orange1978 ha scritto:
nessuno di voi sa che fine hanno fatto tutti questi marchi e perchè sono finiti nel nulla?
Per lo stesso motivo per cui sono finiti nel nulla marchi stranieri come ARP, Sequential Circuits, Wurlitzer, Moog Inc., Hammond, Rhodes.
Producevano strumenti molto costosi, pesanti, che suonavano benissimo ma che non ressero la concorrenza con il "nuovo".
Il digitale, consentiva di produrre non soltanto sintetizzatori sottrattivi ad un prezzo enormemente inferiore, ma ha introdotto anche tecniche di sintesi nuove (FM, PCM, VA ecc. ecc.) realizzando il sogno di tastieristi come me, che negli anni '70 non avevano i soldi da investire in strumenti, alcuni dei quali costavano l'equivalente di un piccolo appartamento.
Gli stessi Giapponesi, sul finire dei '70, si misero a produrre in serie, con mezzi industriali, sintetizzatori del calibro del CS80, o del Jupiter, arrivando poi a "sfornare" - proprio per questa "industrializzazione" - synth completamente analogici molto più economici: l'MS20 (allora considerato il "Minimoog dei poveri") il juno60, il Polisyx, per citarne alcuni, cosa che decretò la fine di marchi storici molto più blasonati, come Moog o Arp.
Oggi alcune di quelle marche storiche sono ricomparse . . . ma si tratta spesso dei soli marchi, acquistati da aziende straniere: uno su tutti l'hammond, che non ha nulla a che vedere con la storica casa che costruiva "the king", trattandosi della giapponese Suzuky.
Altro esempio: il marchio Oberheim, che è stato acquistato dall'italianissima Viscount, ben lungi dal produrre i mitici synth americani.
La stessa Rhodes, che oggi produce il mark VII, non è la stessa casa che produceva i mitici "suitcase", letteralmente affondata dall'ormai "classico" piano elettrico DX7.
Alcuni di questi marchi sono stati fatti rivivere, a distanza di decenni, dai loro stessi padri fondatori (Moog, DSI) i quali, però, guarda caso, si sono rimessi a produrre riedizioni delle vecchie glorie: il Voyager è un minimoog a tutti gli effetti, aggiornato ai tempi, ma sempre appartenente, quanto a struttura dei componenti, alla famiglia dei gloriosi Model D.
Analogamente si può dire per il Prophet 08, che pur con i suoi DCO, mantiene sempre quella caratteristica sonora tipica della famiglia dei Prophet 5 e 600.
Ed i marchi italiani? E' presto detto.
Non facevano cacate, ma anzi in molti casi ottimi strumenti: chi non ha posseduto e suonato veramente un elka synthex o un Farfisa (come pure i Pink Floyd, ad esempio) o un synth Crumar, o un Welson, non può rendersi conto della qualità di queste macchine.
Le case italiane non sfondarono semplicemente perchè il mercato straniero produceva abbastanza macchine di ottima fattura, per coprire le necessità dei musicisti locali, mentre il mercato musicale italiano era molto più piccolo ed inoltre, invevitabilmente, risentiva del successo dei vari Moog, Arp ecc. ecc., sull'onda dei blasonatissimi gruppi anglo americani .
Ecco perchè Strumenti come il Minimoog, il Prophet o il piano rhodes sono riapparsi sul mercato, mentre altrettanto validi strumenti come gli Elka, non hanno potuto farlo. Questi ultimi, all'epoca, non si erano mai conquistati una fama e visibilità tali da consentire oggi il rischio imprenditoriale di un loro rilancio su larga scala.
Ma questo non significa affatto che non fossero ottimi stumenti, ben suonanti e ben realizzati anche nei materiali.
. . . SEGUE
Edited 2 Feb. 2012 19:44