14-09-17 14.35
Sviluppare la frase
Ecco che finalmente abbiamo messo giù la prima nota: una bella nota target sul battere preceduta da una preparazione cromatica…e adesso? Adesso bisogna sviluppare la frase, facendo uso degli approcci che vedremo insieme di seguito.
Lo scopo che ci prefiggiamo è quello di continuare fluidamente la costruzione di una linea melodica interessante, variata e ben connessa con le armonie sottostanti.
Scheletro melodico
Il primo passo per capire come sviluppare una frase è capire il concetto dello scheletro melodico. Se volessimo essere dei tediosi teoreti tardo-ottocenteschi, cominceremmo a sdottorare di incisi, ripetizioni, variazioni, regioni armoniche ed altre belle facezie di Schoenberghiana memoria…ma siamo qui per imparare la frase bebop, quindi tutte queste belle cose le lasciamo per un’altra volta, d’accordo?
Lo scheletro melodico è sostanzialmente la frase stessa depurata da ogni abbellimento, nota di passaggio, tensione melodica o ritmica; in buona sostanza, un’idea basilare di quello che è uno scheletro melodico la si può avere pensando a certe filastrocche o canzoncine per bambini.
Lo scheletro melodico per antonomasia è l’arpeggio dell’accordo. Niente di più complicato di così: suonare la nota target (preceduta dalla sua preparazione come discusso sopra) e poi procedere suonando ad ottavi le note dell’arpeggio dell’accordo.
Qui si aprono subito diverse possibilità: estendere l’arpeggio alla nona, undicesima e tredicesima, sviluppare l’arpeggio su più ottave, salire e poi scendere o infine creare motivi differenti usando le note dell’arpeggio (sia della triade che esteso) in maniera “spezzettata”.
Ovviamente a seconda della mia nota iniziale l’arpeggio potrà iniziare dalla tonica, dalla terza, dalla quinta, magari anche dalla settima…e muoversi sia salendo che scendendo.
Alcuni esempi in Dmin7:
1. Nota d’inizio D: C#|D F A C E
2. Nota d’inizio F: G E| F A C E G
3. Nota d’inizio D: E C#| D A F D
4. Nota d’inizio F (ritmo a terzine): DFD AFA CAC ECE
E cosi via all’infinito…
Importante è sempre cercare la musicalità e rifuggire gli automatismi e l’esecuzione meccanica; ricordiamoci che, anche se questo è un esercizio preliminare per prepararci a sviluppare delle frasi ben più complesse, stiamo sempre e comunque facendo musica e non schiacciando dei tasti.
Note di Passaggio
Il passo seguente è connettere qualcuna delle note dell’arpeggio con note di passaggio diatoniche, ovvero note che appartengono alla scala relativa ma non alla triade.
Ad esempio in Cmaj7 la mia frase potrebbe iniziare coll’E: F D D#|E G
A B C dove l’A in grassetto è appunto una nota di passaggio diatonica.
O ancora, sempre in Cmaj7: C G
F E C e così via.
Importante è ricordarsi la nostra regola base: le note dell’accordo sui tempi forti! Potrebbe però accadere che, cominciando a giocare con le note di passaggio, le note dell’accordo ( I III e V) si “spostino” sui tempi deboli: poco male, basta inserire un’ulteriore nota di passaggio per riportare la situazione nella norma.
E se inserisco tante note di passaggio? Eccoci che mi ritrovo la scala, che non nasce però come un "andare su e giù" su una serie di note teoricamente date, ma come arricchimento diatonico dell'accordo dell'armonia sottostante.
I più acuti tra di voi avranno già pronta una domanda: ma se la scala è di sette note, come faccio a usare una scala ad ottavi e mantenere le note dell'accordo sui tempi forti?
Esempio (i tempi forti in grassetto)
C D
E F
G A
B C |
D E
F G
A B
C D etc etc
E discendendo
C B
A G
F E
D C |
B A
G F
E D
C B
Ed è qui che nasce la famosa
scala be-bop