In realtà alla base di tutto c'è il
marketing.
Ho sentito bambini di 3 anni cantare a memoria Tiziano Ferro, Negramaro, due esempi fra i tanti.
Chi 40 anni fa non conosceva a memoria almeno due-tre canzoni di Mina?
Il marketing ci serve sul piatto un cerchio ristretto di proposte, il ns orecchio non fa altro che giudicare in base a un ricordo (un bacio in auto mentre la radio passa una certa canzone, etc.).
Per inciso, con "marketing" non intendo qualcosa di attuale: anche in ambito classico la fortuna dei grandi compositori era selezionata da una elite, corrispondente prima al benestare dei vari nobili e del papato, il passaparola faceva il resto; poi, in età contemporanea, la selezione è passata al giudizio delle cosiddette "scuole" (austriache, tedesche, nord europee, etc.). Probabilmente gli unici musicisti liberi (dal filtro di chi sta in alto) erano i cantastorie, fenomeno popolare ancora presente nel dopoguerra e che in Africa, per esempio, sotto il nome di "griot", ancora oggi persiste (lo stesso Yossoun' Dour lo era prima del successo, sono tanti i senegalesi a conoscerlo di persona proprio perché prima di incidere dischi girava il Senegal come cantastorie).
Tempo fa ho scoperto un sito-raccolta di prog rock italiano, con una miriade di bands dell'epoca per lo più sconosciute accanto ai grandi nomi (pfm, banco, new trolls, etc.) ... Alcune ottime, altre immature, altre ancora poco tecniche ma sanguigne.. Ebbene, credo che internet, se ben usata, possa superare l'ostacolo imposto dal marketing delle multinazionali. Forse anche per questo, ai musicisti "maturi", oggi resta difficile catalogare il fenomeno odierno. C'è un sovraccarico di informazione dovuto ai nuovi media che richiede già di per sé un' "arte della gestione" che solo le nuove generazioni, native digitali, sanno mettere in pratica.
Edited 1 Nov. 2013 18:14