Sono perfettamente d'accordo nel rifiutare il cibo mal fatto, frutto di violenza. Anzi, io mi permetto di estendere ulteriormente il campo di applicazione, come gonfiano i bovini da latte, gonfiano le melanzane, con il risultato che entrambi crescono a dismisura, il gusto è pessimo e probabilmente ci fanno anche male.
A parte gli aspetti religiosi che non mi sono consoni (uso un eufemismo) mi trovo abbastanza in accordo con le filosofie animiste, addirittura con gli Amish, con SlowFood quando predica (sperando che non razzoli male) che il cibo deve essere “buono, pulito e giusto”.
In sostanza SECONDO ME ciò che manca è il RISPETTO, rispetto verso la natura in genere, verso la pianta chi ti offre il Pomodoro profumato e l’animale che ti permette un sontuoso Brasato al Barolo.
Coltivare la pianta di patate con amore, trattandola bene, a mio avviso, rientra nella stessa filosofia del crescere le galline per esempio dandogli un nome, come faceva mia nonna, che non ne aveva 6000 in 100mq, ne aveva una dozzina in un’aia sconfinata.
Il brodo di quella gallina era un tripudio di aromi. Prova a far bollire un pollo (le galline te le scordi) di quelli nella triste vaschetta in polistirolo, scappi dalla puzza immonda che si sprigiona.
Il latte proveniente dalle mucche che pascolano vicino a casa mia (anche loro hanno tutte un nome
) è semplicemente strepitoso e qui in val Sangone c’è una tradizione casearia che regala prodotti spettacolari.
Nulla a che vedere con i lager a stabulazione fissa degli allevamenti intensivi.
Certo che queste vacche danno al massimo un secchiello di latte al giorno, e neanche tutti i giorni. La povera vacca dell’allevamento DEVE arrivare almeno a 60litri al giorno, altrimenti non è produttiva. E allora giù di integratori, però si indeboliscono e si ammalano, e allora vai con gli antibiotici, che passano 1:1 in quella sciacquetta che qualcuno osa chiamare latte.
Questa è l’inaccettabile aberrazione, non il mangiare la bistecca.
Buona giornata a tutti