paolo_b3 07-09-21 15.01
emidio ha scritto:
Sappiamo ciò che sappiamo.
Non sappiamo ciò che ancora non sappiamo (che quindi potremo sapere).
Non sappiamo ciò che non sappiamo e non vogliamo sapere (che quindi non sapremo mai).

Ecco, però un limite alla propria conoscenza secondo me è meglio darselo.
zaphod 15-09-21 11.07
@ emidio
ciao ragazzuoli,
mi capita (purtroppo) non di rado di partecipare a discussioni che mi riportano alla mente uno dei più grandi insegnamenti che mio padre mi regalò quando ero bambino.
Mi disse che il vero ignorante non è colui che sa contare sino a quattro; può essere semplicemente una persona che sino a quel momento non ha avuto modo di studiare oltre. E lo capisci dal fatto che se qualcun altro dice cinque, quella persona rimane estasiata da questo numero che prima non conosceva, e fa di tutto per impararlo.

Il vero ignorante è chi - sapendo contare fino a quattro - se tu gli dici cinque ti risponde: hai sbagliato.

Il senso di queste parole è chiaro: la sapienza (che solitamente viene vista come il contrario naturale di ignoranza) è invece qualcosa di "finito": si può studiare tutta la vita, ma non è possibile fisiologicamente conoscere tutto di tutto: ci sarà sempre qualche argomento, o qualche parte di argomento, in cui ci sarà sempre qualcun altro maggiormente ferrato di noi. Non solo: gli oggetti del sapere sono in continua EVOLUZIONE; non esiste campo in cui il sapere non evolva o persino - in molti casi - non muti. E' per questo che aggiornarsi anche e soprattutto nel proprio settore è vitale quanto tutto ciò che si è già imparato.
Per questo credo che il vero contrario di "ignoranza" sia "curiosità" (di sapere). Solo partendo dall'umiltà di Socrate (io so di non sapere) si può davvero conoscere, a prescindere dagli studi compiuti.
Quindi: si possono conseguire anche 10 lauree e 10 diplomi al Conservatorio, ma rimanere fossilizzati nei limiti delle conoscenze già acquisite senza mai trascenderle, pensando che "sia sbagliato" o "che non esista" ciò di fatto semplicemente non conosciamo (per giunta credendo di conoscerlo), fa di noi comunque degli ignoranti.
mi ritrovo molto in quello che dici, perchè è quello che cerco di insegnare ai miei figli: non è il titolo di studio che ti qualifica (umanamente), non è il fatto di non sapere. E' il fatto di non voler sapere, di non volere uscire dal proprio orticello, di credere di avere la verità in mano quando là fuori c'è un mondo di cui non sappiamo nulla. Porsi domande, metterci in discussione è quello che ci rende umani. Di più: ascoltando gli altri, diventiamo umani migliori; possiamo prendere il buono dalle altre persone e farlo nostro, così come possiamo percepire il cattivo negli altri, riconoscerlo come tale, e dunque evitarlo.
Una curiosità, che conferma quanto asserisce Emidio: io ho una laurea; uno dei miei migliori amici, mio coetaneo, ha la terza media, ed è una delle persone con cui dialogo più volentieri, perchè ha una bella testa, la mente aperta a novità e non smette mai di approfondire argomenti che lo interessano.
anonimo 17-09-21 18.22
E l'inverso di tutto questo è:

Hai/avete sbagliato?
Cosa?
Avete sbagliato e basta.
Cosa?
Non è affare tuo.
Perché? Se ho sbagliato qualcosa fammelo sapere che evito di sbagliare in futuro e posso ampliare le mie conoscenze.
Ma cosa te ne frega di saperlo? Ecc..

Ecco, questo mi manda letteralmente in bestia.
mima85 17-09-21 19.48
@ anonimo
E l'inverso di tutto questo è:

Hai/avete sbagliato?
Cosa?
Avete sbagliato e basta.
Cosa?
Non è affare tuo.
Perché? Se ho sbagliato qualcosa fammelo sapere che evito di sbagliare in futuro e posso ampliare le mie conoscenze.
Ma cosa te ne frega di saperlo? Ecc..

Ecco, questo mi manda letteralmente in bestia.
Mi ricorda un po' il professore di matematica/fisica che avevo alle superiori, quando studiavo per diventare informatico. Una richiesta di dettagli sul perché certe cose andassero fatte in un certo modo e non in un altro normalmente seguiva questo copione:

- "'Sore (in Ticino non diciamo "prof" ma "'sore/'soressa"), ma come mai questa cosa si fa così?"
- "Eh... perché è così e basta, cioè è chiaro no...? È così!"

Oltrettutto non di rado era pure piuttosto stronzetto, non per niente era uno dei professori con la reputazione più bassa in quella scuola tra noi allievi. Fuori dalla scuola invece a quanto pare era il classico amicone della birra, la classe parallela alla mia l'ha avuto come accompagnatore alla gita di fine anno e tutti sono rimasti stupiti di quanto fuori dalle mura scolastiche si fosse comportato in modo amichevole, come se si fosse trattato di due persone diverse.
anonimo 19-09-21 08.09
@ mima85
Mi ricorda un po' il professore di matematica/fisica che avevo alle superiori, quando studiavo per diventare informatico. Una richiesta di dettagli sul perché certe cose andassero fatte in un certo modo e non in un altro normalmente seguiva questo copione:

- "'Sore (in Ticino non diciamo "prof" ma "'sore/'soressa"), ma come mai questa cosa si fa così?"
- "Eh... perché è così e basta, cioè è chiaro no...? È così!"

Oltrettutto non di rado era pure piuttosto stronzetto, non per niente era uno dei professori con la reputazione più bassa in quella scuola tra noi allievi. Fuori dalla scuola invece a quanto pare era il classico amicone della birra, la classe parallela alla mia l'ha avuto come accompagnatore alla gita di fine anno e tutti sono rimasti stupiti di quanto fuori dalle mura scolastiche si fosse comportato in modo amichevole, come se si fosse trattato di due persone diverse.
Mi pare uno di quei casi in cui uno, consapevole di agire male (come insegnante), cerchi di recuperare fuori (amicone della birra) per bilanciare la sua immagine. La reputo comunque una cosa non positiva, perché meglio sarebbe stato lavorare sulla propria consapevole scontrosità.
mima85 19-09-21 12.03
@ anonimo
Mi pare uno di quei casi in cui uno, consapevole di agire male (come insegnante), cerchi di recuperare fuori (amicone della birra) per bilanciare la sua immagine. La reputo comunque una cosa non positiva, perché meglio sarebbe stato lavorare sulla propria consapevole scontrosità.
Non so se sia consapevolezza di essere un cattivo insegnante o più semplicemente una mentalità del tipo "a scuola devo essere stronzo per farmi rispettare (che è sbagliato) mentre fuori posso rilassarmi". Conoscendo il personaggio propendo più per questa teoria, perché non mi sembrava il tipo che si facesse troppi problemi per i suoi pessimi metodi di insegnamento.

Era anche piuttosto giovane, quindi molto acerbo in quanto ad esperienza di insegnamento, spero che con gli anni sia maturato e sia diventato un insegnante migliore.
paolo_b3 19-09-21 12.30
@ mima85
Non so se sia consapevolezza di essere un cattivo insegnante o più semplicemente una mentalità del tipo "a scuola devo essere stronzo per farmi rispettare (che è sbagliato) mentre fuori posso rilassarmi". Conoscendo il personaggio propendo più per questa teoria, perché non mi sembrava il tipo che si facesse troppi problemi per i suoi pessimi metodi di insegnamento.

Era anche piuttosto giovane, quindi molto acerbo in quanto ad esperienza di insegnamento, spero che con gli anni sia maturato e sia diventato un insegnante migliore.
Io ho incontrato insegnanti che non davano risposte perchè non erano in grado.

Esempio:
"Prof ci potrebbe spiegare la tal cosa?"
"Ok dateci prima un'occhiata sul libro e poi ve la spiego"

Alla lezione successiva
"Prof allora ci può spiegare la tal cosa?"
"No perchè voi non ci avete nemmeno guardato sul libro"

Per me non la sapeva e non aveva voglia di prepararsela.
mima85 19-09-21 14.28
paolo_b3 ha scritto:
Per me non la sapeva e non aveva voglia di prepararsela.


Certo molto probabilmente è così. Da quello che ho capito lui è un ingegnere allora riciclatosi ad insegnante di matematica e fisica, che conosce le applicazioni pratiche della matematica ma non conosce a fondo i meccanismi che ci stanno dietro.
paolo_b3 20-09-21 08.21
@ mima85
paolo_b3 ha scritto:
Per me non la sapeva e non aveva voglia di prepararsela.


Certo molto probabilmente è così. Da quello che ho capito lui è un ingegnere allora riciclatosi ad insegnante di matematica e fisica, che conosce le applicazioni pratiche della matematica ma non conosce a fondo i meccanismi che ci stanno dietro.
Palo: insegnante di disegno meccanico, che all'epoca prevedeva i cosiddetti studi di fabbricazione, ossia definire le procedure ed i costi della realizzazione del "progetto".
Quindi si sconfinava in argomenti non prettamente legati al disegno, ma che un ingegnere dovrebbe aver studiato, probabilmente molti anni prima...
anonimo 20-09-21 10.53
@ mima85
paolo_b3 ha scritto:
Per me non la sapeva e non aveva voglia di prepararsela.


Certo molto probabilmente è così. Da quello che ho capito lui è un ingegnere allora riciclatosi ad insegnante di matematica e fisica, che conosce le applicazioni pratiche della matematica ma non conosce a fondo i meccanismi che ci stanno dietro.
stessa tipologia dei docenti che ho avuto io, laureati in fisica che spiegavano algoritmi ma non erano in grado di fare connessioni con la programmazione: non si capiva quasi nulla.