@ giosanta
Scusate se mi aggancio, esulando probabilmente dal contesto esatto, ma vorrei approfittare delle vostre competenze.
Perché un compositore decide una tonalità piuttosto che un'altra?
Ad esempio la maggioranza degli spartiti che ho sottomano, perdipiù scritti da pianisti come Bill Evans, Errol Garner ecc., sono in Eb, che per il piano non è propio il massimo della comodità (ma tuttavia io rispetto per un fatto didattico).
Motivi tecnici? Non sono veramente tutte uguali? Altro?
Grazie
1) Innanzitutto quando si scrive per orchestra vanno tenute presenti le estensioni ed i registri timbrici degli strumenti. Scrivere in una data tonalità, specie per alcni strumenti che hanno estensioni relativamente ristrette e registri timbrici ben differenziati (pensate allo
chalumeau del clarinetto) fa la differenza.
2) Per quel che riguarda il jazz, non dimentichiamo che gli standards nascevano come canzoni, quindi l'estensione vocale della voce "obbligava" molto nella scelta della tonalità; inoltre, essendo tali canzoni spessissimo parte di musicals, l'interprete di ogni singolo brano aveva un registro ben definito (tenore, soprano, contralto etc).
3) In ultima istanza, c'è chi fa delle riflessioni di psicoacustica, che riassunte in soldoni affermano che le tonalità più diesate vengano percepite come più brillanti e quelle bemollizzate come più morbide e cupe.