Il DJ producer

  • orange1978
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19-07-18 16.31

@ anonimo
Povero Orange, lo prendiamo in giro, ma bonariamente... emo
Orange: si scherza eh? emo
no beh ce ben poco da ridere, e se potessi rispondere a tono a chi dico io poi rifinirebbe male (x me ovviamente perche il mondo va cosi), quindi lascio perdere e sono anche stanco sinceramente di giustificarmi.

oh credono che io parlo leggendo le nozioni e in realtà nella pratica non so fare nulla, cioe ma sinceramente a me...ma che cazzo me ne frega? emo non ho certo bisogno della loro approvazione.
  • anonimo
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19-07-18 17.02

Azz... Dal dj producer a Fra Martino, Joe Amoruso, la Vanoni, le tastiere per bambini, Johnny Marr.. Interessanti divagazioni
  • anonimo

19-07-18 21.08

@ orange1978
no beh ce ben poco da ridere, e se potessi rispondere a tono a chi dico io poi rifinirebbe male (x me ovviamente perche il mondo va cosi), quindi lascio perdere e sono anche stanco sinceramente di giustificarmi.

oh credono che io parlo leggendo le nozioni e in realtà nella pratica non so fare nulla, cioe ma sinceramente a me...ma che cazzo me ne frega? emo non ho certo bisogno della loro approvazione.
Non te la prendere, Orange...
  • anonimo

19-07-18 21.33

@ anonimo
Non te la prendere, Orange...
In base a quale ragionamento siamo noi che lo prendiamo in giro e non lui che prende in giro noi? emo
  • mike71
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19-07-18 22.21

@ markelly2
Voglio far notare la grande tecnica e il profondo atto artistico necessari per partorire questo capolavoro di dance elettronica.
Comunque, spiace notare che anche in questo campo la Germania ci batte.
Credo che nel titolo della canzone ci sia la cosa he ha ispirato questo brano. :-)
  • markelly2
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20-07-18 00.43

@ mike71
Comunque, spiace notare che anche in questo campo la Germania ci batte.
Credo che nel titolo della canzone ci sia la cosa he ha ispirato questo brano. :-)
Che truzzi!!! emo
  • anonimo

20-07-18 10.10

@ anonimo
In base a quale ragionamento siamo noi che lo prendiamo in giro e non lui che prende in giro noi? emo
Va be', adesso non infieriamo.

Scherzi a parte, penso che Orange sia un valido Professionista.

07-08-18 09.24

orange1978 ha scritto:
....e cosa ci sarebbe di cosi bello in quel video? l'ennesima cover su youtube di steve wonder? una che si vesta da figa per farsi bella sul web e avere followers? e scommetto fosse stata un cesso avreste tutti detto "come si fa a suonare con quel bidet coi tasti", eh ma siccome lo ha fatto una donna allora va bene tutto..ma siii...siamo nell'era che oramai chiunque si atteggia da popstar sul web, una piu una meno...

Ma anche no. Se avesse fatto la stessa cosa Jacob Collier o Joey Defrancesco avrebbe avuto addirittura più seguito.
L'abilità è sempre riconosciuta.
Al massimo, e qui lo posso concedere, una tizia scarsa ma bella ottiene comunque un seguito importante, il più delle volte.
Ma la cosa succede anche nel campo maschile. Quanti opinionisti con nessun talento vedi in tv solo perchè bellocci o perchè hanno fatto uomini e donne?


orange1978 ha scritto:
non capisco cosa ci sia di bello in questi coveristi da youtube

L'opinione comune, e sulla quale anche i tuoi miti si troverebbero d'accordo, è che imitare i grandi significa imparare cose grandi.
Non puoi suonare un genere senza prima studiarlo, e per studiarlo devi per forza rifarti ai grandi di quel genere.

orange1978 ha scritto:
tutti con le stesse cover,

Se il mondo da decenni coverizza il tuo brano, è perchè quel brano ha lasciato qualcosa nel genere o vale tanto. E non ti parlo del karaokeista che il sabato mette maracaibo. Chi coverizza Stevie Wonder, lo fa perchè riconosce in lui un genio, e lo era (e lo è).


orange1978 ha scritto:
sempre e solo copiare i soliti poi

Parlare di "soliti" senza riconoscerne la grandezza denota superficialità. Mettere poi sullo stesso piano Lana del Rey e Stevie Wonder/Michael Jackson significa ignorare chi la musica l'ha fatta, e chi di musica ci campa.


orange1978 ha scritto:
almeno io cerco di essere originale

Non mi riferisco a te, figuriamoci, ma sai quanta gente conosco che rifiuta categoricamente di provare almeno a fare una cover degna di un genio del Funk/soul/Pop/Metal/Gothic Metal/ Trash Metal, e con questa cosa del "almeno cerco di essere originale" in verità nascondono una pochezza enorme in termini di preparazione armonica,melodica,gusto, che si sarebbe potuta sviluppare anche solo "ascoltando di più" e "coverizzando" per un po artisti del genere di riferimento?

Personalmente preferisco una cover fatta bene, in cui ogni elemento ci mette del suo per renderla "propria" (vedi jacob collier con la cover de "i flinstones") piuttosto che un inedito frutto di "io non copio nessuno, io sono originale" che in verità mostra solo arroganza,scarso rispetto per il passato e poca sostanza musicale.

Poi oh, specifico che io sono una pippa al sugo sia in ambito cover sia in ambito inediti, ma non mi sognerei mai di sminuire chi di musica seria ne ha fatta e fa scuola.

orange1978 ha scritto:
non mi abbasso a questi luoghi comuni.
.
Al massimo "non ti elevi" a questi "storici" luoghi comuni

emo
  • anonimo

07-08-18 19.59

Pensa che io faccio le cover di mahler
  • anonimo
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24-08-20 15.14

Ormai la pausa caffé al bar è da tempo occasione per scoprire "cosa succede là fuori" musicalmente. Ci pensano le varie proposte via radio/tv a riempirmi di interrogativi in quei 10 minuti.
Oggi, per esempio, tra le altre neniette hanno passato questa.
Sono rimasto ancorato all'idea che per comporre/orchestrare brani di successo ci si debba chiamare Riz Ortolani, Gianfranco Reverberi, Nicola Piovani, Ennio Morricone e via discorrendo (o comunque avere come punti di riferimento questi e altri "fuoriclasse").
Pertanto, guidato dalla curiosità (dettata da profonda ignoranza) decido in quell'intervallo di aprire il browser sullo smartphone per CAPIRE. Scopro che il brano in questione è composto da Gaia Gozzi / Gerardo Pulli / Piero Romitelli / Simone Privitera, nomi a me sconosciuti. Un rapido giro su Wikipedia e scopro che i primi tre nomi sono legati alla trasmissione Amici. Ma la cosa più interessante è il quarto e ultimo nome. Dall'intervista si deduce che siamo di fronte a un dj con studi di musica elettronica in conservatorio e padre musicista. Ultimamente va molto di moda scrivere "conservatorio" o "università" tra le proprie esperienze formative senza specificare se si è raggiunto il diploma o la laurea. Con ciò non voglio insinuare che il suddetto non sia diplomato, ma perché non specificarlo?
Comunque, a parte questi dettagli insignificanti, il dj producer in questione annovera collaborazioni a dischi di platino tra cui Rovazzi e Fedez. Inoltre afferma che un compositore in Italia può fare strada solo se ha collaborato alla realizzazione di importanti successi. Ciò equivale ad affermare, se non ho capito male, che se non si è nel giro di Amici o degli Youtuber si è fuori dal "giro che conta".
Quindi, tornando all'incipit, oggi per definirsi compositore in ambito mainstream non occorre più conoscere le regole dell'armonia, dell'orchestrazione, del funzionamento degli strumenti orchestrali, etc.? E' sufficiente essere un buon esperto di musica elettronica? E' forse questo il motivo per cui anche i conservatori hanno inserito nei corsi di composizione molte materie inerenti la musica elettronica?
Mi piacerebbe condividere vostri pareri in merito (senza alcuna pretesa, solo una chiosa tra amici). Grazie. emo
  • Raptus
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24-08-20 15.36

@ anonimo
Ormai la pausa caffé al bar è da tempo occasione per scoprire "cosa succede là fuori" musicalmente. Ci pensano le varie proposte via radio/tv a riempirmi di interrogativi in quei 10 minuti.
Oggi, per esempio, tra le altre neniette hanno passato questa.
Sono rimasto ancorato all'idea che per comporre/orchestrare brani di successo ci si debba chiamare Riz Ortolani, Gianfranco Reverberi, Nicola Piovani, Ennio Morricone e via discorrendo (o comunque avere come punti di riferimento questi e altri "fuoriclasse").
Pertanto, guidato dalla curiosità (dettata da profonda ignoranza) decido in quell'intervallo di aprire il browser sullo smartphone per CAPIRE. Scopro che il brano in questione è composto da Gaia Gozzi / Gerardo Pulli / Piero Romitelli / Simone Privitera, nomi a me sconosciuti. Un rapido giro su Wikipedia e scopro che i primi tre nomi sono legati alla trasmissione Amici. Ma la cosa più interessante è il quarto e ultimo nome. Dall'intervista si deduce che siamo di fronte a un dj con studi di musica elettronica in conservatorio e padre musicista. Ultimamente va molto di moda scrivere "conservatorio" o "università" tra le proprie esperienze formative senza specificare se si è raggiunto il diploma o la laurea. Con ciò non voglio insinuare che il suddetto non sia diplomato, ma perché non specificarlo?
Comunque, a parte questi dettagli insignificanti, il dj producer in questione annovera collaborazioni a dischi di platino tra cui Rovazzi e Fedez. Inoltre afferma che un compositore in Italia può fare strada solo se ha collaborato alla realizzazione di importanti successi. Ciò equivale ad affermare, se non ho capito male, che se non si è nel giro di Amici o degli Youtuber si è fuori dal "giro che conta".
Quindi, tornando all'incipit, oggi per definirsi compositore in ambito mainstream non occorre più conoscere le regole dell'armonia, dell'orchestrazione, del funzionamento degli strumenti orchestrali, etc.? E' sufficiente essere un buon esperto di musica elettronica? E' forse questo il motivo per cui anche i conservatori hanno inserito nei corsi di composizione molte materie inerenti la musica elettronica?
Mi piacerebbe condividere vostri pareri in merito (senza alcuna pretesa, solo una chiosa tra amici). Grazie. emo
Wow cosa hai riesumato! apro una parentesi: ma pure lucablu se n'è uscito? Perché? Boh vabbè...

Tornando alla tua domanda la risposta è inconsolabilmente... Sì. Per far successo in questa epoca occorre, nell'ordine di importanza:
1) Essere dei bravissimi tecnici del suono, aver studiato o imparato benissimo ad usare una DAW e soprattutto come produrre un pezzo, per produrre non intendo il comporre ma il saper rendere ascoltabile un brano secondo gli standard attuali - ergo se non pompa o non suona professionale lascia perdere (missaggio, effetti, masterizzazione)...
2) Essere inseriti bene in qualche social media (youtube ma anche altri social, più hai pubblico giovanissimo meglio è), ormai i social sono il media di riferimento.
3) Avere una buona base culturale musicale. Che non vuol dire essere diplomati, vuol dire essere cresciuti con la famiglia che ti ha istruito oppure aver frequentato qualche corso/anno in conservatorio. E' terza per importanza per via della legge non scritta ma accettata da tutti che se una cosa è prodotta bene la si ascolta comunque, una cosa stupenda musicalmente ma prodotta male non la ascolterà mai nessuno.

  • Roberto_Forest
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24-08-20 15.37

Beh è evidente che se uno compone una canzone pop attuale deve conoscerne di elettronica. Basta ascoltare qualsiasi hit.
Ciò non toglie che anche l'armonia la debbano conoscere. In ogni caso per fare pezzi commerciali non bisogna innovare armonicamente, ma bisogna rimanere abbastanza nei ranghi.
Il fatto che abbiano lavorato con Amici e Rovazzi mi sembra normale, essendo i canali principali da cui escono i pezzi che passano di più in radio.
I talent sfornano interpreti, però la musica qualcuno deve pur scriverla, e quindi assumono questi producers. Niente di strano, in Italia lo si è sempre fatto.
Questi "producers" sono compositori a tutti gli effetti, e ai giorni d'oggi per essere compositori devi essere ferrato sia in elettronica che armonia. 50 anni fa era uguale, soltanto che al posto dell'elettronica c'era più la conoscenza degli strumenti orchestrali.
Comunque, a naso, penso che tutti questi producers pop sappiano suonare uno strumento
  • anonimo

24-08-20 16.33

Testi tristi, loop frenetici, video cupi o con femmine oggettivate
Il trend è dissociare le persone, individui nella propria bolla, la famiglia non serve, soddisfacimento personale assoluto, tutti positivi, senza vaccino non ti muovi
È la fine, o un inizio che sa di fine
  • Raptus
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24-08-20 17.11

La classifica pop odierna si può tranquillamente dividere in due: i revival vintage anni 80 pompati "alla moderna" e la trap-dance.
Che poi alla fine entrambi i generi sono mixati alla stessa maniera, bassi pompatissimi, synth vintage e, se c'è il cantato, autotune.
La situazione è così piatta che si potrebbe fare una app che genera hit a caso combinando questi fattori mettendoli insieme casualmente.
  • markelly2
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24-08-20 17.49

raptus ha scritto:
apro una parentesi: ma pure lucablu se n'è uscito? Perché? Boh vabbè...

A quanto pare ti sei perso un simpatico thread... emo
  • Bassoforte
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24-08-20 22.53

@ anonimo
Ormai la pausa caffé al bar è da tempo occasione per scoprire "cosa succede là fuori" musicalmente. Ci pensano le varie proposte via radio/tv a riempirmi di interrogativi in quei 10 minuti.
Oggi, per esempio, tra le altre neniette hanno passato questa.
Sono rimasto ancorato all'idea che per comporre/orchestrare brani di successo ci si debba chiamare Riz Ortolani, Gianfranco Reverberi, Nicola Piovani, Ennio Morricone e via discorrendo (o comunque avere come punti di riferimento questi e altri "fuoriclasse").
Pertanto, guidato dalla curiosità (dettata da profonda ignoranza) decido in quell'intervallo di aprire il browser sullo smartphone per CAPIRE. Scopro che il brano in questione è composto da Gaia Gozzi / Gerardo Pulli / Piero Romitelli / Simone Privitera, nomi a me sconosciuti. Un rapido giro su Wikipedia e scopro che i primi tre nomi sono legati alla trasmissione Amici. Ma la cosa più interessante è il quarto e ultimo nome. Dall'intervista si deduce che siamo di fronte a un dj con studi di musica elettronica in conservatorio e padre musicista. Ultimamente va molto di moda scrivere "conservatorio" o "università" tra le proprie esperienze formative senza specificare se si è raggiunto il diploma o la laurea. Con ciò non voglio insinuare che il suddetto non sia diplomato, ma perché non specificarlo?
Comunque, a parte questi dettagli insignificanti, il dj producer in questione annovera collaborazioni a dischi di platino tra cui Rovazzi e Fedez. Inoltre afferma che un compositore in Italia può fare strada solo se ha collaborato alla realizzazione di importanti successi. Ciò equivale ad affermare, se non ho capito male, che se non si è nel giro di Amici o degli Youtuber si è fuori dal "giro che conta".
Quindi, tornando all'incipit, oggi per definirsi compositore in ambito mainstream non occorre più conoscere le regole dell'armonia, dell'orchestrazione, del funzionamento degli strumenti orchestrali, etc.? E' sufficiente essere un buon esperto di musica elettronica? E' forse questo il motivo per cui anche i conservatori hanno inserito nei corsi di composizione molte materie inerenti la musica elettronica?
Mi piacerebbe condividere vostri pareri in merito (senza alcuna pretesa, solo una chiosa tra amici). Grazie. emo
Non voglio stuzzicare (nuovamente) alcun vespaio: nutro una sincera ammirazione e invidia per chi facendo musica la conosce teoricamente e praticamente nel suo profondo e nella sua essenza: tuttavia la storia della musica moderna è piena di esempi che non cito per non voler tediare nessuno, di artisti, parola che non ho alcuna difficoltà ad usare in questo contesto, che hanno fatto imbarazzanti montagne di soldi vendendo musica, con conoscenze minime di teoria musicale, armonia o frequentato un conservatorio. Con questo non sono a sancire che la teoria, lo studio e la pratica della musica sia uno stato sopravvalutato ai fini del successo, ma penso che occorra separare i piani del discorso per comprendere il fenomeno. Io l’ho fatto.
È innegabile che occorrano persone che abbiano una conoscenza profonda della musica per trasmettere tale conoscenza, per tracciare in senso scientifico l’evoluzione e il progresso di questa materia, per renderla oggetto di studio perché questo aumenta lo spessore culturale dell’umano, credo. Tuttavia questa competenza, non è detto che sia funzionale all’essere un artista moderno che vive (diventato schifosamente ricco e famoso) vendendo musica. Banalizzo: Allevi per citare uno bravo e con titoli accademici è meno di Fedez che non ha alcun titolo di alcun tipo. Non entro in un merito di giusto o sbagliato, è la mia mia analisi del mondo della musica “moderna” pure se moderna non è.. ricordo circa 20 anni fa che Keith Richards, tra l’annoiato e il divertivo che diceva che erano 20 anni che suonava sempre i stessi accordi ..
Spippolando una DAW: non conosco una scala eolia? Mi dice lla macchina quali note piazzare con un click del mouse. Di OGNI scala. Sono a corto di idee? Accendo l’harmonizer.
Oggi non è come un paio di secoli fa che chi faceva musica poi veniva messo dietro un pianoforte o un clavicembalo per suonarla davanti ad un pubblico pagante e se faceva schifo veniva insultato “live”.. oggi devi solo fare un file... poi al resto ci pensa Spotify..
  • anonimo
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24-08-20 23.14

@ Bassoforte
Non voglio stuzzicare (nuovamente) alcun vespaio: nutro una sincera ammirazione e invidia per chi facendo musica la conosce teoricamente e praticamente nel suo profondo e nella sua essenza: tuttavia la storia della musica moderna è piena di esempi che non cito per non voler tediare nessuno, di artisti, parola che non ho alcuna difficoltà ad usare in questo contesto, che hanno fatto imbarazzanti montagne di soldi vendendo musica, con conoscenze minime di teoria musicale, armonia o frequentato un conservatorio. Con questo non sono a sancire che la teoria, lo studio e la pratica della musica sia uno stato sopravvalutato ai fini del successo, ma penso che occorra separare i piani del discorso per comprendere il fenomeno. Io l’ho fatto.
È innegabile che occorrano persone che abbiano una conoscenza profonda della musica per trasmettere tale conoscenza, per tracciare in senso scientifico l’evoluzione e il progresso di questa materia, per renderla oggetto di studio perché questo aumenta lo spessore culturale dell’umano, credo. Tuttavia questa competenza, non è detto che sia funzionale all’essere un artista moderno che vive (diventato schifosamente ricco e famoso) vendendo musica. Banalizzo: Allevi per citare uno bravo e con titoli accademici è meno di Fedez che non ha alcun titolo di alcun tipo. Non entro in un merito di giusto o sbagliato, è la mia mia analisi del mondo della musica “moderna” pure se moderna non è.. ricordo circa 20 anni fa che Keith Richards, tra l’annoiato e il divertivo che diceva che erano 20 anni che suonava sempre i stessi accordi ..
Spippolando una DAW: non conosco una scala eolia? Mi dice lla macchina quali note piazzare con un click del mouse. Di OGNI scala. Sono a corto di idee? Accendo l’harmonizer.
Oggi non è come un paio di secoli fa che chi faceva musica poi veniva messo dietro un pianoforte o un clavicembalo per suonarla davanti ad un pubblico pagante e se faceva schifo veniva insultato “live”.. oggi devi solo fare un file... poi al resto ci pensa Spotify..
Infatti la mia non è una critica al fenomeno dei producer, tutt'altro. Essendo un mondo a me estraneo ma evidentemente pervasivo a livello mediatico, vorrei tentare di capirne di più.
Se devo essere sincero non reputo il pubblico attuale peggiore o migliore del passato, credo invece che - complice anche la telematica - ci sia una trasformazione più rapida e dunque radicale del costume musicale rispetto all' epoca pre-internet. Il sound mainstrream è sempre più minimalista (che non significa necessariamente "banale"). In tutto ciò rientra secondo me il fenomeno del dj producer, che potrebbe essere paragonato al modo in cui si produceva musica house, favorito da una maggiore possibilità di conoscenza tecnica e assorbimento di altre culture grazie appunto all'informazione telematica.
Aldilà delle parole, inizio a rendermi conto che produrre edm et similia non è affatto facile; rileggendo il contributo di Orange a questa discussione non posso che concordare, a ognuno il suo.
Parecchi anni fa un amico bassista jazz mi confessò che non era capace di suonare il punk, che un ragazzetto ci sarebbe riuscito meglio di lui. Aveva ragione da vendere.
  • Bassoforte
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25-08-20 09.09

@ anonimo
Infatti la mia non è una critica al fenomeno dei producer, tutt'altro. Essendo un mondo a me estraneo ma evidentemente pervasivo a livello mediatico, vorrei tentare di capirne di più.
Se devo essere sincero non reputo il pubblico attuale peggiore o migliore del passato, credo invece che - complice anche la telematica - ci sia una trasformazione più rapida e dunque radicale del costume musicale rispetto all' epoca pre-internet. Il sound mainstrream è sempre più minimalista (che non significa necessariamente "banale"). In tutto ciò rientra secondo me il fenomeno del dj producer, che potrebbe essere paragonato al modo in cui si produceva musica house, favorito da una maggiore possibilità di conoscenza tecnica e assorbimento di altre culture grazie appunto all'informazione telematica.
Aldilà delle parole, inizio a rendermi conto che produrre edm et similia non è affatto facile; rileggendo il contributo di Orange a questa discussione non posso che concordare, a ognuno il suo.
Parecchi anni fa un amico bassista jazz mi confessò che non era capace di suonare il punk, che un ragazzetto ci sarebbe riuscito meglio di lui. Aveva ragione da vendere.
Convergo sulle tue considerazioni, in aggiunta personalmente trovo interessante vedere come nel tempo in questo contesto, l'asse culturale del musicista si sia spostato: dove un tempo la conoscenza della teoria e la pratica musicale secondo crismi specifici definiva l'identità e il valore del musicista, oggi questa conoscenza è diventata di secondo piano per il vendere e quindi vivere di musica. In qualche modo il mestiere del musicista, come hai detto anche tu, si è evoluto in questo tempo con il costume musicale che poi è lo specchio della società e cultura, andando ad acquisire nuove skill ma perdendone altre, forse ormai superate dal tempo e dai mezzi che le nuove tecnologie offrono.
La considerazione del tuo amico bassista secondo me non ha un fondo amaro: io immagino che la società e il tempo in cui viviamo ispiri nel profondo il modo di creare musica, (oggi come ieri) e alla fine con uno strumento tra le mani saremo in grado di riprodurre in modo ottimale solo le cose ciò di cui siamo fatti, di ciò che abbiamo realmente interiorizzato.
  • Raptus
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25-08-20 17.53

Non offendetevi ma io non lo vedo tutto questo "humus" di innovazione che vedete voi, soprattutto in questi ultimi cinque anni.
Se l'EDM, con tutti i suoi difetti, manteneva comunque alta la bandiera della musica "anche" suonata o per lo meno melodica (mi viene in mente Avicii, gli innumerevoli post al riguardo), questi nuovi generi dalla trap alla synth pop (alla Billie Eilish per farci capire) prediligono un minimalismo musicale veramente estremo, enfatizzando la resa sonora rispetto all'elemento melodico.
Cosa significa? Che posso fare canzoni piatte, senza significato, cloni ma ascoltate dalla massa perché prodotte bene.
Poi ognuno ha la sua idea di artista, per voi (e per tanti) un artista è uno che ce l'ha fatta, una sorta di imprenditore di successo che ha nelle vendite e nello stile di vita la testimonianza del suo valore.
Per me un artista è uno che fa arte. Un pittore che mostra dei quadri a me piace anche vederlo dipingere ogni tanto...
  • markelly2
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25-08-20 18.39

raptus ha scritto:
ognuno ha la sua idea di artista, per voi (e per tanti) un artista è uno che ce l'ha fatta, una sorta di imprenditore di successo

A chi ti riferisci? emo
Di certo non a me! emo