@ Antony
Si bestemmia per il gusto di farlo e per il piacere di offendere e non per liberarsi dalla propria incazzatura o minchiate varie.
Chi non crede e bestemmia in mia presenza non "urta la mia sensibilità" ma preclude, nella mia mente, che quella persona sia una emerita testa di minchia...
Non sono assolutamente d'accordo, soprattutto sulla prima parte.
Non so se tu hai conoscenze in altitalia, zona... triveneto per la precisione.
Io ci vado da una vita, specialmente nelle zone alpine, dove la gente per centinaia di anni ha lavorato la terra, i boschi, gli animali, s'è rotta la schiena e buona parte continua a farlo ora.
Gente genuina, comunque di cultura estremamente rurale, il Veneto è diventato ricco negli ultimi 80 anni, non per niente è la seconda regione in Italia per emigrazione (enorme fu la "seconda ondata", se non erro).
Ebbene, di fama sicuramente lo saprai, lì la bestemmia è più una congiunzione: se tu le togli dalla frase, ti senti spaesato e non capisci più niente.
Eppure non lo fanno con cattiveria e specialmente in quelle zone montane, tutti la domenica sono a messa perché sono fortemente credenti... è semplicemente un intercalare, come a Milano c'è il "neh" (o "uè feeega!"), come io dico "soccia", o giù in romagna dicono "ciò" oppure "os'cia" (che credo derivi da "ostia"), o a modena dicono "ziocanta" (è più con la d...).
Io non ci trovo niente di tremendo nel trovare sollievo dall'imprecare contro le divinità, lo si fa dalla notte dei tempi e non mi pare qualcuno altolocato è mai sceso a chiedere i danni
Tra l'altro fa bene, quando ti capita un dolore, una disgrazia, una rabbia, sfogarsi apertamente, sono state fatte valangate di studi e pubblicati anche di recente. Chi lo sapeva meglio è chi ha passato una vita un po' faticosa, tornando al discorso di cui sopra...
E come dice il buon Mingardi:
[c]Al fat l'é che l'òmen l'ha bisaggn ed sfughères
piutòst che t'gnir dàntr, l'é mei scancherèr[/c]
(il fatto è che l'uomo ha bisogno di sfogarsi
piuttosto che tener dentro, è meglio scancherare)