@ stesgarbi
d_phatt ha scritto:
non darei a Vannacci la scusante della provenienza dall'ambiente militare.
Concordo.
Secondo me Vannacci "piace" perchè il suo pensiero si rispecchia in molti discorsi che sento nei bar (o leggo nei commenti sui social).
Volendo fare una "supersintesi", il Generale sostanzialmente afferma che:
"La nostra società oggi è confusa, decadente, smidollata, senza disciplina, perchè ha perso gli antichi valori di una volta ed ha ribaltato il mondo (appunto, al contrario)
sovvertendo le buone tradizioni e rinnegando la nostra essenza italiana".
Vannacci è certo consapevole che vi sono non poche persone, tra quelle oggi "silenti" (che non votano) e pure tra coloro che alle urne ci vanno ancora, che la pensano come lui ma non lo dicono in pubblico
"perchè in Italia, se ti esponi troppo, chissà cosa ti può capitare" oppure
"perchè non voglio fare la figura del pesciarolo ignorante", oppure
"perchè non so se il mio capo poi se la prende" .ecc. ecc. .
Un po' come avveniva nella prima repubblica, quando pochi ammettevano di votare DC e molti giuravano di non votarla.... ma poi la DC era stabilmente su percentuali intorno al 30% .
Vannacci è molto abile a giocare sul "detto e non detto", sui "distinguo" e sulle capziosità lessicali.
Ora, io penso che addirittura "rinnegare" le proprie tradizioni sia sbagliato, se non altro per l'assunto che "amare gli altri implica amare anche sè stessi". D'altronde gli altri popoli non rinnegano le proprie radici ed il
principio di accoglienza comporta l'accettazione delle diverse culture (ovviamente con il limite del rispetto dei diritti garantiti dalla nostra Costituzione). Dunque, non si vede perchè nell'accettare le culture degli altri, noi dovremmo rinnegare le nostre.
Integrazione significa accettazione
reciproca, che porta ad una
convivenza armonica di persone, culture e tradizioni differenti nella stessa comunità.
Da qui, però, ad affermare che tutto ciò che è minoranza "non è normalità" ce ne corre... e ce ne corre molto.
A parte il fatto che cultura e tradizioni non sono mai statiche, ma si evolvono col tempo, Vannacci commette un grossolano errore anche sul piano logico-semantico.
Infatti, non esiste su questo pianeta una comunità dove non sia presente una minoranza di qualche tipo (etnico, religioso, sociale, culturale, politico ecc. ecc.). La stessa (meravigliosa) "biodiversità" insita nell'essere umano non lo consentirebbe .
Cos'è, dunque, la "normalità" ?
Non certamente una società dove tutti sono fatti con il medesimo "stampino" .
Semmai
"normale" è una società dove esistono le minoranze.
Ne deriva che
le minoranze, di qualsiasi tipo, fanno parte della normalità, concorrendo esse stesse alla formazione di una comunità "normale".
Una comunità senza minoranze, invece, costituirebbe un qualcosa di anomalo.... di "anormale".
Noi stessi Italiani, con la nostra cucina, il bel canto e la nostra Arte, a ben vedere siamo una minoranza nella grande comunità degli esseri umani nel mondo.
E poi, cosa intendiamo per "italiano normale"? Un'atleta che ama l'Italia, vince medaglie sventolando orgogliosa la nostra bandiera è abbastanza italiana?.... o deve avere anche "requisiti somatici"?.... suvvia, lo si capisce che il messaggio subliminale di Vannacci, al di là dei "distinguo" e delle "contorsioni semantiche", è rivolto al crescente pregiudizio verso gli immigrati.
Ecco, proprio su questi "equivoci voluti" gioca il Generale.
Vannacci propone un modello di
"ritorno alla buona, antica società di una volta".
Un concetto che non esito a definire "reazionario", il quale tuttavia, purtroppo, nasce dall' altrettanto insensato lassismo di una classe politica (e intellettuale) che per troppo tempo ha governato ignorando le problematiche sociali quotidiane del "cittadino comune", spesso additato come un "povero ottentotto" (per dirla con il Berchet):