@ CoccigeSupremo
Ed io concordo esattamente con quanto dici.
Il punto è che trovare un prof che ti spieghi il punto 4 è, a quanto ho notato, una vera e propria rarità.
Tutti sono in grado di darti in pasto libri di teoria con regole,scale,sostituzioni e quant'altro. Son tutti maestri di Teoria.
In concreto, quando si tratta di trascendere le regole per far jazz, ti ritrovi di fronte al classico muro (che noto soprattutto in Italia): Quello del pensare "aoh, io so tutto in teoria: scale, accordi, sostituzioni,voicing, comping, legami armonici...ma perchè cazzo non mi escono 2 frasi jazz consecutive? perchè sembro sempre "fuori genere"?Dove sbaglio?". Qui segue la classica risposta "eh, ascolta i grandi", cui segue la domanda di molti "si, io ascolto, leggo e trascrivo, ma continuo a non capirci un tubo. Non rispettano le regole, ma il tutto suona benissimo...quindi?". Conclusione alla domanda che non arriva mai...
è proprio sul punto 3 che si perdono molti, moltissimi. Non dirmi che non ti capitano tanti studenti che ti dicono "senti, io ho studiato libri di teoria come un matto, e cerco di applicare costantemente le regole spiegate...ma non mi sembrano frasi...non mi sembra jazz quello che faccio...".
E per me non si tratta di "mitizzare" il jazz come fanno tanti ( "il jazz è per pochi": Eliteralismo dei miei coglioni... dillo ai 30 milioni di jazzisti in America), si tratta di non saperlo insegnare oltre un certo punto raggiunto. Il classico "io ti ho dato le basi...mo so c***i tuoi"...
Per me si tratta di avere qui in Italia una mentalità chiusa,a tratti suicida, che vede intere categorie di docenti spingerti ad imparare assoli dei grandi a memoria, ma senza approfondire, probabilmente perchè non saprebbero approfondire neanche loro quando di fronte ad un assolo fai notare che molte delle regole spiegate "saltano".
Insomma per concludere, se molti si sentono "inadeguati", il motivo è nel costante "non detto/non spiegato".
Tutti quelli che suonano jazz spaventosamente bene, stranamente, son quelli che hanno studiato con maestri stranieri o sono andati in altri paesi a capire "come funziona".
E il mio dubbio è: Saremo impediti noi italiani? Son impediti i nostri maestri? Siam rimasti semplici "copiatori" degli americani senza riuscirci? Manca un metodo serio di insegnamento del jazz? Manca la voglia? C'è un senso di frustrazione nei prof che li spinge ad essere superficiali nell'insegnamento?
Non so quale sia il motivo, ma ripeto, per la mia poca esperienza, noto che comunque si vuole a tutti i costi una cattedra e un edificio che insegni jazz, quasi per far dispetto al mondo classico e poter dire "vedete che il jazz non va sottovalutato? ci siamo anche noi", salvo poi chiedersi "come mai chiunque ti dice che nei conservatori di indirizzo jazzistico...non si impara il jazz?"...
PS: Per favore non "mitizziamolo" anche qui. Dalla Berklee vengono fuori mostri di bravura, quindi EVIDENTEMENTE il jazz, al contrario di quanto vogliono farti credere qui, pur avendo una cattedra, si insegna eccome!.
Non ditelo a nessuno ma di solito molti insegnanti di jazz non insegnano (e non fanno praticare allo sfinimento) le tre regole principali:
1) tripartizione della frase
2) si suonano gli accordi e non le scale (tensione e risoluzione)
3) la nota target sul tempo forte (e relative "eccezioni")
Cominciamo ad imparare questo e siamo già al 70% di ciò che serve per improvvisare
Poi aggiungiamo la trascrizione ed analisi di soli famosi, poi i principi di scrittura melodica (il che non vuol dire solo teoria, ma imparare, analizzare e canticchiare ogni frammento melodico di qualunque genere che ci colpisca)
Nel frattempo studiamo armonia, voicings, comping e trascriviamo/analizziamo le soluzioni dei grandi, divise in queste tre macrocategorie:
1) esporre un tema e improvvisarci sopra col piano solo
2) esporre un tema ed improvvisarci sopra in trio
3) accompagnare un solista che espone un tema e ci improvvisa sopra
Impariamo quanti più temi possibili e cerchiamo di saperli esporre in tutte le tonalità
Poi cerchiamo di capire ed interiorizzare i connotati strutturali che caratterizzano i diversi stili di piano jazz (ragtime, stride, boogie, new orleans, swing, bebop, modale etc etc)
Poi alla fine creiamoci un gruppetto e andiamo fuori a suonare...frequentiamo i concerti degli altri musicisti, ascoltiamo, facciamoci dare tutte le dritte possibili...non disdegnamo le jam sessions...
A questo punto facciamo esperimenti, scriviamo i nostri pezzettini, arrangiamo, proviamo soluzioni stilistiche innovative, bizzarre, fondiamo tra di loro stili diversi
Poi, se abbiamo qualcosa dentro, ad un certo punto uscirà