alanwilder91 ha scritto:
Non sono d'accordo esistono tantissimi pianisti, per farti un esempio, che suonano i pezzi più difficili mai concepiti, il Rach 3, l'Hungarian Rhapsody No. 2 ecc ecc. che però tolto lo spartito non sanno cosa fare col pianoforte. Sono delle marionette addestrate ad eseguire pezzi colossali ma che non hanno un minimo di emozione da raccontare, tecnica alle stelle ma zero creatività.
La musica intesa come emozioni da provare e da trasmettere non sott'intente il "se non l'ho scritta io allora non trasmette emozione".
Chi suona musica classica sente e trasmette le emozioni che sono già stampate in quella musica.
Prova a suonare un Chopin e vedi quanta emozione c'è lì dentro, quanta emozione provi, quanta emozione trasmetti.
Non cadiamo nella dietrologia che l'eseguire opere scritte da altri sia una mancanza di emozioni proprie e pubbliche.
Tutti noi abbiano iniziato a suonare suonando pezzi scritti di altri, e ancora oggi ci sono brani di tutti i generi, pop, funky, rock, etc etc etc, che quando li suoniamo ci fanno andare in paradiso.
Poi... ci sono i musicisti che appreso queste meraviglie riescono a metterci il proprio e a scrivere nuove cose.
Giusto.
Ma ci sono anche quelli, soprattutto i classici, che dinnanzi alla meraviglia della musica classica non riescono più a discostarsene per tutta la vita.
Difetto?
No non lo è.
Loro hanno capito l'immane valore emozionale che c'è nella musica classica, e come tale non riescono più a staccarsi, hanno trovato il loro paradiso musicale di emozioni per sè stessi e per il loro pubblico.
Dopotutto non si possono neanche biasimare.
Scrivere un bel brano rock (nuovo ovviamente) è una cosa a portata di molti.
Non di tutti, ma di molti sì.
Scrivere un capolavoro di ingegno pianistico degno di un Chopin è alla portata di pochi.
Pochissimi.
Forse nessuno.
Per cui a quel punto si fa la cosa più logica: continuerò a suonare Chopin tutta la vita, per tutte le sue opere.
E così avrò da godere come non mai suonando dei capolavori che resteranno capolavori in eterno.
E con loro anche le infinite emozioni che continueranno a trasmettere al pianista che le suona.