Quando si suona il piano si guardano i tasti ?

  • berlex65
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03-04-24 14.00

@ Hannaiwanna
Ciao a tutti, ho preso lezioni di piano per un pò di anni e ogni tanto riprendo facendo da sola.
Arriviamo al dunque:
Ho un pò di dubbi emo :
Un pianista quando suona deve guardare o non guardare i tasti?
Se leggo lo spartito(che già conosco) non guardo i tasti.
Se qualcuno mi togliesse lo spartito mentre suono non saprei continuare il pezzo, nemmeno se guardassi i tasti. Anzi spesso guardare i tasti mi confonde di più.
È possibile arrivare ad un livello in cui si riesce sia a leggere che a memorizzare che a guardare i tasti senza confondersi? Oppure per imparare un pezzo il 90% lo fa la memoria? In poche parole quanto conta la memoria muscolare rispetto al riflettere sui tasti che si preme? Quando si impara un pezzo è tutta memoria muscolare alla fine? Me lo chiedo perchè quando mi capita di imparare un pezzo a memoria se comincio a pensare troppo su quello che faccio sbaglio, poi oltretutto se non lo suono per un pò lo dimentico. Qual'e' il giusto approccio di studio?
Dipende...se passa una bella fica io guardo quella e continuo a suonare emoemo!
Ciao
  • paolo_b3
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03-04-24 14.09

@ berlex65
Dipende...se passa una bella fica io guardo quella e continuo a suonare emoemo!
Ciao
Anche io, e poi "vado per i campi", già successo... emoemoemo
  • Raptus
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04-04-24 09.49

@ Hannaiwanna
Ciao a tutti, ho preso lezioni di piano per un pò di anni e ogni tanto riprendo facendo da sola.
Arriviamo al dunque:
Ho un pò di dubbi emo :
Un pianista quando suona deve guardare o non guardare i tasti?
Se leggo lo spartito(che già conosco) non guardo i tasti.
Se qualcuno mi togliesse lo spartito mentre suono non saprei continuare il pezzo, nemmeno se guardassi i tasti. Anzi spesso guardare i tasti mi confonde di più.
È possibile arrivare ad un livello in cui si riesce sia a leggere che a memorizzare che a guardare i tasti senza confondersi? Oppure per imparare un pezzo il 90% lo fa la memoria? In poche parole quanto conta la memoria muscolare rispetto al riflettere sui tasti che si preme? Quando si impara un pezzo è tutta memoria muscolare alla fine? Me lo chiedo perchè quando mi capita di imparare un pezzo a memoria se comincio a pensare troppo su quello che faccio sbaglio, poi oltretutto se non lo suono per un pò lo dimentico. Qual'e' il giusto approccio di studio?
Se stai imparando da zero io non mi farei queste domande perché:

1) Se ti concentri solo sul brano cioè sull'aspetto motorio il rischio è di imparare il brano a memoria e se impari tutti i brani a memoria diventi come me che fino ai 30 anni ero in grado di suonare senza problemi brani del 5 anno di Conservatorio senza saper leggere una nota emo

2) Saper leggere ti da maggiore consapevolezza di quello che stai facendo ma non spaventarti perché non ti capiterà mai, come ti hanno già detto, di dover suonare brani senza averli mai studiati prima (se non a livelli professionali ma lì è un altro discorso e il problema non si pone). Quindi lo spartito serve ma non è indispensabile in live, è più una sicurezza in caso di ansia o dimenticanze.

3) Dipende sempre da quello che vuoi suonare. Da quello che dici sembra pianoforte classico, se invece studi moderno/jazz gli spartiti sono molto più facili da leggere ma purtroppo sono solo indicativi, cioè non vanno mai presi sul serio al 100% (sì il mondo della musica è un bel casino, benvenuto nel tunnel del bianconiglio emo )
  • Raptus
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04-04-24 09.56

@ jacus78
Io avrei posto la domanda in maniera diversa: "si guarda lo spartito?"emo

Scherzi a parte, dico questo perchè mi hanno insegnato "sotto tortura" (anche con il copri tasti di legno abbassato, sorretto comunque dall'insegnante), a sviluppare i tentoni, andare a tentativi, sbagliare millemila volte fino a che praticamente sotto le dita conoscevo ogni millimetro dei tasti, la distanza tra essi, la ruvidità dell'avorio e tutto il resto a occhi chiusi (e non è un modo di dire).... tutto ciò a favore di una lettura dello spartito senza deconcentrazioni e fluida. E ci sono riusciti i maledetti, suonavo le sonate di Beethoven quasi senza mai abbassare lo sguardo sul pianoforte, se non in alcuni passaggi realmente impegnativi o in salti lunghi.
Ma.... c'era un grosso, enorme "MA"
Se tu sei concentrato su uno spartito, non riesci a concentrarti del tutto sull'espressione, nè sulla dinamica. Si, sai cosa suoni, ma non "colpisce", non ti fa sussultare di emozione, perchè il tuo cervello sta seguendo 2 cose diverse contemporaneamente.
Per ovviare a questo "problema", col passare del tempo e fino al diploma, tutto ciò che suonavo dovevo impararlo a memoria, a libro chiuso, in modo che io potessi sviluppare anche l'altra metà della mela mancante. Tanto che agli esami del diploma ho portato 1 ora di concerto a memoria. E sai che ansia, con tutta la commissione schierata, suonare la polacca in lab di Chopin, la toccata e fuga in Remin di Bach-Busoni, la patetica di Beethoven ecc ecc...a memoria, sul palco del teatro del conservatorio e su uno Steinway a coda lunga.
Ciò ha richiesto, specie negli ultimi 3 anni, 10 ore di studio giornaliere...10.
Praticamente ci hanno sfondato in Conservatorio. Erano dei tedeschi. Al decimo anno io ero letteralmente scoppiato. Eravamo dei mostri su quei tasti, e dico "eravamo" perchè io adesso non raggiungo più nemmeno il 50% di quella preparazione tecnica.
A 23 anni dal diploma però, io guardo i tasti. Gli spartiti, beh... suono a memoria. Ciò significa che me li sono studiati prima. e non 1 volta o 2, ma 30 e anche 40 volte (dipende dagli spartiti ovviamente. La polacca di Chopin tra tecnica (bastardissima) e memoria l'avrò suonata in 3 anni qualche migliaio di volte).
E alla fine avevano ragione quei BENEDETTI insegnanti: fui a mia volta, molto tempo dopo, in una commissione di canto, a seguire degli allievi ad un diplomino di una scuola privata... 3 ragazzi hanno letto il testo, non mi hanno trasmesso nulla, non li potevi guardare negli occhi, avevano l'espressione del viso tirata, concentrata su quel testo, gli occhi fissi, tutti i muscoli facciali piatti, senza alcuna espressione per l'appunto, non erano liberi di esprimersi perchè dovevano leggere il testo, a differenza di altri che non hanno letto e che ho preferito di gran lunga di più.
Per come la vedo io, studiali fino a imprimerli in memoria gli spartiti, poi toglili e mettici le dita e il cuore.
E se qualche passaggio mentre suoni non lo ricordi, e non vuoi ricominciare da capo, improvvisa, e agganciati a ciò che ricordi e continui a suonare. In questo modo sviluppi anche la fantasia.
Quando leggo cose così mi vengono sempre in mente due cose, la prima è la profonda ammirazione per l'impegno che avete dato nel sudarvi il meritatissimo diploma, la seconda è se davvero tutta quella fatica ne sia valsa la pena.

Io sono profondamente autocritico, è il mio difetto, anche io metto spesso in discussione la mia laurea perché alla fine per quello che faccio a lavoro a volte sarebbe bastata una triennale molto più semplice, ma nel mondo della musica penso sia diverso.
Cioè mi chiedo, tutta quella fatica alla fine ripaga? E per ripagare intendo, dopo 23 anni riesci ancora a maneggiare il pianoforte senza nessuna paura? studiare brani nuovi se ti propongono di fare un live di 30 brani (ovviamente non della difficoltà dell'esame del Conservatorio), e prepararli in pochi giorni ?
Perché se la risposta non è un secco "sì" ma un "forse dipende" non so sinceramente se tanta fatica alla fine possa dirsi ricompensata.
Me lo auguro per te e per voi eh non sto dicendo che abbiate sbagliato è solo un dubbio.
  • jacus78
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04-04-24 15.03

Raptus ha scritto:
Cioè mi chiedo, tutta quella fatica alla fine ripaga? E per ripagare intendo, dopo 23 anni riesci ancora a maneggiare il pianoforte senza nessuna paura? studiare brani nuovi se ti propongono di fare un live di 30 brani (ovviamente non della difficoltà dell'esame del Conservatorio), e prepararli in pochi giorni ?
Perché se la risposta non è un secco "sì" ma un "forse dipende" non so sinceramente se tanta fatica alla fine possa dirsi ricompensata.
Me lo auguro per te e per voi eh non sto dicendo che abbiate sbagliato è solo un dubbio.

Sono domande legittime e anche utili per chi si approccia ad uno strumento con l'intento di essere il nuovo Pollini: e ti rispondo con tanta sincerità e altrettanta autocritica

Ripagare in che senso? in senso economico e da libero professionista e ad un livello semiprofessionale del tipo concertini nei locali, nei teatrini di provincia ecc... no, non ripaga. O perlomeno non diventi ricco, qualcosa guadagni ma non è tanto, per riuscire a pagarti una casa, una macchina e una famiglia devi insegnare nel privato o pubblico non importa, ma almeno hai un'entrata decente. Se poi arrotondi con serate di qualsiasi tipo sei a cavallo. Ripaga molto invece dal punto di vista emotivo, uno strumento rimane alla fine un compagno fedele di vita con cui poterti sfogare sistematicamente quando e come vuoi. E ripaga molto se dopo molto tempo, molti sacrifici e molto altro studio oltre il diploma, diventi per l'appunto il nuovo Pollini, o nel caso jazzistico Bollani ecc ecc.
Vorrei prima precisare una cosa però: i tempi sono totalmente cambiati rispetto a 23 anni fa, quando uscivi da una scuola o una università ed eri dimenticato da tutti, dovevi trovartela da te la strada. Oggi invece sia le università sia i conservatori o qualsiasi altra scuola mirata, riesce a farti inserire da qualche parte segnalandoti o quant'altro. E' un grosso aiuto che prima non avevi.
Detto questo, dopo 23 anni so ancora suonare, anche perchè io non l'ho abbandonato il pianoforte, continuo a suonare e a studiare, non ai livelli del conservatorio, ma un paio d'ore di tecnica durante la settimana riesco a farle, più qualche altra ora di non tecnica. Non miglioro, anzi... peggioro sistematicamente rispetto a com'ero in conservatorio, ma il tempo è quello che è, e la mente non è più sgombra rispetto a quando avevo 20anni.

Se mi dicessero di suonare la polacca di Chopin in una settimana non ce la farei mai, ma una Sonata di Beethoven potrei riuscirci forse, se mi ci mettessi 8 ore al giorno solo su quella, ma mi è rimasta la base e il metodo di studio, quindi saprei esattamente come ristudiarmela .... mentre se dovessi studiare 30 brani pop per un live, beh quelli li faccio tutt'ora in un paio di giorni o 3, faticando poco e prendendomi le pause necessarie.

04-04-24 15.34

@ jacus78
Io avrei posto la domanda in maniera diversa: "si guarda lo spartito?"emo

Scherzi a parte, dico questo perchè mi hanno insegnato "sotto tortura" (anche con il copri tasti di legno abbassato, sorretto comunque dall'insegnante), a sviluppare i tentoni, andare a tentativi, sbagliare millemila volte fino a che praticamente sotto le dita conoscevo ogni millimetro dei tasti, la distanza tra essi, la ruvidità dell'avorio e tutto il resto a occhi chiusi (e non è un modo di dire).... tutto ciò a favore di una lettura dello spartito senza deconcentrazioni e fluida. E ci sono riusciti i maledetti, suonavo le sonate di Beethoven quasi senza mai abbassare lo sguardo sul pianoforte, se non in alcuni passaggi realmente impegnativi o in salti lunghi.
Ma.... c'era un grosso, enorme "MA"
Se tu sei concentrato su uno spartito, non riesci a concentrarti del tutto sull'espressione, nè sulla dinamica. Si, sai cosa suoni, ma non "colpisce", non ti fa sussultare di emozione, perchè il tuo cervello sta seguendo 2 cose diverse contemporaneamente.
Per ovviare a questo "problema", col passare del tempo e fino al diploma, tutto ciò che suonavo dovevo impararlo a memoria, a libro chiuso, in modo che io potessi sviluppare anche l'altra metà della mela mancante. Tanto che agli esami del diploma ho portato 1 ora di concerto a memoria. E sai che ansia, con tutta la commissione schierata, suonare la polacca in lab di Chopin, la toccata e fuga in Remin di Bach-Busoni, la patetica di Beethoven ecc ecc...a memoria, sul palco del teatro del conservatorio e su uno Steinway a coda lunga.
Ciò ha richiesto, specie negli ultimi 3 anni, 10 ore di studio giornaliere...10.
Praticamente ci hanno sfondato in Conservatorio. Erano dei tedeschi. Al decimo anno io ero letteralmente scoppiato. Eravamo dei mostri su quei tasti, e dico "eravamo" perchè io adesso non raggiungo più nemmeno il 50% di quella preparazione tecnica.
A 23 anni dal diploma però, io guardo i tasti. Gli spartiti, beh... suono a memoria. Ciò significa che me li sono studiati prima. e non 1 volta o 2, ma 30 e anche 40 volte (dipende dagli spartiti ovviamente. La polacca di Chopin tra tecnica (bastardissima) e memoria l'avrò suonata in 3 anni qualche migliaio di volte).
E alla fine avevano ragione quei BENEDETTI insegnanti: fui a mia volta, molto tempo dopo, in una commissione di canto, a seguire degli allievi ad un diplomino di una scuola privata... 3 ragazzi hanno letto il testo, non mi hanno trasmesso nulla, non li potevi guardare negli occhi, avevano l'espressione del viso tirata, concentrata su quel testo, gli occhi fissi, tutti i muscoli facciali piatti, senza alcuna espressione per l'appunto, non erano liberi di esprimersi perchè dovevano leggere il testo, a differenza di altri che non hanno letto e che ho preferito di gran lunga di più.
Per come la vedo io, studiali fino a imprimerli in memoria gli spartiti, poi toglili e mettici le dita e il cuore.
E se qualche passaggio mentre suoni non lo ricordi, e non vuoi ricominciare da capo, improvvisa, e agganciati a ciò che ricordi e continui a suonare. In questo modo sviluppi anche la fantasia.
Molto interassante la tua esperienza, deve essere stato estenuante studiare così tanto.
Dici che dopo hai cominciato ad imparare a memoria ma nel farlo guardi i tasti?
  • Raptus
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04-04-24 15.38

@ jacus78
Raptus ha scritto:
Cioè mi chiedo, tutta quella fatica alla fine ripaga? E per ripagare intendo, dopo 23 anni riesci ancora a maneggiare il pianoforte senza nessuna paura? studiare brani nuovi se ti propongono di fare un live di 30 brani (ovviamente non della difficoltà dell'esame del Conservatorio), e prepararli in pochi giorni ?
Perché se la risposta non è un secco "sì" ma un "forse dipende" non so sinceramente se tanta fatica alla fine possa dirsi ricompensata.
Me lo auguro per te e per voi eh non sto dicendo che abbiate sbagliato è solo un dubbio.

Sono domande legittime e anche utili per chi si approccia ad uno strumento con l'intento di essere il nuovo Pollini: e ti rispondo con tanta sincerità e altrettanta autocritica

Ripagare in che senso? in senso economico e da libero professionista e ad un livello semiprofessionale del tipo concertini nei locali, nei teatrini di provincia ecc... no, non ripaga. O perlomeno non diventi ricco, qualcosa guadagni ma non è tanto, per riuscire a pagarti una casa, una macchina e una famiglia devi insegnare nel privato o pubblico non importa, ma almeno hai un'entrata decente. Se poi arrotondi con serate di qualsiasi tipo sei a cavallo. Ripaga molto invece dal punto di vista emotivo, uno strumento rimane alla fine un compagno fedele di vita con cui poterti sfogare sistematicamente quando e come vuoi. E ripaga molto se dopo molto tempo, molti sacrifici e molto altro studio oltre il diploma, diventi per l'appunto il nuovo Pollini, o nel caso jazzistico Bollani ecc ecc.
Vorrei prima precisare una cosa però: i tempi sono totalmente cambiati rispetto a 23 anni fa, quando uscivi da una scuola o una università ed eri dimenticato da tutti, dovevi trovartela da te la strada. Oggi invece sia le università sia i conservatori o qualsiasi altra scuola mirata, riesce a farti inserire da qualche parte segnalandoti o quant'altro. E' un grosso aiuto che prima non avevi.
Detto questo, dopo 23 anni so ancora suonare, anche perchè io non l'ho abbandonato il pianoforte, continuo a suonare e a studiare, non ai livelli del conservatorio, ma un paio d'ore di tecnica durante la settimana riesco a farle, più qualche altra ora di non tecnica. Non miglioro, anzi... peggioro sistematicamente rispetto a com'ero in conservatorio, ma il tempo è quello che è, e la mente non è più sgombra rispetto a quando avevo 20anni.

Se mi dicessero di suonare la polacca di Chopin in una settimana non ce la farei mai, ma una Sonata di Beethoven potrei riuscirci forse, se mi ci mettessi 8 ore al giorno solo su quella, ma mi è rimasta la base e il metodo di studio, quindi saprei esattamente come ristudiarmela .... mentre se dovessi studiare 30 brani pop per un live, beh quelli li faccio tutt'ora in un paio di giorni o 3, faticando poco e prendendomi le pause necessarie.
Non intendevo l'aspetto economico ma quello più importante, cioè quello musicale.
Per me già il fatto che riesci a preparare 30 brani pop (che non avevi mai visto prima intendo) in due giorni è appagante e un risultato notevole dopo 23 anni.
Vorrei indirizzare mio figlio, sempre se a lui piacerà, ad un percorso classico proprio per questa ragione.
Anche se si spaccherà la schiena almeno avrà la possibilità di poter suonare quello che vorrà per sempre, perché in caso saprà bene come studiarsi quello che vorrà fare.
Caso molto diverso per chi fa percorsi "alternativi" cioè con diversi maestri privati, scuole di musica o triennali improvvisate come ho tentato io nel corso della mia vita cercando di supplire al fatto di non aver fatto il conservatorio da giovane.
Il cervello e le potenzialità che puoi tirare fuori dai 15 ai 25 anni sono terrificanti, studiare più tardi è fattibile ma non sarà mai appagante come aver dato il massimo in quella fascia di età.
Lo so bene perché ho sudato anima e sangue con gli esami di matematica, cose che a 20 anni mi erano chiarissime e che adesso manco saprei iniziare.
E' per questa ragione che quoto tutto il tuo discorso, ti capisco perfettamente e mi dispiace solo di non aver fatto il tuo stesso percorso emo
  • Raptus
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04-04-24 15.41

@ Hannaiwanna
Molto interassante la tua esperienza, deve essere stato estenuante studiare così tanto.
Dici che dopo hai cominciato ad imparare a memoria ma nel farlo guardi i tasti?
Come ti hanno risposto in tanti i tasti dopo un po' non li guardi più perché ti vengono naturali i movimenti muscolari.
A parte salti di ottave che vabbè, è naturale guardare se non vuoi fare brutte figure...
  • jacus78
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04-04-24 15.59

Hannaiwanna ha scritto:
Dici che dopo hai cominciato ad imparare a memoria ma nel farlo guardi i tasti?

Se ho capito bene la domanda posso risponderti che in prima battuta lo studio vero e proprio è sullo spartito, quindi guardo lo spartito tutte le volte che mi servono per riuscire a suonarlo a memoria. Una volta che è entrato in memoria e chiudi lo spartito, poi io in genere guardo i tasti. O se il brano è abbastanza semplice e ce l'ho "sotto le dita" guardo chi mi pare e dove mi pare. emo
  • jacus78
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04-04-24 16.08

Raptus ha scritto:
Vorrei indirizzare mio figlio, sempre se a lui piacerà, ad un percorso classico proprio per questa ragione.
Anche se si spaccherà la schiena almeno avrà la possibilità di poter suonare quello che vorrà per sempre, perché in caso saprà bene come studiarsi quello che vorrà fare.
Caso molto diverso per chi fa percorsi "alternativi" cioè con diversi maestri privati, scuole di musica o triennali improvvisate come ho tentato io nel corso della mia vita cercando di supplire al fatto di non aver fatto il conservatorio da giovane.

Se posso permettermi di darti un consiglio, se lezioni private devono essere, solo 1 anno o al massimo 2. Giusto per l'ABC.
Dopo, un insegnante privato non ha più "ruolo" perchè verrebbe incontro alle esigenze di tuo figlio ed è la fine. I ragazzi hanno bisogno di target, di obiettivi da raggiungere e di una certa pressione data dal tempo per raggiungerli. In una scuola seria devono essere i ragazzi ad adattarsi alle esigenze della scuola e non il contrario come capita coi privati, ed è quel senso di adattamento che svilupperanno e quella ansia che si crea che li porterà poi a raggiungere un obiettivo nei tempi prestabiliti.
Raptus ha scritto:
Il cervello e le potenzialità che puoi tirare fuori dai 15 ai 25 anni sono terrificanti, studiare più tardi è fattibile ma non sarà mai appagante come aver dato il massimo in quella fascia di età.

Sono d'accordissimo. Il cervello a 25 anni ha chiuso già alcune porte e si prepara per chiuderne altre. Quindi i 25-28 è il tempo limite credo. Non negando che esistono geni che riescono a laurearsi in non mi ricordo cosa, a 92 anni (notizia di qualche mese fa, ne hanno parlato pure i telegiornali )emo
  • giosanta
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04-04-24 16.31

jacus78 ha scritto:
Sono d'accordissimo. Il cervello a 25 anni ha chiuso già alcune porte e si prepara per chiuderne altre...

Non è purtroppo solo un problema di età in rapporto alle prestazioni fisiche, aspetto che comunque innegabilmente esiste. Il vero problema è che superata una certa età inizi a porti il problema di come mettere il piatto in tavola, e li le cose cambiano...
  • jacus78
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04-04-24 16.51

giosanta ha scritto:
Non è purtroppo solo un problema di età in rapporto alle prestazioni fisiche, aspetto che comunque innegabilmente esiste. Il vero problema è che superata una certa età inizi a porti il problema di come mettere il piatto in tavola, e li le cose cambiano...

L'hai centrato in pieno questo post. emoemo
  • wildcat80
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04-04-24 17.59

Ray Charles, Stevie Wonder... I tasti non li hanno mai visti, eppure posso garantirti che su parecchie trascrizioni di Ray Charles mi sono chiesto più volte come cavolo facesse a suonare senza vedere praticamente niente.
C'è una differenza: lui i tasti non li ha mai visti, per cui ha sviluppato uno spiccato senso dell'orientamento sulla tastiera, basta vedere alcuni video per capire come facesse a orientarsi ogni volta che sedeva di fronte alla tastiera.
Questo per dire cosa? Che è solo questione di allenamento. E pensa che tu puoi guardare un po' lo spartito e un po' la tastiera, mentre un cieco deve fermarsi, leggero lo spartito in Braille, memorizzare, suonare.
Forza, è solo questione di allenamento!
  • giosanta
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04-04-24 21.54

jacus78 ha scritto:
L'hai centrato in pieno questo post.

" O'figlio muto 'o capisce a'mamma"

wildcat80 ha scritto:
Ray Charles, Stevie Wonder... I tasti non li hanno mai visti...

Del resto nulla di nuovo. Dalle parti mie, anni fa, una delle insegnanti di piano più quotate era una signora non vedente. Anche considerando il notorio potenziamento degli altri sensi non ho mai capito come facciano, ma evidentemente si puo fare.
  • jacus78
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04-04-24 22.25

Raptus ha scritto:
a preparare 30 brani pop (che non avevi mai visto prima intendo)

visto ok.... ma ascoltato si, se non li ho mai nemmeno ascoltati prima nè in radio, o è "fuori" dai miei mp3 in memoria, mi ci vorrà di più. 30 brani mai sentiti in due 3 giorni è impossibile, tranne se mi danno le partiture già fatte. Una settimana comunque è fattibile.

Ma in genere, chi suona pop cover nei locali o piazze, più o meno suona sempre quei brani che si sentono ovunque, le "novità" sono sempre una decina al massimo, quindi ce la faccio in 3.
  • jacus78
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04-04-24 22.27

giosanta ha scritto:
O'figlio muto 'o capisce a'mamma

emoemoemo
  • paolo_b3
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04-04-24 22.40

jacus78 ha scritto:
visto ok.... ma ascoltato si, se non li ho mai nemmeno ascoltati prima nè in radio, o è "fuori" dai miei mp3 in memoria, mi ci vorrà di più. 30 brani mai sentiti in due 3 giorni è impossibile, tranne se mi danno le partiture già fatte. Una settimana comunque è fattibile.

A me non preoccupa saper ripercorrere la struttura armonica o ripetere gli obbligati, ma se un brano no lo conosci come fai ad intavolare un arrangiamento?
  • giosanta
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04-04-24 22.52

paolo_b3 ha scritto:
ripetere gli obbligat

Chi ti obbliga? emoemo
  • jacus78
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04-04-24 23.19

paolo_b3 ha scritto:
A me non preoccupa saper ripercorrere la struttura armonica o ripetere gli obbligati, ma se un brano no lo conosci come fai ad intavolare un arrangiamento?

"Se non lo conosci" tu intendi se dovessi leggere a prima vista e mai sentita?
Se la partitura è seria ed è su pentagramma, segui la carta in tutto e per tutto.

Se non hai la partitura, lo devi per forza ascoltare, non hai come fare..... e costruirtelo da 0.
  • paolo_b3
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05-04-24 08.12

@ giosanta
paolo_b3 ha scritto:
ripetere gli obbligat

Chi ti obbliga? emoemo
Nessuno, ma mi diverto... emo