@ mima85
Ecco a voi
la nuova, folle frontiera del consumismo.
In breve: Amazon fa anche da magazziniere per i negozianti che si servono del suo sterminato negozio on-line e che dovessero voler usufruire di questo servizio. Se i prodotti rimangono in giacenza per più di tot tempo per Amazon non sono più redditizi, e quindi per ogni giorno/settimana/mese/quelchel'è in più di tempo di stoccaggio applicano una sovratassa ai negozianti che mantengono i loro prodotti nei centri logistici dell'azienda.
Ad un certo punto i costi diventano insostenibili per i negozianti, al che Amazon offre due alternative: riprendersi indietro i prodotti pagando una sorta di "penale" piuttosto salata
(EDIT: no, non c'è nessuna penale, ho capito male io si tratta semplicemente delle spese di rispedizione che sono alte), oppure distruggerli a basso costo, e per "basso costo" s'intende proprio stracciato, la proverbiale offerta che non si può rifiutare. È facile capire quale sia l'alternativa scelta più di frequente dai negozianti stretti in questa morsa.
TV, computer, giocattoli, libri, CD/DVD, supporti di memoria in genere, elettrodomestici vari, tutti articoli
nuovi ed ancora perfettamente imballati vengono buttati via e distrutti. Questo non si può nemmeno definire "usa e getta" perché manca la parte "usa". È direttamente produci e getta. Non dal produttore al consumatore, ma dal produttore direttamente alla discarica. Quindi è stata usata energia (e si è inquinato) per estrarre le materie prime col relativo impatto ambientale tra l'altro, trasformare le materie prime in prodotto, trasportare il prodotto fino al magazzino, per poi spenderne altra (e ancora inquinare) per trasportare il prodotto alla discarica ed infine per distruggerlo, producendo oltrettutto scarti spesso inquinanti e non riciclabili (indovinate per esempio che fine fanno le plastiche). Senza che nessuno quel prodotto l'abbia mai anche solo tirato fuori dal suo imballaggio. Tutto questo è di una follia di proporzioni intergalattiche
C'è da dire che anche i supermercati col cibo applicano la stessa strategia, dove prodotti prossimi alla data di scadenza (o scaduti da pochissimo ma ancora buoni) vengono eliminati, e già questo è uno spreco abbastanza assurdo. Ma se una bistecca scaduta da un giorno non può essere venduta per tutto sommato comprensibili ragioni di sicurezza della salute pubblica, un televisore non scade. Un computer non scade. Eppure Amazon li invia in discarica. E non perché siano ormai talmente obsoleti da essere completamente invendibili ed inutilizzabili, ma solo perché non sono stati venduti entro tot tempo. E libri, CD, giocattoli eccetera non soffrono nemmeno del problema dell'obsolescenza, ma fanno la stessa fine.
Mentre i politici scassano le palle a noi piccoli perché non dobbiamo inquinare, dobbiamo risparmiare energia, dobbiamo essere meno consumisti (giustamente, nulla contro tutto ciò), le grandi aziende fanno quel cazzo che vogliono (scusate il francesismo, ma quando ci vuole ci vuole), in barba ad ogni buon senso ecologico e sociale, portando gli sprechi all'estremo tra obsolescenza programmata, prodotti costruiti deliberatamente in modo da essere irreparabili e distruzione di prodotti manco mai tirati fuori dalla scatola.
Per quanto mi riguarda, Amazon fin'ora da me non ha mai visto un centesimo perché già mi stava sulle scatole per il modo in cui spreme i dipendenti ed ammazza le piccole economie locali. Dopo questa notizia, posso affermare con assoluta certezza che da me continueranno a non vedere un centesimo fino al giorno in cui crepo.
Parassiti di melma. Poi dicono che uno non si deve incazzare quando scopre certe cose
Che brutto termometro!
Ormai per essere "politicamente ecologico" è sufficiente far la battaglia ai veicoli a gasolio.
Leggevo che con la politica di Amazon le spedizioni inutili erano cresciute a dismisura con l'abbigliamento. Ti piace quel capo ma non sai quale sia la taglia giusta x te?
No problem, ordini una taglia M, una L ed una XL. Ti tieni quella che veste meglio e le altre 2 le restituisci a gratis. E così eviti di andare in negozio a scroccare la prova del capo per poi fare l'acquisto online. (Ora credo che Amazon, conscia di queste logiche bizzarre, abbia messo un paletto)
La gente ormai non dà più valore al costo del trasporto e della distribuzione, ormai si è quasi convinti che sia un non costo. Tralascio il costo di stoccaggio. Quindi si è diseducato il pubblico, che è poi lo stesso che si indigna di fronte ai contratti dei vari Foodora.
Una decina di anni fa lavoravo presso un corriere che di fronte ad una problematica simile (materiale in giacenza) dopo un lasso di tempo che non ricordo bene, organizzava un mercatino per i dipendenti. I prezzi erano spesso vantaggiosi e gli introiti venivano devoluti in beneficenza. Ma il corriere non era il competitor diretto dei clienti-produttori.