giannirsc ha scritto:
gli autori ed i loro aventi causa sono liberi di esercitare direttamente e personalmente i propri diritti di utilizzazione economica delle opere, senza essere costretti a ricorrere alla intermediazione della SIAE.
Arken ha scritto:
Certo, nel senso che si è liberi di non associarsi alla SIAE, quindi ci si può muovere come meglio si crede; ma dal momento in cui si decide di far parte della SIAE allora vige la regola che questa avrà il monopolio sui lavori presenti e futuri.
In realtà la SIAE voleva dire un' altra cosa: la SIAE, oltre al controllo, alla riscossione e alla divisione dei proventi che è fatta d' ufficio, può fare da intermediaria tra l' autore e il committente del lavoro in quanto non è raro da parte di un compositore o un scrittore chiedere ad un' etichetta, un produttore etc., delle royalty o dei premi d' ingaggio oltre ai proventi SIAE. Per esempio Morricone quando affronta un film non aspetta solo la SIAE, ma chiede una bella cifretta all' ingaggio...
Essere iscritti o no è una situazione di cui non so valutarne i benefici. Sta di fatto che la SIAE si pone sul diritto d' autore in maniera ottocentesca e non sa affrontare il discorso sui nuovi mezzi di comunicazione. Ma del resto questo è molto complicato perché, data l' immensità e le infinite possibilità di approccio alle opere protette, in questo momento vigono confusione e conflitti in mancanza di regole internazionali certe ed eque.
C' è da salvaguardare la possibilità di esprimersi ma anche di essere tutelati, ma allo stesso tempo se sei iscritto alla SIAE non puoi fornire musica sulle nuove piattaforme di distribuzione e di fatto ci si ritrova limitati nel rispetto del diritto d' espressione.
E' un casino. Un cane che si morde la coda.
Sino a che era un botteghino di teatro, un editore che stampava tot dischi, l' assistente musicale della RAI che stava lì a misurare i minuti di esecuzione tutto andava liscio, era semplice, oggi, con l' estensione del mercato, la facilità di acquisizione, la mancanza di giurisdizione territoriale si cozza con un meccanismo non adeguato ai recenti cambiamenti.
La SIAE, come molti enti esteri similari, dovrà fare una grossa rivoluzione per stare al passo con i tempi, se da una parte è impossibile controllare il flusso delle opere (per es. YouTube: se posto un video dovrei dichiararlo... a chi? ricevere l' autorizzazione dall' autore? come?) dall' altro non può tirar fuori lo spauracchio delle sanzioni quando ormai l' accesso è così alla portata di tutti.
Aspettiamo, la SIAE non è sbagliata come concetto ma deve adeguarsi ai tempi, lasciare più libertà ed abbassare i costi.