"si può vivere di sola musica?"
Certamente, ma dipende dalla società in cui ti esprimi.
Se abiti in Nepal le possibilità sono ridotte, in Italia, sino a non molto tempo fa, si poteva fare tranquillamente, in paesi più evoluti e ricchi certamente si.
Poi tocca dividere in due il problema: da una parte chi può permettersi di essere "artista" e chi un "lavoratore artistico".
Artista lo puoi essere se il successo delle tue idee portano ingenti guadagni e quindi puoi permetterti di non scendere a compromessi.
Lo status di artista puoi portartelo per tutta la vita o può essere relegato ad un solo periodo nel quale riesci a sfruttare la tua vena.
Ci sono artisti longevi ed artisti che hanno saputo sfruttare al meglio anche solo un breve periodo.
Per esempio:
Zero è un longevo, così Baglioni, Gianni Morandi, personaggi che hanno saputo stare a galla anche a fronte dei cambiamenti sociali adattandosi al periodo.
Gli "Elii" sono un caso diverso, quasi 40 anni sempre con la stessa intenzione.
Poi ci sono i "brevi" ma intensi che ancora oggi godono dei fasti passati come E. Vianello, N. Fidenco, ...e di SIAE, vi garantisco, ne vedono ancora tanta!
Poi gli artisti "brevi" e basta, che hanno perso la capacità di stare sull'onda e, a dispetto dei grossi guadagni, si son ritrovati quasi ...alla fame! Perché? Forse perché quello che avevano da dire era "corto" o magari solo una moda, o perché non hanno saputo amministrarsi bene o, con presunzione, non avevano capito i loro limiti. Tra questi possiamo citare L. Turinxxx, F. Califano, T. Rivaxx, Robrtxxx, Alan Sorrenxx (metto le x perché sono personaggi che conosco molto bene e non vorrei che tra una ricerca e l'altra incappassero nella mia citazione
)
Poi ci sono i "lavoratori artistici" che potremmo dividere in tre branche professionali:
>professionisti "istituzionali" che, grazie a titoli e concorsi, lavorano in grandi orchestre, teatri o insegnano in conservatorio e praticano anche un'attività concertistica privata.
Campano bene!
>professionisti "liberi" di alto livello che di solito vivono di stretti sodalizi con artisti di primaria importanza che possono durare una stagione o una vita intera e possono essere strumentisti, direttori d'orchestra ma possono essere anche autonomamente compositori o arrangiatori. In questa branca professionale, economicamente parlando, si è soggetti a molti alti e bassi.
>professionisti "impiegati", quelli che pur non esprimendo un alto valore artistico riescono ad avere introiti soddisfacenti ai fini dell'autonomia e sono i componenti di orchestre spettacolo di rilievo, pianobaristi e orchestrali da crociera, insegnanti in scuole medie o private che alternano i redditi fissi con serate nei pub e nelle manifestazioni all'aperto, sono quelli che creano jingle o sottofondi musicali unitamente a live più o meno importanti.
Poi ci sono quelli che usano le proprie capacità musicali per arrotondare ...che so..., lo stipendio comunale?
Ho molta esperienza in questo campo. Mi definirei un professionista del tipo "libero" (vedi sopra).
La mia prima fattura risale al 1982 ed era nei confronti della RCA per le tastiere messe in un disco de "gli Alunni del Sole".
Poi tanta professione, non sapevo a chi dare i resti all'epoca: pianista in scuole di danza classica, pianobarista "al pianoforte" nei night, insegnante (tra cui anche nelle scuole medie), tourmée con cantanti famosi. Poi anni di televisione, orchestre sinfoniche, direttore e arrangiatore per film...
Trenta anni fa (ora lo posso dire...) in televisione guadagnavo al giorno cifre spropositate (canale 5), in RAI ogni volta che rinnovavo un contratto c'era un aumento sul precedente...
A fine anni '80 venni chiamato per la prima volta a scrivere la musica per una pubblicità e chiesi una data cifra ...mi dettero il triplo perché non potevano motivare un costo così basso a fronte delle altre spese! Gli avrebbero detto: ma chi avete preso, un incapace?