Se vivessimo negli anni 60 che tastiere useremmo?

  • Charlie78
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06-04-11 21.10

Beh, io non c'ero...ma c'era il mio caro Zio Pino, fratello di mio padre da cui ho ereditato il fatto di suonare in gruppo e che NE aveva uno nella prima metà degli anni '70.

Molta della loro strumentazione, oltre alle tastiere di mio zio, le ho viste :

- Il basso era un Eko, l'ampli non lo so....
- Il chitarrista aveva speso tutto per la chitarra, una Les Paul fiammante...poi ha risparmiato sull'ampli, una testata Steelphon da 30w con cassa autocostruita che ha usato a lungo il chitarrista del mio primo gruppo! emo
- la batteria credo fosse qualcosa come Rangers...bho, nn mi ricordo...
- mio zio infine, ha iniziato con un Eko tiger, poi è passato ad un organo a due manuali della CEI modello Esquire (è ancora in cantina...) con sopra un Davolisint ! emo
- Avevano anche un amplificatore valvolare Farfisa con un woofer da 15", che forse lo usavano per la voce...quando a 16 anni circa ho iniziato col mio primo gruppo, siamo andati a recuperarlo a casa di un amico di mio zio...era in soffitta, sporco di cacca di piccioni!! emo Una volta ripulito ed acceso ha funzionato per un mesetto circa, ci collegavamo la seconda chitarra...poi un giorno s'è spento ed è diventato un baule porta cavi ed accessori! il pannello del retro l'ho usato per farci la mensola con l'impianto audio della mia prima auto a 18 anni, una Panda 750! emo
  • giosanta
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07-04-11 13.24

@ Supermario_jazz
La differenza tra gli anni 60-70 e quelli di adesso non è data dalla strumentazione, ma dalla motivazione.I musicisti dell'epoca potevano avere a disposizione anche delle clave o dei bidoni, sarebbero riusciti a tirarci fuori lo stesso delle cose meraviogliose.Oggi, con tutto questo ben di dio che c'è in giro in fatto di tastiere,si sente in giro solo merda a quintali!!!!
Condivido integralmente.
  • Generale
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07-04-11 16.41

Mio papà mi racconta sempre di quando negli anni 70 suonava con il suo gruppo.
Lui la sua prima chitarra elettrica l'ha comprata alla mi aetà e ha preso una chitarra usata della Rayson pagata 50000 lire che tuttora possiede e lui e il suo gruppo, dato il costo di una batteria, ne avevano costruita una con pentoli e coperchi.
Eppure si divertivano da matti.
  • maxpiano69
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07-04-11 17.17

Io ho iniziato a suonare che ero un "bimbetto" ma era già la seconda metà degli anni 70 emo: ricordo un Farfisa MiniCompact (che era del parroco, ma lo si usava anche fuori, col suo permesso) che ricordi!

Ma lo strumento che adoravo era il GEM Challenger DL (con le drawbar!) di mio zio... ci passavo le ore quando me lo lasciava usare emo. Di recente gli ho chiesto che fine avesse fatto e pare lo abbia regalato ad un ... parroco emoemo molti anni fa... emo


@supermario_jazz: sad but true....
Edited 7 Apr. 2011 15:23
  • mima85
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07-04-11 18.59

maxpiano69 ha scritto:
Ma lo strumento che adoravo era il GEM Challenger DL (con le drawbar!) di mio zio... ci passavo le ore quando me lo lasciava usare


Proprio un bel combetto... ho letto le caratteristiche, mi pare molto completo.
Edited 7 Apr. 2011 17:00
  • efis007
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08-04-11 00.39

Generale ha scritto:
Secondo me con l'analogico gli strumenti erano più vivi e particolari e i digitali li sento tutti molto uguali (tranne i primi ,vedi DX7,D50,M1,ecc.emo).
Naturalmente potrei cambiare idea in futuro ma per adesso gli analogici mi intrigano più dei digitali.

I veri analogici traevano il loro suono da un'infinità di parametri.
Non esiste un analogico (anche della stessa marca e modello) che suona uguale all'altro.
Questo perchè la corrente (il segnale) scorreva dentro ogni componente elettrico, e ogni componente contribuiva a crearne l'ossatura finale.
Ed essendo ogni componente diverso dall'altro, con caratteriste elettriche diverse dall'altro (anche se minime) il suono prendeva una sua piega ben definita.
Il digitale non conosce questo contesto.
Nel digitale poco importa che il condensatore X o Y sia di qualche picofarad diverso dall'altro.
L'importante è quegli "1 e 0" (il codice digitale) passino dall'altra parte rimanendo 1 e 0
Se è A, è sempre A.
Se è B, è sempre B.
E via discorrendo.
Le caratteristiche intrinseche dei componenti elettronici quindi (resistenze, condensatori, transistor, induttanze, etc) non funzionano più nel digitale, non hanno più ragione di essere.
Ecco perchè i digitali suonano tutti uguali.
E' normale che sia così.
Mille Korg M3 suoneranno tutti perfettamente identici tra loro.
Mille MiniMoog no, non ce ne sarà uno che suona uguale all'altro.
Ed è il suo bello.
Il bello dell'analogico.
Il fascino dell'analogico.
Nell'analogico l'elettronica è attiva, è lei a plasmare veramente il suono.
Nel digitale l'elettronica è passiva.
Serve solo a far calcoli.
Edited 7 Apr. 2011 22:46
  • maxpiano69
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08-04-11 09.40

@ efis007
Generale ha scritto:
Secondo me con l'analogico gli strumenti erano più vivi e particolari e i digitali li sento tutti molto uguali (tranne i primi ,vedi DX7,D50,M1,ecc.emo).
Naturalmente potrei cambiare idea in futuro ma per adesso gli analogici mi intrigano più dei digitali.

I veri analogici traevano il loro suono da un'infinità di parametri.
Non esiste un analogico (anche della stessa marca e modello) che suona uguale all'altro.
Questo perchè la corrente (il segnale) scorreva dentro ogni componente elettrico, e ogni componente contribuiva a crearne l'ossatura finale.
Ed essendo ogni componente diverso dall'altro, con caratteriste elettriche diverse dall'altro (anche se minime) il suono prendeva una sua piega ben definita.
Il digitale non conosce questo contesto.
Nel digitale poco importa che il condensatore X o Y sia di qualche picofarad diverso dall'altro.
L'importante è quegli "1 e 0" (il codice digitale) passino dall'altra parte rimanendo 1 e 0
Se è A, è sempre A.
Se è B, è sempre B.
E via discorrendo.
Le caratteristiche intrinseche dei componenti elettronici quindi (resistenze, condensatori, transistor, induttanze, etc) non funzionano più nel digitale, non hanno più ragione di essere.
Ecco perchè i digitali suonano tutti uguali.
E' normale che sia così.
Mille Korg M3 suoneranno tutti perfettamente identici tra loro.
Mille MiniMoog no, non ce ne sarà uno che suona uguale all'altro.
Ed è il suo bello.
Il bello dell'analogico.
Il fascino dell'analogico.
Nell'analogico l'elettronica è attiva, è lei a plasmare veramente il suono.
Nel digitale l'elettronica è passiva.
Serve solo a far calcoli.
Edited 7 Apr. 2011 22:46
Esatto e sottoscrivo emo, con la sola esclusione degli stadi finali della catena sonora interna al synth, ovvero dal convertitore D/A fino al line out, la cui qualità però può fare la differenza tra un modello ed un altro, ma non sullo stesso modello dato che oggigiorno, l'elevata la standardizzazione e qualità raggiunta anche dai componenti analogici rende di fatto quasi impercettibili eventuali differenze anche a quel livello. emo
Edited 8 Apr. 2011 7:42
  • giosanta
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08-04-11 10.41

efis007 ha scritto:
I veri analogici traevano il loro suono da un'infinità di parametri.
Non esiste un analogico (anche della stessa marca e modello) che suona uguale all'altro...

Verissimo ed incontestabile ma, secondo me, spiega solo in parte il fascino di questi strumenti.
Chi apprezza un Mini Moog (oggi Voyager), un Hammond, un Rhodes o un ARP 2600 non lo fa perchè ne ha provati 10 e li ha trovati impercettibilmente diversi tra loro ma per le caratteristiche intrinseche del suono prodotto.
Differenze che, tra l'altro, si apprezzano essenzialmente dal vivo, o, al limite, in una registrazione di alta qualità.
  • vin_roma
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08-04-11 11.57

La mia prima serata in assoluto, un veglione di carnevale a Tivoli , sostituivo nel suo gruppo mio fratello più grande che faceva il militare...

Avevo il Vox Supercontinental Percussion con un leslie Elka soprannominato EL KA...torcio!
Il basso era un Fender Precision su Mack 50W, il chitarrista aveva la Gibson SG Standard (Diavoletto), il batterista una Sonor De Luxe e l' impianto era un Semprini.

Mio fratello suonava già da diverso tempo e il suo primo acquisto nel '68 fù questo: che io ricordo per Ariston X27 anche se in foto è chiamata Eko... poi l' organo Elka Capri 101, e un Farfisa Professional Duo. Un Wurlitzer 200A che vendetti nei primi anni '80 per 500.000 lire...