Imparare a suonare piano covers

  • adr3nokrome
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23-02-24 14.07

KBL ha scritto:
direi che con riferimento a quell'articolo, la prima cosa che ti suggerivo è quanto di fatto riportato nella sezione "creating a chord melody", mentre l'evoluzione coincide grossomodo con l'ultima parte, nella sezione "spreading the chords between both hands".


Correttissimo
Alla fine (ho visto molti video e letto diversi articoli) i fondamenti dell'arrangiamento per piano solo, per il pianista beginner, sono sempre quelli e si possono riassumere in:
a) basso (fondamentale) con la sn, melodia con dx - in una prima fase di studio
b) basso (fondamentale) con la sn, melodia con la dx con sotto il resto dell'accordo - in una seconda fase di studio
c) basso (fondamentale) con la sn, melodia con la dx e resto dell'accordo suddiviso tra sn e dx facendo attenzione alle cacofonie e a distanziare bene le note - qui si inizia con un minimo di creatività e musicalità
d) come il punto precedente ma riempiendo gli spazi tra un accordo e l'altro (se la melodia lo consente) con note di riempimento, accordi spezzati, arpeggi, note ribattute, variazioni ritmiche ecc... - e questo è il punto al quale mi riferivo dicendo che da qui in poi bisogna avere esperienza e saper suonare.

Ai punti a) b) e c) anche il principiante con un po' di pazienza di arriva ed è già un discreto risultato.

Anche questi due video li ho trovati illuminanti:
Video YT 1
Video YT 2

Adesso non resta che iniziare a studiare emo
  • d_phatt
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24-02-24 14.49

@ adr3nokrome
KBL ha scritto:
direi che con riferimento a quell'articolo, la prima cosa che ti suggerivo è quanto di fatto riportato nella sezione "creating a chord melody", mentre l'evoluzione coincide grossomodo con l'ultima parte, nella sezione "spreading the chords between both hands".


Correttissimo
Alla fine (ho visto molti video e letto diversi articoli) i fondamenti dell'arrangiamento per piano solo, per il pianista beginner, sono sempre quelli e si possono riassumere in:
a) basso (fondamentale) con la sn, melodia con dx - in una prima fase di studio
b) basso (fondamentale) con la sn, melodia con la dx con sotto il resto dell'accordo - in una seconda fase di studio
c) basso (fondamentale) con la sn, melodia con la dx e resto dell'accordo suddiviso tra sn e dx facendo attenzione alle cacofonie e a distanziare bene le note - qui si inizia con un minimo di creatività e musicalità
d) come il punto precedente ma riempiendo gli spazi tra un accordo e l'altro (se la melodia lo consente) con note di riempimento, accordi spezzati, arpeggi, note ribattute, variazioni ritmiche ecc... - e questo è il punto al quale mi riferivo dicendo che da qui in poi bisogna avere esperienza e saper suonare.

Ai punti a) b) e c) anche il principiante con un po' di pazienza di arriva ed è già un discreto risultato.

Anche questi due video li ho trovati illuminanti:
Video YT 1
Video YT 2

Adesso non resta che iniziare a studiare emo
Al basso non è detto che vada sempre e comunque la fondamentale, nella grande maggior parte dei casi sì, ma nei brani di musica leggera possono capitare degli accordi in primo o secondo rivolto, e tra l'altro (se il pezzo è fatto bene, di solito sì emo) sono piazzati in maniera ben studiata e hanno il loro effetto, per cui in genere sarebbe una buona idea mantenere i rivolti utilizzati dal brano originale, per dare un tocco in pià alla qualità della cover, e partire da quelli e dalla melodia per iniziare ad organizzare l'armonizzazione.

Il punto è che il 95% degli spartiti o tutorial che si trovano online non sono affidabili sotto questo e altri aspetti, sotto il punto di vista della fedeltà ai brani originali le risorse di qualità sono poche. Una risorsa molto valida e accessibile a molti livelli è il canale di Tino Carugati, che sicuramente ti avranno già consigliato, lui spesso ci mette molto di suo, ma sempre con rispetto e con reale conoscenza dei pezzi originali di riferimento. Poi qua e là si trovano trascrizioni serie e fatte con criterio.
  • KBL
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25-02-24 09.23

d_phatt ha scritto:
l basso non è detto che vada sempre e comunque la fondamentale, nella grande maggior parte dei casi sì, ma nei brani di musica leggera possono capitare degli accordi in primo o secondo rivolto

esatto ma più che di "rivolto" che potrebbe confondere parlerei proprio ad esempio di "terza al basso". Che significa che se l'accordo in quel punto è C/E, con la destra puoi fare il "rivolto" che ti pare di do, ma è importante che al basso ci sia il mi.

facendo anche un esmepio specifico di un pezzo legegro italiano che tutti conoscono:
in "perdere l'amore" la prima misura cantata è un Mi maggiore. La seconda è un B/D# che significa che non puoi fare un Si maggiore con al basso il Si perché non suona come deve, ma devi mettere al basso la sua terza ovvero il Re diesis.
  • Asterix
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25-02-24 09.37

@ KBL
d_phatt ha scritto:
l basso non è detto che vada sempre e comunque la fondamentale, nella grande maggior parte dei casi sì, ma nei brani di musica leggera possono capitare degli accordi in primo o secondo rivolto

esatto ma più che di "rivolto" che potrebbe confondere parlerei proprio ad esempio di "terza al basso". Che significa che se l'accordo in quel punto è C/E, con la destra puoi fare il "rivolto" che ti pare di do, ma è importante che al basso ci sia il mi.

facendo anche un esmepio specifico di un pezzo legegro italiano che tutti conoscono:
in "perdere l'amore" la prima misura cantata è un Mi maggiore. La seconda è un B/D# che significa che non puoi fare un Si maggiore con al basso il Si perché non suona come deve, ma devi mettere al basso la sua terza ovvero il Re diesis.
Se c’é la “terza al basso” é un primo rivolto, indpendentemente da come prende le altre note la destra o un altro strumento armonico.
Definire “rivolto” l’ordine delle note suonate dalla mano destra é errato e fuorviante.
  • KBL
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25-02-24 10.51

@ Asterix
Se c’é la “terza al basso” é un primo rivolto, indpendentemente da come prende le altre note la destra o un altro strumento armonico.
Definire “rivolto” l’ordine delle note suonate dalla mano destra é errato e fuorviante.
chiarissimo, ma quando in saletta dobbiamo ripassare gli accordi di un arrangiamento e in quel punto c'è un C/E normalmente diciamo "do basso mi" o "do con terza al basso", perché se dicessimo "do primo rivolto" so già il delirio che si scatenerebbe.. in questo senso intendo che potrebbe confondere qualcuno un po' a digiuno di armonia
  • d_phatt
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25-02-24 11.50

@ KBL
chiarissimo, ma quando in saletta dobbiamo ripassare gli accordi di un arrangiamento e in quel punto c'è un C/E normalmente diciamo "do basso mi" o "do con terza al basso", perché se dicessimo "do primo rivolto" so già il delirio che si scatenerebbe.. in questo senso intendo che potrebbe confondere qualcuno un po' a digiuno di armonia
Perdonami, ma che delirio si dovrebbe scatenare a chiamare le cose con il loro nome?

Chi è a digiuno di armonia ha la possibilità di chiedere e comunque questa cosa ora può saperla grazie alla spiegazione di Asterix, è un concetto molto semplice, quindi non capisco perché non si dovrebbero utilizzare i termini corretti...
  • KBL
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25-02-24 11.56

@ d_phatt
Perdonami, ma che delirio si dovrebbe scatenare a chiamare le cose con il loro nome?

Chi è a digiuno di armonia ha la possibilità di chiedere e comunque questa cosa ora può saperla grazie alla spiegazione di Asterix, è un concetto molto semplice, quindi non capisco perché non si dovrebbero utilizzare i termini corretti...
sicuramente avete ragione, dire "do basso mi" risulta talmente veloce e comprensibile, specialmente per chitarrista e bassista (non stiamo parlando di un contesto "orchestra di san remo" evidentemente), che poi indubbiamente si perde l'abitudine di dire "do primo rivolto", mi sforzerò di usarlo più spesso..
  • wildcat80
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25-02-24 12.25

Formalmente è corretto parlare di rivolti. Non si discute.
La pratica tuttavia mi dice l'esatto contrario, nel senso che non mi è mai quasi mai capitato di suonare con chitarristi e bassisti che sapessero leggere sul pentagramma, né tantomeno sapessero cosa sono i rivolti di una triade. Leggevano sulle tablature per chitarra e basso, che spesso sono accompagnate dalle sigle dei vari accordi, a loro quello bastava: C/E, Cm/G, D/E (a proposito, questo che rivolto sarebbe?).
Viceversa, senza scomodare l'orchestra di Sanremo, se sono io a dover suonare, mi viene più intuitivo ragionare a rivolti perché mi agevola nel voicing.
  • giosanta
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25-02-24 12.41

d_phatt ha scritto:
grazie alla spiegazione di Asterix

Cui va il mio grazie, come a quelli come lui, per le competenze messe a nostra disposizione.
  • Asterix
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25-02-24 12.55

@ KBL
chiarissimo, ma quando in saletta dobbiamo ripassare gli accordi di un arrangiamento e in quel punto c'è un C/E normalmente diciamo "do basso mi" o "do con terza al basso", perché se dicessimo "do primo rivolto" so già il delirio che si scatenerebbe.. in questo senso intendo che potrebbe confondere qualcuno un po' a digiuno di armonia
Certo! La mia puntualizzazione era riferita la fatto che è un grave errore definire "rivolto" la disposizione delle note alla mano destra.
Se la sinistra suona un "MI "e la destra "DO - MI - SOL" o "MI - SOL - DO" o "SOL - Do - MI" non cambia nulla nei termini della definizione dell'accordo, cambia solo la d'imposizione delle voci.
Va benissimo chiamarlo "DO con basso di MI" per comodità, oppure DO 1' rivolto.
In contesti pop/rock poi spesso la posizione (fondamentale o rivolto) la "decide" il basso elettrico visto che il tastierista magari il basso non lo suona.
Saluti.
Stefano.
  • d_phatt
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25-02-24 15.07

Al di là del livello di preparazione musicale dei singoli, il fatto che ognuno usi una "parte" (che sia una parte vera, oppure una tablatura, o altro) auto-procurata è pericoloso in ogni caso, a meno che non sia trascritta o verificata personalmente da musicisti preparati, quindi come minimo sarà necessario un confronto per essere sicuri di star suonando tutti lo stesso pezzo.

Il fatto è che spesso questo materiale non corrisponde del tutto alla "verità" musicale del brano, quindi alla fine la via più sicura è un controllo diretto della traccia originale con il proprio orecchio (e comunque bisogna saperlo fare).

Qui però si parlava di arrangiamenti per pianoforte solo, quindi alla fine non vedo la ragione di farsi tanti problemi sulle competenze musicali di musicisti non presenti, dato anche che in apertura l'autore stesso del topic diceva di voler migliorare, e quindi perché non partire anche da un corretto uso dei termini?
  • Bob_Braces
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25-02-24 17.16

wildcat80 ha scritto:
D/E (a proposito, questo che rivolto sarebbe?).

Nel "lessico familiare" di uno dei gruppi dove suonavo questo accordo si sarebbe chiamato MI sus Mayden Voyage
Così come gli accordi di 7 di dominante con la 9a aumentata si chiamavano "accordo Jimi Hendrix" (ma questo credo che sia più comune)
  • wildcat80
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25-02-24 17.23

@ Bob_Braces
wildcat80 ha scritto:
D/E (a proposito, questo che rivolto sarebbe?).

Nel "lessico familiare" di uno dei gruppi dove suonavo questo accordo si sarebbe chiamato MI sus Mayden Voyage
Così come gli accordi di 7 di dominante con la 9a aumentata si chiamavano "accordo Jimi Hendrix" (ma questo credo che sia più comune)
Era ovviamente una provocazione emo nel senso che dire Re basso mi è molto più immediato rispetto alla definizione formale.
  • Whoispink
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25-02-24 17.59

Asterix ha scritto:
Se c’é la “terza al basso” é un primo rivolto, indpendentemente da come prende le altre note la destra o un altro strumento armonico.
Definire “rivolto” l’ordine delle note suonate dalla mano destra é errato e fuorviante.
.
.


Aggiungerei solamente che mi sembra di aver letto da qualche parte che per la mano destra il concetto da considerare è quello di "posizione melodica", dove la discriminante è la nota più acuta, es.: mi sol do prima posizione; sol do mi seconda posizione; do mi sol terza posizione (melodica)
  • vin_roma
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25-02-24 18.05

@ Bob_Braces
wildcat80 ha scritto:
D/E (a proposito, questo che rivolto sarebbe?).

Nel "lessico familiare" di uno dei gruppi dove suonavo questo accordo si sarebbe chiamato MI sus Mayden Voyage
Così come gli accordi di 7 di dominante con la 9a aumentata si chiamavano "accordo Jimi Hendrix" (ma questo credo che sia più comune)
...
  • vin_roma
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25-02-24 18.08

Bob_Braces ha scritto:
Così come gli accordi di 7 di dominante con la 9a aumentata si chiamavano "accordo Jimi Hendrix" (ma questo credo che sia più comune)


Non è 9aug ma 10min.
L'effetto "blues" è 3magg sotto 3min (10ªmin) sopra.
L'effetto armonico è di una contrazione, come nel canto, verso il basso (b) e non di un'accrescimento (#) verso l'alto.
  • vin_roma
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25-02-24 18.38

Il caso di Via di Baglioni.

Basso fisso sulla tonica mentre sopra una forma armonica netta disegna un riff incisivo: C-/C, Bb/C, F/C... il primo C- ...quello è ma il secondo Bb/C è un C-11?
In questa forma, se vogliamo considerare C-11, ci sarebbe un'elisione di 3 e 5 ma un'elisione vuol dire che 3 e 5 ci sono ma vengono nascosti e se ricomponessimo la forma integrale l'effetto sarebbe di tutt'altra natura. Quindi in questo caso io tendo a considerare semplicemente un Bb chiaro e definito che fa parte di un discorso armonico che ruota su un basso fisso senza coinvolgere impilazioni armoniche regolari.
Se dovessi coinvolgere un chitarrista in questo brano gli scriverei C-, Bb/C, F/C evitando i bassi, non gli scriverei certo C-, C-11 che non sono le armonie che servono al sound.
  • Bob_Braces
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25-02-24 19.41

@ vin_roma
Bob_Braces ha scritto:
Così come gli accordi di 7 di dominante con la 9a aumentata si chiamavano "accordo Jimi Hendrix" (ma questo credo che sia più comune)


Non è 9aug ma 10min.
L'effetto "blues" è 3magg sotto 3min (10ªmin) sopra.
L'effetto armonico è di una contrazione, come nel canto, verso il basso (b) e non di un'accrescimento (#) verso l'alto.
Ti confesso che nella pratica l'ho sempre pensato per comodità come un accordo con 3a magg. e 3a min. contemporaneamente, ma non avevo mai pensato a questa terza minore come ad una decima.
In questo forse condizionato dal fatto che spesso lo si vede scritto come E7#9 oppure E79Aug o simili, ma la tua spiegazione ci sta ed è probabilmente il modo più corretto di pensarlo.
In ogni caso, e scusandomi per l'OT rispetto al titolo del thread, era solo un modo per indicare come certe forme di accordi siano talmente caratterizzanti di un brano o di un artista che si finisce chiamare l'accordo come, appunto, il brano o l'artista emo
  • vin_roma
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25-02-24 19.57

@Bob_Braces

Tutta la musica blues, gospel, spiritual, soul, ha una particolarità nel senso melodico: nonostante l'impianto maggiore, permette, soprattutto nelle "svisate" o melismi acuti, l'uso della terza minore rispetto all'accordo maggiore il che risulta più "sofferente", nostalgico e consono alla natura della musica afroamericana.
E questo si riflette sull'impostazione armonica.
  • wildcat80
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25-02-24 20.55

Trovo come sempre le annotazioni di Vin estremamente precise, puntuali e utili.
Nel mio piccolo, avendo suonato per tanti anni musica con radici afroamericane (soul, r'n'b, soul jazz, blues) uno dei primi rudimenti che mi è stato dato da chi mi ha iniziato al genere, è stato quello di giocare con la terza.
Io lì per lì non capivo: ero molto giovane, provenivo da anni di studio formale in parte in un istituto di stampo religioso (lo stesso di Cyrano peraltro) ed in parte in conservatorio, per me esisteva solo il mondo tonale.
Il concetto, grezzo, di giocare con la terza in realtà poi era molto semplice: uno strumento ad accordatura fissa non può intonare la blue note (terza maggiore calante) propria di quell'ambito musicale (genere è riduttivo, c'è la storia millenaria di un continente e dei travagli della sua gente), per cui servono dei trucchi per evocare la Blue note, che sono fondamentalmente due.
L'acciaccatura scivolando dal tasto nero al bianco (chissà come mai il grosso del repertorio pianistico/organistico prevede "tonalità" in cui la terza minore cade sul tasto nero) e la peculiarità di utilizzare contemporaneamente terza maggiore e minore, distanziate (generalmente comping alla mano sinistra con terza maggiore e linea melodica o estensione del comping alla destra con terza minore).
Però qui si esce da un ambito strettamente tonale, si esce (in parte) da ciò che viene insegnato come formale, anzi, forse la difficoltà è fare coesistere aspetti presi da ciò che è formale (es i rivolti) con ciò che non è formale... Cioè, se accompagno un blues in C, potrebbe capitare di avere a sinistra una triade Mi/Sib/Re e sulla destra una linea melodica con il Mib: in questo caso non c'è neppure da pensare a quale accordo scrivere (e suonare), c'è da conoscere un certo linguaggio e applicarlo, mettendo insieme aspetti formali (siamo con un piede in due scarpe, in senso di ambito tonale e modale, se mi consente la licenza) e aspetti non formali (Blue notes, scala blues, comping peculiare).
Mi rendo conto che stiamo forse andando emo però il capitolo del blues (e generi correlati) pianistico è molto importante, ci sono principi validi in eterno, tanto per la cover pianistica di un pezzo di John Lee Hooker quanto per la cover di brani attuali di artisti come Alicia Keys piuttosto che Sam Smith.