@ anonimo
jacus78 ha scritto:
il rischio è quello che si deve reiniziare tutto da capo, si deve ricostruire come dici tu, un secolo di storia manifatturiera, metalmeccanica, alimentare e tutto il resto. non è semplice.
E qui sta l'inghippo mio caro Jacus.
Una cosa e' ripartire tutti da zero (italia, germania, francia ecc) come nel dopoguerra : ricostruire quando c'e' il nulla nel resto del mondo, e non ci sono le enormi multinazionali che dettano le loro leggi e le loro speculazioni fu decisamente piu' semplice perche' si correva tutti piu' o meno allo stesso passo.
Tutt'altra cosa e' pensare di riuscire a ricostruire i tessuti produttivi di un paese distrutto, mentre tutto intorno ci sono multinazionali enormi, dai capitali spropositati che fanno una concorrenza insostenibile.
E' come aprire una ditta di trasporti con 4 carrozze, mentre la concorrenza offre treni veloci e Tir enormi, ed ha capitali talmente grandi da farti fallire la tua impresa, chiuderla divorarla e poi imporre i suoi mezzi e le sue tariffe.
Sono in tanti (ed in passato c'ero anche io tra questi) a credere che se si torna alla lira, si ricrea uno scenario simile ai tempi d'oro, ma le cose non stanno cosi'.
Ricostruire 100 anni di economia in un paese circondato da economie piu' forti e' praticamente impossibile : l'Italia diventerebbe un pesciolino rosso, in una vasca di squali. (e te lo dice un anti euro per eccellenza che e' il sottoscritto)...
Tieni conto che manca un'altra componente che fu importante per la distribuzione del benessere : il blocco comunista (non fraintendermi non sono comunista).
Quando c'era il rischio che mezzo mondo passasse al comunismo, i capitalisti ed i potenti del mondo erano costretti a tollerare un benessere distribuito tra tutti, perche' senno' operai sfruttati, contadini ecc avrebbero appoggiato il comunismo fino a consentirne l'estensione.
Si concedevano diritti, orari di lavoro salari ecc, proprio per dare il messaggio che con il capitalismo si sta bene tutti.
Caduto il comunismo, questa necessita' e' venuta meno, e chi tira i fili dell'economia non ha esitato ad abbattere uno per uno i vari diritti, il costo del lavoro eccetera. (in italia piu' che altrove).
Non ti fa strana la coincidenza che l'economia italiana e' cominciata a crollare proprio in concomitanza con la caduta del muro di Berlino? : il muro cadde nel 1989, la crisi italiana arrivo' nel 90.... nel 92 venne abbattuta la classe politica del dopoguerra, coinvolta in tangentopoli ma si spazzarono via anche quei personaggi che si battevano ancora per conservare un po' di sovranita' nei nostri confini.
Poi iniziarono i sacrifici per entrare nell'Euro, in seguito l'11 settembre che diede un altro scossone al mondo (con il petrolio che e' schizzato alle stelle) e subito dopo sono scoppiate le bolle economico finanziarie.. con la crisi mondiale dalla quale l'Italia ne e' uscita piu' frantumata di altri paesi.
Ora immagina in questo scenario di tornare alla lira, creare una compagnia aerea italiana e metterla in competizione con la Lufthansa, o AirFrance.... (solo per fare un esempio di ricostruzione del paese)... il risultato sarebbe scontato..
comunque l´italia non é una vittima della globalizzazione, bensí colpevole della situazione in cui si trova.
E´vero che contrariamente a francia e germania l´italia ha avuto sempre una politica molot piü manovrata dalle logiche deviate NATO di stile gelliano -e il fatto stesso che in italia vi fosse il secondo piü grande partito comunista del mondo seguito da un enorme partito socialista come principali movimenti di resistenza nel 43´conferma di gran lunga la teoria- , é vero che l´italia ha cominciato a indebitarsi 40 anni fa, é vero che Prodi ha forzato troppo l´entrata nell´euro, ma é vero anche che in questo macello ci sono stati degli italiani che si sono arricchiti come mecenate mandando il paese a prostitute.
Il berlusconismo é stato ciö che ha incentivato speculazione finanziaria penalizzando l´industria, perché le leggi ad personam favorivano i suoi interessi, che erano principalmente finanziari e non industriali.
I grandi poteri industriali si sono convertiti in finanza e speculazione edilizia, non sono crollati....anzi sono diventati quello che oggi tiene per le palle l´europa, ossia le banche e la BCE.
Il credito industriale tedesco é tutto nelle mani di banche italiane!!
La FIAT, mente prima produceva macchine italiane, per italiani a prezzi italiani.......adesso é padrona di Detroit e di tutto il mercato agricolo mondiale: la differenza é che non produce in italia.
Chi gestiva la olivetti credo che non faccia piü elettronica, ma abbia in mano la gestione delle comunicazioni di tutta europa.
Quello che é crollato non e´stata la ricchezza dell´italia, ma la distribuzione di questa.
La grande industria italiana, non volendo combattere il berlusconismo -o forse obbligata da questo- ha fatto quello che ha fatto l´inghilterra dopo l´era delle colonie: ha confertito tutto in finanza. Solo che questo processo non é avvenuto con alle spalle un gooverno che comunque aveva come obiettivo il miglioramento delle condizioni dei propri cittadini, ma anzi pensava solo ad arricchirsi con leggi fatte ad ho per la propria azienda di famiglia.
Quello che é crollato in italia é stato tutto l´indotto della grande industria, che era quello che dava da mangiare a metä degli italiani e che dava la percezione del benessere.
La media e piccola industria italiana, che ai tempi della lira faceva quello che ora fa la cina, producendo prodotti dal basso tenore tecnologico e a prezzi bassi grazie a moneta debole e evasione fiscale, é crollata non avendo piü industrie trainanti. La piccola e media azienda italiana haa un´efficienza sul lavoro di poco superiore a quella del botzwana....ha tirato a campare nel ventennio Berlusconi con leggi che incentivavano il precariato e abbattevano il potere contrattuale sindacale, ma é crollata in un mercato globale dove la roba di scarsa qualitä viene prodotta in paesi in cui la manodopera schiavizzata costa molto meno e i prodotti finiti di qualitä vengono prodotti in aziende ultraspecializzate come quelle tedesche.
La grande industria italiana invece aveva indici produttivi superiori a quelli tedeschi e costava la metä, ma con dirigenti pagati 5 volte di piü....gli stessi dirigenti che hanno arricchito le casse degli azionisti convertendosi in finanza e impoverendo l´italia.